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“Fare l'ambasciatore è un po' come fare una missione"

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«Quella dell’ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l’esempio». Queste le parole che l’ambasciatore Attanasio ha rilasciato a Camerota (Salerno) il 12 ottobre scorso, in occasione del ricevimento del premio internazionale “Nassirya per la pace”. «Io e mia moglie viviamo in Congo con tutta la famiglia, tre bambini piccoli. Qualcuno si stupisce di questa scelta, soprattutto per i rischi che comporta, ma è nostro dovere dare l’esempio», concludeva Luca Attanasio. Un esempio a cui non è venuto meno, dando la vita.


Chi era l’ambasciatore

Luca Attanasio, uno dei più giovani ambasciatori del mondo, di soli 43 anni, è il secondo ambasciatore europeo ad essere stato ucciso mentre prestava servizio nella RDC.

Nel gennaio 1993, l'ambasciatore francese Philippe Bernard fu ucciso durante le rivolte a Kinshasa innescate dalle truppe che si opponevano al dittatore Mobutu Sese Seke.

Mozza ancora di più il fiato sentire le parole di chi conosceva l’ambasciatore. La profonda amarezza, di fronte alla perdita prematura di un concittadino, si acuisce ancor di più se si nota lo spessore del personaggio che ci rappresentava all'estero.

Giovanni Magnaguagno, un missionario saveriano in Congo, lo aveva incontrato appena tre giorni prima della sua morte e riferisce: “Era affezionato a noi ed era già venuto a trovarci con sua moglie. Ci aveva aiutato con un’attività agricola per una cooperativa e ci aveva procurato un finanziamento per una latteria. Si stava dando da fare per aiutare i bambini di strada. Era una persona molto buona e alla mano. L’ultima volta ci siamo lasciati con grande entusiasmo anche perchè aveva ottenuto il nulla osta dal governo per un’adozione di bambini e ci aveva promesso un console fisso a Goma per espletare le pratiche burocratiche senza dover andare a Kinshasa.”

Sono numerose le immagini che vedono Attanasio impegnato con dei bambini africani, come una che mostra una piscina gonfiabile messa a loro disposizione proprio grazie a lui. L’ambasciatore aveva anche organizzato un volo dell'Aeronautica Militare per il rimpatrio di una suora missionaria malata di Covid. “In ospedale mi rincuorava in continuazione. Era un uomo dal cuore grande, mi ha salvato la vita” dichiara Suor Annalisa Alba, da 14 anni missionaria in Congo.



Il fatto

Stando alla ricostruzione del tragico attacco, l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci percorrevano la Route 4 da Goma in direzione Nord per visitare un programma di alimentazione scolastica del WFP (world food program) a Rutshuru. A circa 25 km dal punto di partenza, la macchina con a bordo gli italiani e un autista congolese, è stata fermata da un gruppo di 6 assalitori.

Ucciso il conducente Mustapha Milambo, l’ambasciatore e il carabiniere sono stati fatti scendere dall’auto e condotti nella foresta. I sequestratori poi si sono imbattuti nei ranger del parco del Virunga che si stavano avvicinando dopo aver sentito i colpi di arma da fuoco sparati in aria durante l’attacco. Da lì è nato uno scontro a fuoco nel quale due colpi di AK-47 hanno raggiunto il carabiniere, morto sul colpo, e altri due hanno ferito gravemente Luca Attanasio. L’ambasciatore, ancora in vita, è stato poi portato con una jeep in ospedale dove è morto per i colpi di arma da fuoco che gli avevano trapassato l’addome. Sono commoventi le immagini dell’uomo congolese che tiene tra le braccia lo straziato volto di Luca Attanasio mentre viene condotto all’ospedale di Goma. Tenendogli stretta la mano, l’uomo sostiene l’ambasciatore nella sua esausta resistenza contro la morte mentre il suo sguardo, diretto verso l’osservatore, è segnato dalla rassegnazione e dalla delusione che prova nei confronti del suoPaese.


