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Jair Bolsonaro

Come abbiamo detto il precedente presidente del Brasile è Jair Bolsonaro, che ha esercitato i suoi poteri dal 1º Gennaio 2019 al 1º gennaio 2023. Si tratta di un personaggio molto controverso, che ha attirato su di sé l'attenzione della stampa e della politica mondiale per le sue ideologie estremiste e le sue dichiarazioni dure. Bolsonaro nell'arco della sua carriera politica ha fatto parte di ben dieci partiti politici diversi, pur rimanendo sempre nello schieramento di destra. Tra gli altri spiccano il partito liberare e quello sociale cristiano: entrambi si dichiarano conservatori e in particolare il secondo è contrario ai diritti di aborto e della minoranza LGBT+ oltre che alla legalizzazione della marijuana. Bolsonaro, per le sue posizioni di destra, è stato spesso paragonato a Trump, ex presidente degli States, e ad altri emblematici capi di governo di destra. Durante la campagna elettorale che lo porterà a diventare il 38º presidente della Repubblica del Brasile, il suo principale rivale, nonché suo successore, Lula da Silva, venne sostanzialmente eliminato a causa di un processo a suo carico, il cui giudice, Sergio Moro, fu nel governo di Bolsonaro ministro della giustizia. Caddero poi le accuse contro Lula e fu in seguito accertato che la vicenda fu premeditata artificiosamente. Appena asceso alla carica di presidente, Bolsonaro escluse tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender dagli interessi del Ministero delle Donne, della Famiglia e dei Diritti umani. Ma la vicenda che in assoluto ha procurato più scalpore - e disapprovazione - in Brasile come nel resto del mondo è quella legata alla pandemia da Covid_19. Bolsonaro si è subito mostrato negazionista dichiarando che secondo lui il virus avrebbe colpito solo deboli e anziani e che non aveva alcuna intenzione di attivare le dovute procedure di protezione contro il contagio e di equipaggiamento e sostegno a favore di ospedali e strutture specializzate. Per lui la priorità era far funzionare le aziende e far girare l'economia. Ben presto la situazione brasiliana è precipitata diventando ad oggi la quinta nazione più colpita dalla pandemia al mondo. Mentre Bolsonaro continuava imperterrito a ignorare la pandemia, scienziati, medici, studiosi, amministratori delle varie regioni del Brasile e persino membri dello stesso governo appoggiavano le linee generali indicate dall'OMS e molte città e centri vari vennero chiusi dalle amministrazioni locali. A seguito di queste misure inevitabilmente la situazione economica brasiliana peggiorò e Bolsonaro dichiarò che era colpa dei media che avevano seminato il panico inutilmente. È addirittura arrivato a rispondere "E allora? Mi dispiace, ma cosa posso farci?" quando una giornalista che lo stava intervistando gli comunicò che le morti a causa della pandemia in Brasile avevano superato quelle della Cina. I morti dal 25 febbraio 2020, data in cui venne segnalato il primo caso di Covid_19 sul territorio brasiliano, al 1 ° gennaio 2023, data dell'ultimo aggiornamento ufficiale, sono 693.941. All'apice della mortalità del virus in Brasile si è arrivati a seppellire i morti nelle fosse comuni, una scena molto forte alla quale non si assisteva da tempo e alla quale speriamo di non dover più assistere. Gli atteggiamenti del presidente Bolsonaro sono stati definiti "genocidi" dal teologo e scrittore brasiliano Frei Betto e la maggioranza dei brasiliani si è detta contraria alla gestione dell'emergenza da parte del governo. Sicuramente l'impatto lasciato dalla catastrofica esperienza brasiliana della pandemia ha condizionato la scelta degli elettori prima delle presidenziali del 2022 che infatti hanno eletto Lula da Silva, già predecessore di Bolsonaro, facendo di quest'ultimo l'unico presidente nella storia della Repubblica presidenziale federale del Brasile a non essere rieletto per un secondo mandato. La sconfitta non è esatta accettata né riconosciuta dal presidente uscente tanto che non si è presentato alla cerimonia di insediamento dell'attuale presidente. 

Sofia Machetti