Cineforum
L'attimo fuggente
Scorri per leggere l'articolo
E’ una di quelle storie che tiene incollati allo schermo ed è capace di riuscire a coinvolgere lo spettatore, smuovendo sentimenti ed emozioni.
Anni 50, Stati Uniti. In un severissimo college fondato sul rigore, sul rispetto e sulla disciplina, viene nominato un nuovo insegnante di letteratura, John Keating.
Riuscirà a sovvertire il classico modo di insegnare e supererà la barriera professore-studente, instaurando un grandissimo rapporto di complicità con i suoi allievi.
Attraverso i suoi comportamenti e le sue affascinanti lezioni, diffonderà tra gli studenti la formula latina “carpe diem”, “cogli l’attimo”: cercherà di far comprendere ai suoi allievi, tramite l’uso della poesia, mezzo attraverso il quale cerca di svegliare i ragazzi e che rappresenta quel trampolino per spiccare il volo e pensare con la propria testa, che bisogna saper cogliere l'attimo delle cose, non farsi sfuggire niente, nonostante le pressione esterne, e soprattutto bisogna assecondare i propri sogni.
Questo racconto suscita nello spettatore grande empatia e immedesimazione; ognuno si può identificare in uno dei diversi personaggi così ben delineati, dal momento che inducono a riflettere sullo scopo della vita ed anche sulle aspirazioni umane. La pellicola induce il pubblico a sentire dentro di sé un mix di emozioni particolarmente intense: rabbia, gioia, frustrazione, tristezza, commozione, e molte altre ancora. Il regista Peter Weir, e soprattutto il professore (un meraviglioso Robin Williams) riescono a portare sullo schermo in maniera eccelsa l'intento del film, diventato un cult del cinema mondiale e che non stancherà mai.
O CAPITANO, MIO CAPITANO, grazie!
Scarpone Leonardo,
Di Pietro Chiara