Nigrum nuntium

Gli oscuri segreti della Magliana

Il 27 luglio 2007, apparentemente un giorno qualsiasi di una torrida estate romana, nel quartiere della Magliana, in via della Pescaglia, il caldo opprimente ha avuto la meglio sulla vegetazione circostante, trasformando il paesaggio urbano in uno scenario vulnerabile alla minima scintilla. Le fiamme sono divampate e man mano che il lieve crepitio diventava un sibilo inconfondibile si univa al suono incessante delle sirene, che disturbavano la monotona quiete dei sobborghi della capitale. 

Dopo aver domato l’incendio, i vigili del fuoco, ispezionando l’area per i dovuti accertamenti, si sono imbattuti in uno scheletro umano e, poco lontano, negli effetti personali di tale Libero Ricci, dichiarato scomparso quattro anni prima. Infatti si supponeva appartenessero a quest’ultimo, tuttavia, dopo le analisi medico-legali è stato riscontrato che le ossa provenivano da cinque individui diversi, dei quali tre erano donne e due uomini, tutti deceduti in periodi diversi. Ad oggi, nessuno ha mai più reclamato tali spoglie, e il caso è stato archiviato. 

La sconcertante notizia suggeriva la presenza di un serial killer attivo a Roma, e probabilmente proprio nel quartiere della Magliana, teatro negli anni di innumerevoli ed efferati crimini, specie legati ad associazioni di matrice mafiosa. La più celebre di tali gruppi è la Banda della Magliana, attiva già durante gli anni di Piombo, che perpetrava sequestri di persona, rapine, traffico di droga e di prostitute, controllo del gioco d’azzardo e delle scommesse ippiche. Inizialmente solo un gruppo di giovani delinquenti di quartiere, negli anni i membri della banda estesero la loro rete di contatti alle principali organizzazioni criminali italiane e addirittura ad alcuni esponenti della massoneria e spesso ottennero la collaborazione di personaggi implicati nel terrorismo nero o nella finanza. La storia della banda è disseminata di implicazioni in quasi tutti i casi di cronaca nera della seconda metà del ‘900, compresi il caso Moro, l’omicidio Pecorelli, la strage di Bologna e le sparizioni di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Come se non bastasse, svariate piste battute dagli investigatori hanno rivelato come la Magliana fosse coinvolta in partiti politici, servizi segreti e l’organizzazione Gladio. Sebbene attualmente la Banda della Magliana non esista più, ha lasciato un’impronta indelebile nella cronaca italiana e tuttora rimane al centro di indagini e speculazioni. 

Gli anni di Piombo hanno steso sul nostro Paese un velo di criminalità. Uno dei tanti casi di disumana efferatezza avvenne proprio in quel periodo: il 18 Febbraio 1988, in via della Magliana 253L, da un negozietto di toelettatura proveniva un assordante sinfonia. Tuttavia, era consuetudine in quell’esercizio la musica venisse ascoltata a tutto volume. All’interno, però, stava avvenendo un crimine al di là dell’immaginabile e proprio quella musica, a cui si erano abituati gli abitanti del quartiere, serviva a coprire le urla di Giancarlo Ricci, rinchiuso in una gabbia. Secondo la testimonianza di De Negri, alla vittima sono stati amputati pollici ed indici di entrambe le mani. Cauterizzate le ferite, sarebbe passato a naso, orecchie, lingua e genitali. Infine, tali parti sono state inserite negli orifizi della vittima, per provocarne la morte per asfissia. Il movente di una tale inaudita barbarie risiede nelle tensioni e negli abusi subiti dall’omicida da parte della vittima, culminati nel maltrattamento del cane di De Negri. Tale atto di violenza, unito alle continue angerie ed umiliazioni, ha portato in De Negri al risveglio della furia omicida. Secondo gli inquirenti, le mutilazioni e la conseguente vituperazione del cadavere sarebbero avvenute post mortem. 

Gli anni di Piombo sono stati per l’Italia due decenni - dagli anni ‘60 agli anni ‘80 - di pura oscurità. Essi hanno portato nella vita degli italiani paura, stragi, picchi della criminalità organizzata, corruzione - soprattutto politica - e terrorismo. In un clima di tale tensione e terrore, unito all’innocente realtà comunitaria tipica del tempo, è quasi giustificabile che il turbamento sfociasse in atti di violenza e in omicidi così brutali. Bisogna ricordarsi che, per valutare un evento di qualsiasi spessore, non è mai possibile estrarlo dal proprio contesto storico: se ora, nel 2024, sembra impossibile che qualcuno possa uccidere in maniera così brutale un proprio compagno, negli anni ‘80 del secolo scorso era quasi all’ordine del giorno. 

Lorenzo Zuccarini, Sofia Machetti e Lucrezia Di Filippo