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Il popolo francese torna a rivoluzionare

“La notte porta consiglio”, così dicono, ma a quanto pare per i Francesi, che sono dei maestri in campo di rivoluzioni, la notte non ha fatto altro effetto se non quello di far ribollire gli animi. Sono, infatti, diverse settimane che la Francia è sconvolta da dure proteste contro il governo, reo di aver promosso una legge che alzerebbe l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Il presidente Emmanuel Macron ha parlato ai media nazionali: qui il capo di Stato ha dichiarato che la riforma è assolutamente necessaria per risollevare il Paese, in quanto, a detta del governo, l’attuale sistema si sta rivelando fallimentare, ma soprattutto tutt’altro che sostenibile. La riforma incriminata farebbe parte di un piano riformatore ben più ampio, che ha come obiettivo quello di adattare il lavoro alle nuove aspettative di vita, quindi di aumentare gradualmente la soglia minima per andare in pensione. Il presidente si è detto consapevole e rispettoso

in quanto il popolo sta esercitando il suo legittimo diritto di manifestare il dissenso, al contempo egli è deluso e amareggiato per i danni, le violenze e i disagi che le proteste stanno causando. Macron ha affermato di aver fatto tutto il possibile per alleggerire il peso della nuova legge per i suoi cittadini, che, però, non hanno apprezzato e hanno dato il via a proteste, scioperi, blocchi, manifestazioni, violenze. I sindacati, sul piede di guerra, anche e soprattutto perché il governo si rifiuta di avere un dibattito e un confronto mediato, hanno fomentato i lavoratori, che da più di tre settimane scendono per le strade e le piazze della Francia, di giorno e di notte, per manifestare. Gli scioperi sono innumerevoli e si susseguono da giorni, creando forti disagi; quello che ha colpito maggiormente è stato quello degli spazzini, che per 20 giorni si sono rifiutati di svolgere le loro normali funzioni, lasciando

che l’immondizia si accumulasse per le strade dei centri abitati. Data la situazione, l’opposizione al governo di Elisabeth Borne ha promosso un voto di sfiducia al governo stesso, sfiducia che però non ha raggiunto il quorum richiesto, non raggiunto neanche al voto delle mozioni di censura della riforma. Nonostante questo, Emmanuel Macron non ha ragione di rilassarsi in quanto gli ultimi sondaggi riportano i suoi consensi ai minimi storici, numeri che non si vedevano dalle proteste dei Gilet Gialli tra il 2018 e il 2019. Le proteste in Francia perseverano, anche se stando agli ultimi dati le adesioni e i manifestanti sarebbero in calo (dimezzati dal 23 marzo scorso ad oggi). I manifestanti hanno mostrato atteggiamenti anche violenti: sono stati appiccati diversi roghi nella capitale e in altre città, è stata data alle fiamme la porta del municipio di Bordeaux, sono state rotte diverse vetrine di negozi lungo i più importanti boulevard di Parigi, centinaia di poliziotti e gendarmi sono stati feriti, altrettanti tra i cittadini, è stata presa d’assalto la sede della più importante agenzia di investimenti del Paese, sono comparsi murales ritraenti Emmanuel Macron con attributi tipici di Adolf Hitler. Tra i provvedimenti presi spiccano la chiusura delle strade che

conducono agli aeroporti della capitale e gli aeroporti stessi, la chiusura della torre Eiffel, del Louvre e di molti altri monumenti. Buckingham Palace ha rimandato per ovvi motivi di sicurezza la visita istituzionale del neo-re Carlo III, la prima dall’ascensione al trono britannico, dopo aver monitorato con preoccupazione per giorni la situazione francese. I manifestanti intervistati dai giornalisti hanno dichiarato di star combattendo per il diritto di vivere la loro vita nel modo in cui credono, di essere stanchi, di dover sopportare condizioni di lavoro dure, di voler avere il tempo di godersi la vita e gli affetti prima di essere troppo anziani per farlo. Dicono di farlo non solo per il popolo francese, ma anche per tutti gli altri popoli.



Sofia Machetti