Planisfero

Conflitto Russia-Ucraina 

La Russia e l'Ucraina hanno annunciato un nuovo scambio di centinaia di prigionieri di guerra. «I nostri sono a casa. 207 ragazzi» ha annunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram aggiungendo che «dobbiamo riportare a casa tutti. Ci stiamo lavorando». Contemporaneamente, il ministero della Difesa russo ha annunciato che «a seguito dei colloqui, 195 soldati russi sono stati restituiti dalla prigionia» in Ucraina. Intanto un monito «duro e deciso» è stato rivolto da Mosca agli Stati Uniti perché non diano corso ad un piano che prevederebbe di tornare a schierare nel Regno Unito missili con testate nucleari puntati contro la Russia. Continuano nel frattempo i bombardamenti russi sull'Ucraina. Dal primo gennaio, ha scritto Zelensky su X, le forze di Mosca hanno lanciato oltre 330 missili e 600 droni. Kiev ha quindi bisogno di dotarsi di uno «scudo aereo sufficientemente forte», ha sottolineato il presidente, ribadendo le sue richieste di un maggiore sostegno militare dai Paesi della Nato anche nell'incertezza che permane sui nuovi aiuti, in particolare quelli che il presidente americano Joe Biden sta chiedendo al Congresso di approvare. Il presidente francese Emmanuel Macron ha messo in conto un'eventuale defezione di Washington affermando che «se gli Stati Uniti dovessero scegliere sovranamente di interrompere o ridurre gli aiuti», spetterebbe agli europei sostenere l'Ucraina «a lungo termine». Dall’inizio di febbraio, l'intelligence militare ucraina ha affermato che una delle sue unità ha distrutto e affondato la nave Ivanovets della flotta russa. La nave nemica "stava pattugliando il Mar Nero vicino al lago Donuzlav, vicino alla Crimea occupata. A seguito di alcuni colpi diretti allo scafo, la nave russa ha subito danni incompatibili con ulteriori movimenti ed è affondata". Il Consiglio europeo ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro per l'Ucraina, vincendo alla fine anche le resistenze di Orban. Le forze russe hanno lanciato 14 droni kamikaze sull'Ucraina, nove dei quali sono stati abbattuti dalle difese aeree di Kiev. La maggior parte dei droni era diretta verso le infrastrutture energetiche nella regione di Dnipropetrovsk, nell'Ucraina centrale. "L'Ucraina deve cambiare tattica" ha detto Podolyak, il consigliere del presidente ucraino Zelensky, parlando di errori nella controffensiva. 

Conflitto Israelo-Palestinese 

Negli ultimi mesi metà dei circa 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza ha lasciato la propria casa è si è rifugiata nella zona di Rafah, nel sud della Striscia a ridosso del confine con l’Egitto: Rafah è una delle ultime due città dove l’esercito israeliano non è ancora arrivato, benché sia comunque oggetto di grossi bombardamenti. Il trasferimento di centinaia di migliaia di persone verso Rafah è stato reso necessario dagli attacchi sempre più intensi di Israele su Khan Yunis, la città principale del sud della Striscia, dove a sua volta si era rifugiata buona parte della popolazione di Gaza. Però il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto che il prossimo obiettivo dell’esercito sarà proprio Rafah: le persone che si sono rifugiate lì ora si aspettano un’offensiva israeliana da un momento all’altro. La guerra fra Hamas e Israele è iniziata lo scorso 7 ottobre, con gli attacchi senza precedenti del gruppo radicale palestinese contro Israele, in cui furono uccise circa 1.200 persone e altre 253 furono portate nella Striscia come ostaggi. La prima fase dell’invasione israeliana, avviata in risposta all’attacco, si era concentrata sulla città di Gaza, nel nord della Striscia. Tantissime persone si erano quindi spostate verso Khan Yunis, seguendo gli ordini di evacuazione israeliani. Da allora molte di loro hanno dovuto mettersi in viaggio per andare ancora più a sud – appunto verso Rafah - per cercare un rifugio altrove. Secondo i dati del ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas che governa la Striscia dal 2007, da quando è iniziata la guerra più di 27mila persone palestinesi sono state uccise. Rafah era da tempo meta di molti palestinesi in fuga, ma a poco a poco il loro numero è aumentato molto per via degli attacchi su Khan Yunis. La vicinanza dell’Egitto e la presenza in città di uno dei due varchi di confine aperti della Striscia hanno reso Rafah un posto migliore di altri in cui rifugiarsi. Nelle aree vicine al muro di confine è possibile avere un po’ di campo per provare a contattare con il cellulare i propri cari. Inoltre dal varco sono potuti entrare i pochi aiuti umanitari per i palestinesi della Striscia dopo il 7 ottobre. La situazione umanitaria rimane comunque estremamente grave, sia a Rafah sia nel resto della Striscia. Oltre alla difficoltà di far entrare nella Striscia gli aiuti umanitari, molti paesi occidentali hanno detto di aver sospeso i finanziamenti per l’Agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi (UNRWA), dopo che alcuni suoi dipendenti erano stati accusati di essere coinvolti negli attacchi del 7 ottobre. L’UNRWA ha detto che se i finanziamenti non saranno ripristinati fra meno di un mese non potrà più lavorare. L’agenzia offre assistenza umanitaria, istruzione e cure mediche alle persone che vivono nei campi profughi palestinesi a Gaza, in Cisgiordania, in Siria, Giordania e Libano. 

