Le donne di Dante

Che Dante sia del tutto rapito dall'amore per Beatrice è cosa più che nota.

Nel “Vita Nova”, egli è tanto preso dalla sua donna che scrive “Spero che Dio mi dia abbastanza giorni per scriver di lei quello che non è stato scritto per nessuna”.


Sempre nel Vita Nova, in uno dei suoi sonetti più celebri, “Tanto gentile e tanto onesta pare”, Dante si riferisce a Beatrice con questi termini “par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare.”


Dante dà una cardinale importanza alla sua donna, tale che se sulla terra ella è un miracolo, ciò che rasserena l’animo del poeta, nell’aldilà Beatrice diventa la guida suprema che permette a Dante di staccarsi dal mondo terreno e di innalzarsi spiritualmente per percorrere la via per il Paradiso, e accedere, tramite la Madonna, alla visione di Dio.


E’ notevole l’attualità di Dante a riguardo del tema della donna, oggi molto discusso e argomento di forti dibattiti. Egli viaggia nel mondo femminile passando per femminicidi, violenze, tradimenti, amori violenti e per gentilezza, femminilità e sensibilità. Possiamo dire che egli rovescia il ruolo marginale e sottomesso che le donne avevano nella società del suo tempo, riscattando la loro condizione caricandole di un ruolo ben definito e primario sullo scenario del suo capolavoro letterario.


Iniziando dall’Inferno, è davvero significativo il numero di donne che egli incontra. A partire dal canto V, Dante colloca nel cerchio dei lussuriosi donne sconvolte da un amore travolgente. Egli sceglie di trattare di uomini e donne, separatamente dando una certa autorevolezza alla figura femminile, che prova amore, piacere, soffre e agisce secondo la sua volontà.


E’ centrale il ruolo di Francesca che, pur essendo l’unica donna la cui anima è affiancata da quella di un uomo, prende la parola per raccontare dell’amore dal quale lei e Paolo sono stati travolti, al modo in cui ora le loro anime sono trascinate da una bufera continua, e li ha condotti a compiere un fatale adulterio.

“Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende,

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e il modo ancor m’offende

Amor c’ha nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che come vedi ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense”.

Le donne di Dante hanno mille sfaccettature. E allora, ci si può imbattere in una figura femminile tanto dissoluta da unirsi in matrimonio con il proprio figlio, come Semiramide, poi uccisa da quest’ultimo. Altresì, ci si può imbattere dinanzi a donne travolte dal vortice amoroso: è Didone che ruppe fede a Sicheo innamorandosi di Enea e si suicidò poi per il suo rifiuto.


Può esserci poi la regina della sfrenatezza e lussuria come Cleopatra, che si suicida pur di non affrontare la sua rovina con la battaglia di Azio, o la sua completa antitesi come la delicata Pia de’ Tolomei, vittima di un femminicidio e che Dante colloca nel Purgatorio nel canto V, tra i morti di morte violenta.


Pia de’ Tolomei, vittima di una brutale violenza di genere è fatalmente scaraventata da una finestra dal marito che voleva liberarsi di lei per poter sposare un’altra donna. La sensibilità e la genitlezza della donna sono uniche: Pia non porta rancore per chi l’ha uccisa e soprattutto, nel richiedere di portare il suo ricordo in terra, dove le preghiere dei parenti permetteranno di accorciare la sua permanenza in Purgatorio, è l’unica che mostra nei confronti di Dante una sottile e quasi materna attenzione. “Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via", così dicendo, Pia è l’unica che riconosce la stanchezza e il disorientamento che Dante proverà una volta tornato in terra.


Al termine della sua salita di purificazione attraverso il Purgatorio, Dante giunge nel Paradiso Terreste, dove rimane ammaliato dalla splendida figura di Matelda, unica abitante permanente e custode dell’Eden. A questa donna gentile che è rappresentata avvolta da un fascio di luce e descritta nell’atto di cogliere dei fiori, Dante rivolge una lode affinché si avvicini e lui possa udire il suo canto soave, in modo da condividere almeno in parte e anche se per breve tempo, la bellezza del locus amoenus tanto cercato e desiderato dagli uomini, capace di incantare tutti i sensi. Non è un caso dunque, che per rappresentare quella felicità eterna che Dio aveva destinato agli uomini prima del peccato originale venga scelta una donna che è l’anello che collega il mondo terreno con quello divino. E’ proprio Matelda che con uno sguardo amorevole e gesti eleganti prepara le anime ad accedere nel Regno dei cieli e a ricevere l’immenso amore del proprio Creatore. E’ di una donna la prima anima ad accogliere Dante in Paradiso. E’ Piccarda Donati, che mostra al poeta un nuovo tipo di amore puro incorrotto e autentico, quello verso Dio.


