A regola d'arte

L’indipendenza greca attraverso gli occhi di Delacroix e Hugo

Nel 1822 la strage di venti mila greci nell’isola di Chio per mano delle truppe ottomane sconvolse l’Europa: la notizia del massacro giunse negli ambienti letterari romantici, spingendo artisti e poeti a creare opere d’arte contro ogni forma di violenza. In questo clima di denuncia sociale, “il massacro di Scio” di Eugène Delacroix e “Chiaro di luna” di Victor Hugo catturano lo spirito del XIX secolo, testimoniando il potere dell’arte di evocare emozioni e raccontare drammatici eventi storici. Eugène Delacroix presentò l’opera al Salon del 1824 con il titolo originale “Scene di massacro a Scio; famiglie greche attendono la morte o la schiavitù”, sconvolgendo la critica per il forte realismo che rende la scena una potente rappresentazione della brutalità della repressione nei confronti degli indipendentisti greci. Il dipinto è privo di un personaggio principale in quanto il protagonista è il popolo greco stesso, a terra indifeso e stremato dalle violenze subite. Le figure sono rappresentate in punto di morte, in scene di sofferenza e disperazione non solo per la composizione, ma anche per l’uso del colore e della stesura veloce delle pennellate, elementi che vennero duramente criticati dai contemporanei dell’artista. 

Al contrario, l’opera di Victor Hugo pubblicata nella raccolta Gli orientali (1829), si apre con una descrizione vivida di una notte apparentemente serena al “chiaro di luna”, in cui la sultana dalla sua finestra “osserva: il mare che si frange laggiù e gli scogli neri ricamati d’argento”. Tutto questo, viene tuttavia interrotto da un rumore improvviso che sconvolge l’atmosfera iniziale: “Sono sacchi pesanti da cui viene un lamento”, prigionieri greci vivi che vengono buttati in mare. Sebbene non direttamente, il poema rappresenta una denuncia agli orrori della guerra e alla violenza dell’impero ottomano, un violenza solamente umana a cui la natura rimane indifferente come è espresso nel verso di chiusura. Dunque, la natura diventa il simbolo della tranquillità, un rifugio momentaneo dalla realtà e dai suoi orrori. Delacroix e Hugo, anche se distinti nei loro approcci, contribuiscono a una narrazione collettiva della lotta greca per l'indipendenza e ad una riflessione profonda sulle crudeltà della storia passata e presente, che deve interessare tutte le generazioni.

La luna era serena e giocava sull’acqua.

Libera infine e aperta la finestra alla brezza,

e la sultana osserva: il mare che si frange

laggiù e gli scogli neri ricamati d’argento.


La chitarra vibrando le scivola di mano,

ascolta l’eco sorda d’un opaco rumore:

forse un vascello turco, coi suoi tartari remi

dalle spiagge di Kos si muove ai lidi greci?


O sono i cormorani coi loro tuffi lenti

e con le ali imperlate dall’acqua appena mossa?

O di un ginn lassù soffia la smorta voce

e pietre dalla torre fa cadere nel mare?


Chi vicino al serraglio osa turbare l’acqua?

Né il cormorano nero dall’onda carezzato;

né pietre delle mura, né il suono cadenzato

di un vascello che arranca sull’acqua con i remi.


Sono sacchi pesanti da cui viene un lamento.

Si vedrebbe scrutando l’acqua che li sospinge

come una forma umana tentare un movimento… 

La luna era serena e giocava sull’acqua.

Victor Hugo -  Clair de Lune (les Orientales)

Benedetta Chiappini