Elezioni USA 2024

Donald Trump vince le primarie in New Hampshire, ma la partita in vista del 5 novembre 2024 non è ancora chiusa. Il tycoon punta tutto sulla South Carolina, stato in cui Nikki Haley era governatrice, che Trump continua ad attaccare (e a minacciare chi la finanzia). A questa intimidazione Haley risponde con ironia: “Se è così continuate a effettuare donazioni nei miei confronti”. Nel frattempo, una giuria di Ny ha condannato Donald Trump a pagare 83,3 milioni di dollari di risarcimento per aver diffamato la scrittrice Jean Carroll negando nel 2019 - quando era presidente - un'aggressione sessuale di quasi 30 anni fa in un lussuoso grande magazzino della Grande Mela. Carroll aveva chiesto 24 milioni. È la seconda condanna civile dopo quella del maggio scorso, quando il tycoon fu riconosciuto responsabile della stessa violenza, oltre che di diffamazione, e costretto a pagare 5 milioni di dollari. 

Preoccupato dai sondaggi, Biden ascolta i consigli di Barack Obama e manda due suoi fedelissimi consiglieri alla Casa Bianca a guidare la sua campagna: la vicecapo dello staff Jen O’Malley Dillon e Mike Donilon, come chief strategist. Entrambi lavoreranno al quartier generale a Wilmington, in Delaware. Dillon è stata la campaign manager di Biden nel 2020, Donilon è uno dei consiglieri politici più fidati del presidente, avendo lavorato con lui sin dagli anni ‘80: è spesso l'ultima persona che rivede e cambia i discorsi di Biden, a parte Biden stesso. Per Joe Biden Donald Trump ha lasciato un disastro nel Paese e ora desidera che ci sia un crollo economico che devasti gli Stati Uniti. “È  incredibile, è quasi antiamericano". Il presidente degli Stati Uniti in un evento elettorale in Florida ha definito il suo probabile rivale per la Casa Bianca "Donald Herbert Hoover Trump", paragonandolo al presidente della Grande Depressione, l'unico insieme al tycoon "ad aver perso posti di lavoro durante il suo mandato". E prevede che sarà un "incubo" se ritornerà. 

Proteste degli agricoltori in Francia 

I due principali sindacati francesi degli agricoltori che ormai da una quindicina di giorni stanno organizzando le proteste antigovernative in varie zone del paese hanno chiesto di sospendere i blocchi stradali dopo che il primo ministro Gabriel Attal ha annunciato, giovedì 1° febbraio, nuove misure e concessioni per sostenere il settore.


La Federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori (FNSEA) e i Giovani agricoltori (JA) hanno fatto sapere che dopo le misure annunciate a loro favore nelle ultime ore dal governo francese vanno modificate «le modalità di azione» e hanno dunque invitato le loro reti «a sospendere i blocchi» e a entrare «in una nuova forma di mobilitazione». L’obiettivo è che gli agricoltori presenti per le strade «si ritirino» e «che questo viaggio di ritorno avvenga nelle migliori condizioni». I leader sindacali hanno anche aggiunto che da lunedì cominceranno le trattative «su tutti i punti annunciati dal governo, per vedere come concretizzarli davvero»: «Al momento siamo stati ascoltati su un certo numero di richieste, con progressi tangibili. Ma ci sono anche cose che non sono state dette e che dovranno essere chiarite».

Nel tentativo di calmare la protesta, giovedì il primo ministro Attal, per la terza volta nel giro di pochi giorni, ha organizzato una conferenza stampa elencando una serie di nuove misure a sostegno degli agricoltori dimostrandosi di fatto favorevole ad accogliere gran parte delle loro rivendicazioni. Dopodiché sulla questione era intervenuto anche il presidente Emmanuel Macron chiedendo una serie di riforme a livello europeo per «evitare» la «concorrenza sleale» tra gli stati membri, per verificare che le «regole» in vigore nell’UE venissero applicate ovunque allo stesso modo con «controlli omogenei» e per creare una «forza di controllo europea» per combattere le frodi, in particolare per quanto riguarda le norme sanitarie. Attal ha annunciato 150 milioni di euro di aiuti per gli allevatori e una diminuzione delle tasse sulle aziende agricole trasferite dalle vecchie generazioni a quelle più giovani, per facilitare il ricambio generazionale di un settore che sta invecchiando rapidamente. Inoltre, il primo ministro ha detto che la Francia vieterà le importazioni di frutta e verdura trattata con l’insetticida tiaclopride, attualmente vietato in Europa, aggiungendo anche che il piano Ecophyto, volto a ridurre l’uso di pesticidi, sarà «messo in pausa». Quest’ultima dichiarazione è stata fatta in risposta a una richiesta degli agricoltori che avevano denunciato l’esistenza, nel loro paese, di norme più severe sui pesticidi rispetto a quelle dei paesi vicini.

I principali sindacati francesi hanno detto che se gli obiettivi annunciati non saranno raggiunti entro giugno la mobilitazione riprenderà. Giovedì sera diversi blocchi stradali hanno cominciato a essere rimossi, mentre alcuni agricoltori hanno deciso di prorogare la mobilitazione fino a venerdì 2 febbraio, in attesa che il governo metta per iscritto le proprie promesse.

Rachele Malizia