La devozione di questa donna rappresenta solo il primo gradino nell’adorazione del Signore, ma che al pari degli altri spiriti, la riempie della Grazia divina, spogliandola da ogni pulsione terrena. Piccarda rivela a Dante la sua identità e la violenza morale di cui è vittima subendo l’allontanamento forzato dal convento a causa dei fratelli . Sono “uomini poi, a mal più ch’a ben usi” i fratelli che l’hanno strappata dalla vita che aveva scelto, negandole l’espressione della sua più vera natura, animata dalla fede e dall’amore verso Dio. Tuttavia, i figli di Dio non vengono mai lasciati soli, abbandonati, anzi proprio in virtù della loro dedizione vengono accolti nella casa del Signore e trovano posto nel tripudio di gioia che celebra la sua gloria.

Pur creando un distacco tra mondo terreno e ultraterreno, Dante mantiene sempre un’affinità fra i due, non potendo rinunciare alla sua essenza umana.


Tale legame, sebbene vada ad affievolendosi nel Paradiso, appare perfettamente combinato nella figura di Beatrice che rappresenta l’apoteosi della donna.


E’ Beatrice a mostrare al debolezza stessa di Dante che non riesce a staccarsi dal mondo terreno. E’ dal canto I del Paradiso che la visione della sua donna, penetrando nella sua facoltà immaginativa, gli permette per la prima volta di rivolgere gli occhi al sole “oltre nostr’uso”, ed è il suo atteggiamento di rimprovero che gli ricorda nel canto I del Paradiso di non essere più sulla terra, ma nel mondo di Dio, “Tu non se’ in terra, sì come tu credi”.

Dante la sceglie per l’importanza che ha rivestito nella sua vita, la donna amata fin dal loro primo incontro quando lui aveva solo nove anni, capace di lasciarlo in un profondo smarrimento e un’ingente sofferenza, ma anche la sua più grande fonte di ispirazione. L’amore provato in vita, dove già presentava i caratteri platonici, raggiunge piena evoluzione nel Paradiso dove la donna viene resa simbolo della teologia, la più alta contemplazione divina e l’unica che possa permettere all’uomo di avvicinarsi a Dio.


Beatrice acquista anche il valore di elemento di congiuntura fra l’uomo e il Divino, infatti è lei la guida di Dante dall’Eden e poi per quasi tutto il Paradiso, lasciando però negli ultimi canti il testimone a Maria, che conduce Dante alla visione della Trinità.


La figura femminile della Madonna è al vertice del Paradiso. Essa incarna i valori di devozione, fede e amore verso Dio, al quale è unita attraverso un legame talmente intimo e profondo che è lei la custode del mistero dell’Incarnazione.


La centralità di Maria non si limita a questo: è alla sua figura che viene fatta risalire la nascita della Commedia, l’inizio del viaggio di Dante attraverso l’oltretomba, tanto che per sua intercessione, Virgilio, chiamato da Beatrice, a sua volta inviata da Lucia, è accorso in aiuto di Dante. Maria, nominata in vari canti, viene coronata massimamente nel Paradiso, dove è presentata in trionfo circondata da angeli e inondata da luce molto intensa, diventando così simbolo per eccellenza del ruolo della donna, celebrata attraverso di lei in tutte le sue qualità più positive, quali purezza, pietà e bontà e del suo compito di indirizzo spirituale, permettendo all’uomo di iniziare e completare il suo viaggio, giungendo al compimento della sua purificazione, al raggiungimento della sua salvezza.


In definitiva, la Divina Commedia, scritta per ispirazione a Beatrice, parla di un viaggio il cui inizio e la cui fine sono permessi grazie alla figura femminile della vergine Maria. Quale ruolo più centrale avrebbe mai potuto avere la donna per Dante?

Caterina Barbieri,

Matilde Ciacci