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Il Dottor Domenico de Berardis

Il nostro liceo ha avuto l’onore di intervistare il Dottor Domenico De Berardis, Direttore del dipartimento di salute mentale di Teramo e professore di Psichiatria presso la Facoltà di scienze infermieristiche dell’ Università dell’Aquila.

Queste sono le domande che gli abbiamo posto:

Penso che questi dati riflettano la nostra realtà italiana e anche teramana, però direi qualcosa in più. Dopo il lockdown noi psichiatri ci aspettavamo una sorta di tsunami di disturbi psichiatrici gravi, dopo il primo anno di pandemia ci aspettavamo un altro tsunami di disturbi psichiatrici. Se devo dirla tutta questi tsunami non li abbiamo osservati, ma stiamo osservando solo ora negli ultimi sei mesi una sorta di onda lunga o forse, ce lo dirà il futuro, l’inizio di un’onda di tsunami, riguardanti alcune patologie psichiatriche anche gravi, specialmente in persone che prima della pandemia non avevano mai avuto problematiche di tal tipo, come depressione, ansia, sintomi ossessivo-compulsivi, deficit dell’attenzione e dell’apprendimento etc. È però difficile dire e quantificare l’impatto della pandemia sull’inizio di questi disturbi, può essere un caso o c’è un rapporto di causalità? Al momento non abbiamo a disposizione grossi dati, ma è possibile dire che chi aveva precedentemente una predisposizione è un disturbo psichiatrico ho già un disturbo psichiatrico clinicamente rilevante a sicuramente avuto un peggioramento ulteriore della sua patologia. Il dato fortunatamente incoraggiante è che, malgrado alcuni recenti avvenimenti, il tasso di suicidi nella popolazione mondiale e del nostro comune bene o male è rimasto pressoché invariato rispetto ai livelli pre-pandemia. In ogni caso tanti anni di esperienza sul campo mi suggeriscono che bisogna però sperare nel meglio, ma prepararsi sempre al peggio in modo da non trovarsi in situazioni che poi non possono essere gestite. Ricordo sempre che la diagnosi precoce e l’intervento precoce sono fondamentali nei disturbi psichiatrici per garantire una prognosi ottimale e un recupero o una guarigione nel tempo.

2. Ora che siamo fuori dalla emergenza pandemica, come affrontare la rinascita e la paura del contatto con l'altro?

Purtroppo, e lo dico a malincuore, non siamo ancora del tutto fuori dall’emergenza causata dalla pandemia, anche se siamo assistendo fortunatamente a un calo complessivo del numero dei casi e della gravità della malattia dovuti all’efficacia dei vaccini presenti. Il tema della rinascita e la paura del contatto con l’altro sono sempre presenti nello sviluppo dell’essere umano e della mente. Dopo questo periodo veramente buio della storia dell’umanità la rinascita e quanto +1 cosa da affrontare il prima possibile e nella maniera migliore possibile, dovremmo cercare per quanto si può di riprendere le buone abitudini di vita che avevamo prima della pandemia (esercizio fisico, relazioni con amici veri, attività alla riaperta, alimentazione sana, riduzione del consumo di alcolici, sospensione del fumo eccetera). Se ci si sente ancora bloccati nel processo di rinascita sicuramente chiedere aiuto a uno psicoterapeuta può essere un fattore fondamentale per riuscire ad attuare i progetti di vita. Devo ammettere che la pandemia ha lasciato in molte persone degli stili di vita molto poco sani, una sedentarietà che non contribuisce al benessere generale, una tendenza all’alimentazione incontrollata e all’eccessivo uso di alcol e sigarette.ciò deve essere per forza rimesso a posto.durante la pandemia anche l’uso di sostanze stupefacenti, a partire dalla cannabis è purtroppo aumentato e sta rivelandosi uno dei problemi più grossi per far ripartire una persona. Il tema della paura del contatto con l’altro e purtroppo tristemente attuale, era in ogni caso presente anche prima della pandemia, ma la contagiosità e l’allontanamento delle relazioni sociali dovute al virus è diventata sono diventati anche un pretesto per ridurre i rapporti umani, per non fidarsi più dell’altro, per esaltare anziché comprendere la diversità. Va sicuramente detto che è un tema molto legato agli aspetti personali e relazionali, influenzato sicuramente dalla cultura moderna che lega l’egocentrismo alla realizzazione. Quest’ultimo aspetto è sicuramente fallace, falso e anche molto pericoloso. Siete voi ragazzi giovani che dovete dare l’esempio, in questo siete bravissimi, per migliorare il rapporto con l’altro perché non esiste diversità che non possa prevedere una inclusione. Bisognerebbe inoltre ridurre molto la paura degli altri, perché la tendenza a non fidarsi di nessuno porta inevitabilmente a un isolamento e sappiamo bene come quest’ultimo possa essere alla base di diverse manifestazioni e disturbi psichiatrici quali la depressione, l’ansia, le psicosi eccetera.