In Italia

Le istituzioni italiane, sconvolte dal fatto, dichiarano di essere a conoscenza del rischio al quale l’ambasciatore era sottoposto quotidianamente:"La Farnesina, nell'ambito delle costanti attività di prevenzione e mitigazione del rischio per il personale diplomatico-consolare all'estero, classifica la Repubblica democratica del Congo in terza fascia di rischio (su 4). Ciò denota un livello di minaccia alto", ha sottolineato il capo della Farnesina.

Perchè?

Cercare di comprendere le motivazioni della morte dell’ambasciatore, è come cercare un ago nel pagliaio. Il Congo è un paese davvero complicato, ha una storia sanguinosa e le dinamiche politiche e sociali, sono influenzate da una forte rivalità etnica e, soprattutto, dall’enorme risorsa mineraria della quale gode il territorio.

Il Congo ha una sfortuna enorme che è quella di essere estremamente ricco. Possiede ricchezze minerarie incredibili, specialmente nella zona orientale, chiamata Kivu. L’80% del coltan (minerale essenziale per costruire i cellulari) utilizzato a livello mondiale è estratto solamente in Congo. Anche i paesi confinanti hanno bisogno di oro, cobalto, ecc. e più la zona è mal messa, più si fanno benefici enormi delle risorse minerarie.

Tutta la provincia del Kivu è infestata di organizzazioni criminali, specialmente al poroso confine con Ruanda e Uganda, teatro di guerre mai concluse. I gruppi armati sono eterogenei come provenienza, composizione, scopi e numeri. Spesso sono caratterizzati da una componente tribale, da rivalità etniche e sono simili al banditismo.

Il Parco della Virunga in particolare, nel Nord Kivu, è una zona estremamente pericolosa, in quanto è un’enorme distesa di foreste nella quale è facilissimo nascondersi e impossibile essere trovati.

Le grandi multinazionali sono molto interessate alle risorse minerarie del Congo e si pensa che molte di loro finanzino le bande criminali presenti sul territorio. Questo spiega come mai le notizie a riguardo siano davvero poche in Europa e nel mondo: è il resto del mondo il colpevole, il finanziatore di tutte queste violenze. Spesso poi, i media fanno passare notizie secondo le quali la criminalità derivi da rivalità politiche o ideologiche, anche religiose in quanto il terrorismo sta prendendo piede anche in Africa Subsahariana. La triste realtà, che pochi riescono a comunicare, è che i gruppi criminali ci sono per i minerali di cui il Congo è ricco e sono finanziate da paesi tutt’altro che africani.

Meno le persone sanno e più è facile gestire il Paese a seconda delle proprie convenienze.

Quindi, se per pagare le risorse il meno possibile e approfittarne al massimo, viene finanziata la presenza di diverse bande armate che destabilizzano il territorio attraverso atti violenti come sequestri, rapine e alle volte omicidi, è possibile che l’ambasciatore sia stato una vittima casuale di queste caotiche razzie. Benché l’intento iniziale dei criminali fosse quella di derubarlo, una volta scoperti dai ranger del parco, l’ambasciatore è stato colpito e ucciso accidentalmente nello scontro a fuoco.

È bene specificare che la corruzione è diffusa tra la State Security Forces (SSR), la polizia (PNC), e l’esercito (FARDC)in Congo. Una vasta maggioranza dei congolesi che hanno risposto ad un sondaggio del 2013 ritiene che la polizia sia corrotta . Infatti, circa la metà di tutte le aziende intervistate che operano in Rdc pagano per la propria sicurezza e più di un quarto ritiene che il crimine sia un ostacolo al business. Questi sostengono che lo Stato e i servizi di sicurezza siano corrotti dalle multinazionali che sfruttano a più non posso le risorse del Paese, tutto questo nella più cieca censura e nella più totale sicurezza di quelle.

