Lo Zibaldone delle recensioni

Perfect Blue

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Quando uscì nelle sale per la prima volta, nel 1997, "Perfect blue" venne definito dalla critica un film quasi avarguandistico.

I pericoli della navigazione online e l'avvio di nuove carriere legate all'era digitale erano tematiche ancora poco discusse negli ultimi anni novanta e, anche per questa ragione, il regista (Satoshi Kon) si propone di illustrare in maniera cruda e surreale le insidie di una nuova realtà, indagando i lati più oscuri della psiche ed evidenziando le sostanziali fragilità e suscettibilità umane.

Mima Kirigoe è una giovane idol che ha raggiunto la fama grazie al gruppo pop delle Cham. Decide però, anche sotto consiglio del suo manager, di abbandonare il gruppo, per tentare di diventare un'attrice. Il suo ritiro dalla scena musicale, non viene accolto bene dai suoi fan e la ragazza inizia a ricevere minacce e messaggi d'odio sul web.

Il film si sviluppa intorno al suo personaggio che vive un contrasto costante tra il suo ruolo di idol (e il personaggio pubblico che il mondo ha sempre rivisto in lei) e la persona che realmente è. Vediamo, però, che è proprio attraverso le scene di vita quotidiana che lo spettatore è in grado di conoscerla e, di conseguenza, di legarsi emotivamente alla storia.

La stessa Mima, poco dopo aver ottenuto un piccolo ruolo in una serie drammatica, inizia a dubitare dei suoi reali desideri: nonostante voglia abbandonare il suo percorso musicale, si sente vulnerabile di fronte al cambiamento di prospettiva che i suoi seguaci adotteranno nei suoi confronti. La paura di essere vista in un altro modo la porta a mettere in dubbio la sua stessa persona, causando uno smarrimento interiore.

La sottile linea tra realtà e irrealtà inizia progressivamente a sfumarsi: Mima è disorientata, non sa più chi è. Cerca, quindi, di restare ancorata alla realtà il più possibile e di non lasciarsi coinvolgere dalle progressive allucinazioni, sempre più invalidanti, che iniziano a impegnare le sue giornate.

Nonostante i suoi sforzi per mantenersi lucida, la perdita dell’identità la porta a perdere il controllo della sua stessa vita. Tutto ciò è vissuto anche dallo spettatore che, proprio come Mima, non riesce più a cogliere la differenza tra ciò che la protagonista vive e ciò che immagina.

Ciò che porterà la protagonista alla follia, dunque, sarà la definitiva frammentazione della sua identità.

Il contrasto tra la percezione che gli altri hanno di lei e il modo in cui lei stessa si vede risalta anche nella scenografia: durante le scene in cui viene mostrato il suo lavoro, i colori sono più intensi e luminosi e, generalmente, è presente un sottofondo musicale. Quando viene rappresentata nei suoi momenti privati, invece, l’atmosfera è più cupa e tenue.

Proprio i continui contrasti (quello tra la sfera privata e la sfera pubblica, tra i propri desideri e quelli degli altri e tra il realismo e il sogno) spingono lo spettatore a prestare grande attenzione alle scene e, quindi, favoriscono l'immedesimazione.

Il film, carico di scene che potrebbero essere ritenute violente o disturbanti, non è adatto a qualsiasi tipo di pubblico: affronta temi delicati e strettamente connessi al ruolo della donna (e della idol) nella società in cui la protagonista è inserita. Prima di scegliere di guardare il film, consigliamo di informarsi circa le tematiche delicate e sensibili che vengono affrontate.




Benedetta Chiappini

Antonia Di Annunzio