3. Come si misura la felicità ? Quali fattori la influenzano?

Questo è un tema del quale oggi si parla tanto, la felicità, come un obiettivo da raggiungere a tutti i costi e qualcosa cui mirare a dispetto di tutto e tutti. Bisogna dire innanzitutto che la felicità è spesso molto passeggera perché il nostro cervello processa più emozioni negative che stati positivi, e gli stati negativi sono processati per più lungo tempo rispetto a quelli positivi tipo la gioia che sono molto più fugaci. Io credo che dietro la ricerca continua della felicità ci siano anche grossi interessi di soggetti che si muovono proponendo corsi, metodi, tecniche, per allenare questa capacità: non fatevi ingannare perché non esiste alcuna ricetta e alcun tipo di misurazione della felicità che è sempre soggettiva e purtroppo anche molto fugace in molti casi.io preferirei parlare più di benessere, in ambito medico, che mi sembra più appropriato rispetto alla felicità come termine. Sono convinto che quello che ho detto sopra riguardante gli stili di vita, abitudini alimentari, attività fisica, relazioni positive con gli altri (passatemi il termine “positivo” che dobbiamo recuperare per la giusta accezione ed etimologia), siano i determinanti del benessere. È ovvio che se una persona si sente triste sempre, infelice per buona parte del suo tempo, in uno stato di non benessere, debba assolutamente cercare un aiuto di professionisti della salute mentale qualificati e non affidarsi a pseudo santoni, guru, o psicopatici che promettono un rimedio facile al prezzo di molti soldi. Ho visto tante persone iniziare una psicoterapia e trarre delle risposte da questa psicoterapia molto più efficaci di tanti pseudometodi o del fai da te. Bisogna anche valutare se questa infelicità sia dovuta alla presenza di un disturbo psichiatrico grave quale la depressione maggiore.

Assolutamente no, e mi dispiace tanto dirlo, ma se esistesse non ci sarebbe la ricerca della felicità a tutti i costi. Questo è un punto centrale perché i giovani dovrebbero già essere motivati alla ricerca della felicità da soli, o meglio alla ricerca del benessere. Però va detto che sono in aumento nei giovani e negli adolescenti i casi di disturbi psichiatrici gravi come i disturbi dell’umore, la schizofrenia, i disturbi d’ansia. Posso dire che però c’è qualcosa che bisogna sempre evitare se si vuole ambire al benessere o tendere alla felicità: l’uso di qualcosa di esterno, di esogeno, che si pretende cambi il nostro carattere o la nostra attitudine. In parole povere la sostanza stupefacente, il cui uso è diventato endemico se non pandemico nella popolazione generale, specialmente nei più giovani. Dunque il mio primo suggerimento di stare lontani da queste sostanze stupefacenti, a partire dall’alcol e cannabis.l’altro suggerimento che mi posso permettere di dare e che ciascun giovane dovrebbe seguire quello che sono le sue aspirazioni, ciò che gli piacerebbe più fare nella vita ove realizzabile e non impossibile naturalmente, quello che è la sua natura di persona a cui il futuro si apre e non dovrebbe mostrarsi buio. Incoraggio sempre i ragazzi giovani come voi a ricercare attivamente quello che piace o per cui si è portati, avere un atteggiamento positivo, qui ritorna questo termine nell’accezione che io preferisco, e fiducioso nel futuro rappresenta per me il consiglio migliore da dare. Se mi permettete un consiglio letterario (che ho trovato molto illuminante), vi consiglio di leggere il saggio Happycracy scritto da Eva Illouz ed Edgar Cabanas tradotto in italiano nel 2019.troverete molte risposte sulla felicità alle vostre domande e capirete come in realtà questa ricerca della felicità a tutti i costi, con il rifiuto del fallimento, rappresenta più un problema che una soluzione

5. Come guardare al futuro senza paure?

Questa è veramente un’ottima domanda che mi consente alcune riflessioni che mi sono molto care. Mi verrebbe immediatamente da dire una cosa che può sembrare banale ma che è realtà: nessun futuro è mai già scritto, nel bene e purtroppo anche nel male. Sono le scelte che si fanno che condizionano il nostro futuro e che in qualche modo dovrebbero essere sempre ponderate e pensate senza affidarsi troppo all’istinto, ma neanche senza affidarci sì troppo poco. Il futuro in realtà non è buio, spesso lo si vede buio perché si pensa di non avere possibilità, di non entrare nel mondo del lavoro, di non trovare una collocazione del mondo, di non avere una relazione appagante. Ma nella maggioranza dei casi non è così, perché poi il posto nel mondo esiste e il futuro è qualcosa di ben più vicino di quanto noi pensiamo. Noi dobbiamo guardare il futuro eliminando la paura dello stesso, cambiando il nostro atteggiamento da futuro buio a futuro sicuramente incerto, ma realizzabile e favorevole. A volte uno dei pesanti fardelli che ci portiamo è il nostro passato: è vero che la nostra storia ci insegna come integrarci nel mondo con le nostre tipicità e con il nostro temperamento, ma quando il passato magari è triste, è stato oscuro, pieno magari di eventi spiacevoli, possiamo smarrire questa lucidità. È bene posso dirvi con assoluta sicurezza che ho visto tante persone dal passato terrificante avere una collocazione nel mondo soddisfacente e addirittura felice nel senso più ampio del termine. Se ci sono dei fardelli del nostro passato o del nostro presente che ci impediscono di proiettarci nel futuro bisogna affrontarli, da soli, o meglio, chiedendo anche un aiuto professionale. Il futuro ragazzi non è mai scritto, siete voi che lo scrivete con le vostre mani e con le vostre scelte che fate e la vostra consapevolezza: non lasciate che sia rovinato da scelte sbagliate, tipo droghe, cattive amicizie, atti criminosi eccetera. Se qualcuno vi tenta con questo, questo qualcuno attenta al vostro stesso futuro, quindi respingetelo. In conclusione fatemi fare una considerazione un po’ egoistica: siete proprio voi giovani che garantirete un futuro più o meno buono a noi meno giovani, dunque, a maggior ragione, non lasciate a nessuno il compito di scriverlo al posto vostro e non abbiate mai paura di osare di fronte a certi ostacoli quando è possibile farlo.

Il futuro è vostro!

Viola Simonella Corona