Altri media locali, sostengono che l’attentato avesse come obiettivo il sequestro dell’ambasciatore. Infatti, l’Alleanza delle Forze Democratiche (ADF), che è un’altra delle numerosissime milizie presenti sul posto, è un gruppo armato originariamente emerso in opposizione al governo ugandese e poi trasformatosi in un movimento islamista con sede in Congo. “L'obiettivo del blitz potrebbe essere un tentativo di sequestro di persona, anche se mai prima d’ora era stato preso come obiettivo un target così alto come un ambasciatore. Oppure potrebbe trattarsi di un’azione del Califfato per alzare il livello e accreditarsi sulla scena internazionale, affermando la sua presenza anche nelle zone vergini dell’Africa Centrale”. Va aggiunto però che ultimamente le Adf, sono collocate più a nord e che nessuna rivendicazione islamista è apparsa sui social.


Gli abitanti del posto sostengono come sia ormai impossibile comprendere da che parte siano le milizie e se le violenze accadano per moventi politici, religiosi o economici; quello che credono è che ormai i gruppi violenti non abbiano più alcuna ideologia e che le rapine, le esecuzioni, le violenze siano la manifestazione di un enorme bisogno di risorse per vivere. La popolazione autoctona testimonia come sia alle volte indispensabile arruolarsi in una qualche milizia criminale, per avere una certa protezione nell’area, piena di tumulti anche a livello etnico, e per avere mezzi di sostentamento.

Quasi tutti i gruppi per finanziarsi fanno affidamento sul rapimento di occidentali, come avvenuto in Kenya con la cooperante italiana, Silvia Romano. Non ci sono soltanto ostaggi italiani, il rapimento a scopo di finanziamento riguarda tutti gli occidentali che in alcune zone rappresentano una preda pregiata. Sulla strada che l’ambasciatore stava percorrendo infatti, già in precedenza i malviventi avevano rapito persone importanti per poi ottenere i soldi del riscatto, ma più volte i sequestrati sono spariti nel nulla.


Oltre alla motivazione dell’aggressione ad Attanasio, resta un altro mistero: il perchè, in un luogo così delicato, l’ambasciatore viaggiasse in un’auto non blindata.

“È stato tradito, nel senso che chi ha organizzato sapeva che la sicurezza non era nella misura adeguata per proteggere lui e le persone con lui. Il WFP non ha organizzato la protezione in modo opportuno. Non hanno fatto quello che va fatto per una zona a rischio. Sicuramente dentro il WFP qualcuno sapeva che la scorta non era efficace”, afferma la moglie dell’ambasciatore, Zakia Seddiki

A riguardo, il Ministero dell'Interno della RDC ha detto che i servizi di sicurezza e le autorità provinciali non avevano ricevuto anticipazioni mentre l’ONU afferma di aver già osservato il territorio in precedenza e di non aver ritenuto necessario l’utilizzo di una scorta.

Tuttavia, è presente una fotografia della nota timbrata, il documento che preavvisa lo spostamento dell’ambasciatore. Il documento attesta il preavviso del viaggio di Attanasio e il suo convoglio e il suo oggetto è la richiesta dell’accesso al salone dell aeroporto di Ndjili (Kinshasa) in previsione del volo per Goma .


Era necessaria una tale tragedia per fare luce su uno dei territori più ricchi e belli del pianeta, dove troviamo però la forma più povera e depravata dell’umanità? L’attenzione che gli stati europei stanno finalmente riservando al Congo difficilmente ci trasmetterà una visione a 360° sullo stato realistico dei fatti poiché, seppur il mondo intero provi un estremo cordoglio per le vittime, alle quali è stata data attenzione poichè di un certo calibro, è l’intero mondo che ha sparse nei suoi vari stati, coscienze che si sentono forse colpevoli dei fatti, dei quali sono responsabili sfruttando le ricchezze dei paesi impoverendoli materialmente, umanamente e socialmente. Per questo preferiscono praticare una cinica censura, finanziare l’uso di armi, lacerare migliaia di vite innocenti, in uno dei Paesi più belli del mondo privando anche al resto dell’umanità di godere dei paesaggi, del clima e della fratellanza delle zone più belle del continente africano. Impediscono la fraternità, la gioia che l’ambasciatore Attanasio portava in viso, e trasmetteva ai bambini gonfiando piscine, visitando scuole. Impallidiscono l’umanità così come hanno impallidito il volto innocente dell’ambasciatore, al costo di colorire il loro guadagno.

Barbieri Caterina