Memorabilia

Eventi e persone che hanno fatto la storia

ad uso della generazione Z


Werner Herzog: “Cosa vorrebbe che fosse scritto sulla sua lapide?”

Michail Gorbacev: “Ci abbiamo provato”.

La migliore presentazione del leader politico più illuminato, o, a seconda delle angolazioni, più controverso del XX secolo è forse quella in cui lui stesso propone il suo epitafio al regista tedesco, nel corso di una video-intervista uscita tre anni fa.

Uno che ama le sfide, Michail Sergeevič Gorbacev: ultimo Segretario Generale del PCUS e Presidente dell’Unione Sovietica, l’unico a essere stato destituito non dalla morte, ma da un colpo di stato, l’unico ad aver provato a imprimere un deciso cambio di marcia a una macchina statale enorme e ingolfata, per tentare di salvarle la vita. 

Nato a Privol’noe, comune di circa tremila abitanti, nel Caucaso, da una famiglia di agricoltori, cresce nei campi sulle mietitrebbie insieme all’inseparabile padre, per molto tempo creduto morto nella Grande Guerra Patriottica. Studente brillante, arriva a Mosca, dove si laurea in giurisprudenza e poi in economia agraria e dove conosce Raissa, filosofa e insegnante, sua compagna di vita e più fidata consigliera. 

Avvocato sorridente, spigliato e carismatico, trova impreparata alla sua ascesa la retrograda e immobile classe dirigente del Partito Comunista Sovietico, che, alla morte dell’oscurantista Brežnev, nel 1982 elesse frettolosamente prima Jurij Andropov, poi Konstantin Černenko, entrambi anziani e malati, al potere rispettivamente tra l’ ‘83 e l’ ‘84 e tra l’ ‘84 e l’ ‘85.

Da Segretario Generale, Gorbacev è cosciente di dover fronteggiare le falle di un sistema economico chiuso e insoddisfacente, una povertà dilagante, gli effetti della fallimentare guerra in Afghanistan del 1979, la gestione di un arsenale militare enorme e obsoleto, così come quella della galassia degli stati-satellite est-europei, e, non ultimo, il mantenimento della macchina di propaganda, che veicolasse ancora, all’esterno dei confini patrii, un’immagine dell’URSS superpotenza in grado di mantenere il suo posto di unico concorrente degli Stati Uniti.

Le politiche che lo consegnano alla Storia, la perestrojka (ristrutturazione)  e la glasnost (trasparenza), operano rispettivamente sul fronte economico e su quello politico: se con la prima vengono proposte la progressiva decentralizzazione di alcuni settori dell’industria e una iniziale apertura all’iniziativa privata, la seconda ha come obiettivo quello di allentare le maglie del controllo capillare, della repressione politica e della disinformazione, incentivando la libera discussione e un dialogo più costruttivo con gli stati del blocco comunista. Due crepe su una diga malandata. Il sistema, infatti, non ha assorbito i colpi dell’ondata rivoluzionaria partita dalla Polonia nel 1980 con la nascita del Sindacato Solidarnosc e brutalmente repressa, dell’incidente nucleare di Chernobyl nel 1986, delle pressanti richieste di indipendenza delle repubbliche baltiche, dei confini che diventeranno sempre più permeabili, prima in Ungheria, poi in Germania.

La politica di Gorbacev si presta a essere fraintesa da più angolazioni e lo stesso segretario si trova stretto in una morsa: da un lato i comunisti intransigenti che lo considerano un traditore, uno di destra, dall’altro i liberisti intransigenti, tra cui spicca un certo Boris El’cin, che lo considerano troppo timido, uno di sinistra. Il crollo del muro di Berlino fa il resto, l’epilogo, invece, arriva nel 1991: approfittando di un suo soggiorno di vacanza in Crimea, la vecchia guardia comunista tenta un colpo di stato, disinnescato dallo stesso El’cin. Ormai abbandonato anche dai più fidati consiglieri, Gorbacev rassegna le dimissioni e apre le porte allo sgretolamento definitivo dell’URSS. 

La portata storica di quest’uomo, insignito del Nobel per la pace nel 1990, infiamma ancora l’opinione pubblica russa, divisa tra ammiratori e detrattori. A noi piace ricordarlo come il visionario che sorrideva stringendo la mano a Ronald Reagan, un Fitzcarraldo alla guida di un’enorme barca che deve oltrepassare un monte per costruire un teatro dell’opera nella Foresta Amazzonica. Non è riuscito a costruire il teatro, ma è riuscito comunque a tenere un meraviglioso concerto.

Prof. Francesca Pesce