Lo zibaldone delle recensioni
Viscere e vendetta: il femminismo grottesco di Natsuo Kirino
Viscere e vendetta: il femminismo grottesco di Natsuo Kirino
di Emanuela Tomassini
Tokyo, 5 del mattino, ventunesimo secolo. Quattro donne escono dallo stabilimento di imballaggio alla fine del turno di notte. E’ ora per tutte di rincasare e condurre la propria vita diurna, quella di casalinghe. Si salutano affettuosamente, scherzano tra loro e se ne vanno. Si chiamano Masako, Yayoi, Yoshie e Kuniko. Non sanno però, che presto la loro vita si trasformerà in un inferno terrestre: una di loro si macchia di un omicidio e chiederà alle altre di aiutarla a coprirle le spalle. Le quattro casalinghe di Tokyo è un romanzo asfissiante: tutti gli aspetti che compongono le vite delle protagoniste sono opprimenti e claustrofobici.A lavoro fanno il turno di notte, devono inscatolare pranzi pronti, è un lavoro estremamente fisico e stancante. Le situazioni domestiche di ognuna sono svilenti, maltrattate da mariti, figli ingrati e vendicativi, suocere malate; per non parlare dei debiti da cui non si riesce a evadere.
Anche gli ambienti in cui si muovono le protagoniste sono cupi. La fabbrica fredda, umida, costellata di visi stremati e corpi sudati. Le abitazioni umili e tristi, che nel corso del romanzo si trasformeranno tutte in scene del crimine. La Tokyo descritta dalla Kirino è totalmente diversa da quella lussuosa, pulita e high-tech del nostro immaginario. E’ cupa, piovosa, asettica, domicilio degli individui più ripugnanti della società. Non per niente, il titolo originale è Out, quindi fuori. Fuori dalla moralità, ai margini dell’umanità, così sono i personaggi.
C’è, però, una pausa a quest’angoscia: l’amicizia tra le quattro casalinghe. Nonostante il rapporto sia reso forte da un efferato delitto, è comunque un legame di solidarietà. Le amiche riconoscono le difficoltà presenti nelle loro quotidianità, e si aiutano l’un l’altra in modo disinteressato. Quella tra le quattro donne, però, è l’unica relazione umana positiva. Siamo introdotti a una serie di personaggi ripugnanti, usurai violenti e malavitosi sanguinari, che dietro la maschera dell’altruismo, rivelano gli aspetti più macabri dell’umanità. Le quattro casalinghe di Tokyo è un thriller da cui è difficile staccare lo sguardo, un vero page-turner. E’ un volume di circa 600 pagine che si consuma in meno di una settimana. Oltre alla parte di puro intrattenimento, c’è un’attenzione alla riflessione su classe e genere. Tutti gli uomini di questo romanzo, infatti, sono caratterizzati nel modo più negativo immaginabile. Se non sono violenti approfittatori o semplicemente sadici, sono vermi senza spina dorsale e privi di ogni valore positivo.
Natsuo Kirino è stata definita una scrittrice femminista, e questo è il suo romanzo che è più spesso citato per sostenere questa tesi. In un’intervista con il New York Times, la Kirino afferma: Essere una donna in Giappone è un’esperienza disorientante. Se tuo marito è un colletto bianco, la moglie è blu. Anche se sposi una persona di alto status sociale, la moglie rimane inevitabilmente un passo indietro.
Offro una “colonna sonora” al libro, quindi un album che ne incapsula l’atmosfera:
冥冥 (Míng Míng) di Otay:onii