Curiosità

Curiosità sulla notte

Il modo di dire “passare la notte in bianco” deriva da un rituale dei cavalieri medievali, i quali diventavano cavalieri attraverso la cerimonia dell’investitura, svolta in una chiesa o in un castello (durante la quale il sacerdote ricordava al cavaliere gli obblighi assunti e benediceva le sue armi); la sera prima della cerimonia, in atto di purificazione, l’aspirante cavaliere, vestito di bianco, veniva condotto in una cappella dove trascorreva un’intera notte in preghiera e in riflessione sull'onore, osservando il digiuno.

Lo scopo era quello di prepararsi alle responsabilità e alle gioie della nuova vita.

Il primo uso dell’espressione con il senso di trascorrere una notte senza chiudere occhio probabilmente risale al 1952, anno di pubblicazione del romanzo "Il Visconte Dimezzato" di Italo Calvino.

Nonostante possa sembrare

strano, esistono anche gli arcobaleni notturni che sono, però, molto più rari. Tali fenomeni, detti anche "moonbow", cioè arcobaleni lunari, sono visibili solo nelle notti di Luna Piena. Essi ci appaiono molto meno colorati, in quanto non è coinvolta la luce diretta proveniente dal Sole, bensì quella proveniente dalla Luna, che riflette a sua volta quella solare. L'intensità estremamente inferiore di luce fa in modo che gli arcobaleni notturni appaiano bianchi o estremamente sbiaditi e che risultino essere molto meno "definiti" rispetto a quelli tradizionali.

In Italia ci sono 21 specie di coleotteri della famiglia Lampyridae, cioè di lucciole, che brillano di luce propria grazie a una reazione chimica: in organi specializzati dell'addome una molecola chiamata luciferina, in presenza di ossigeno e dell'enzima luciferasi, si trasforma in ossiluciferina emettendo luce. Tali insetti usano la luce per due scopi principali: la comunicazione sessuale attraverso un codice di luminosità e intermittenza, e la protezione dai predatori. Infatti le lucciole utilizzano la bioluminescenza per farsi riconoscere e tenere alla larga i predatori quando sono ancora larve.

La loro scarsa presenza oggi è legata all'inquinamento luminoso e all'uso di prodotti chimici.

In alcuni stadi del sonno, nonostante non riusciamo ad accorgercene, siamo capaci di analizzare complessi stimoli sonori e, in conseguenza, reagire ad essi.

Il cervello ci isola dagli stimoli esterni grazie a un meccanismo di controllo a livello del talamo. Ma alcuni tipi di richiami (per esempio il suono del nostro nome) sembrano riuscire ad attraversare questo filtro, svegliandoci. Secondo alcuni studi dei ricercatori, nello stadio REM gli stimoli esterni rischiano di competere con quelli relativi ai sogni, generati internamente; per questo vengono in parte schermati, a differenza della fase di sonno profondo, quando, invece, migliaia di neuroni impediscono al cervello di processare l'informazione sensoriale.

Le stelle cadenti che si possono ammirare la notte di San Lorenzo sono le Perseidi. Si chiamano così perché si originano dalla costellazione dedicata a Perseo, l’eroe greco che riuscì a sconfiggere Medusa.

La caduta delle Perseidi si ha in seguito all’impatto con l’atmosfera delle polveri lasciate dai passaggi della cometa denominata Swift-Tuttle.

Tali stelle cadenti possiedono numerose simbologie, soprattutto relative alla religione cristiana, ma non mancano anche i rimandi nella letteratura.

Nell'opera di Giovanni Pascoli "X agosto", esse rappresentano le lacrime del cielo. La poesia è infatti dedicata alla morte, avvenuta nel 1867, del padre, Ruggero Pascoli, che fu ucciso con una fucilata mentre tornava a casa portando in dono due bambole per le sue bambine.

"San Lorenzo, io lo so perche' tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perche' si gran pianto nel concavo cielo sfavilla".

Vincent Van Gogh, nella realizzazione delle sue opere, aveva l'abitudine di dipingere di notte, come è ravvisabile in alcune sue composizioni, ma anche in testimonianze scritte.

È attestato da alcune fonti che egli per poter illuminare la tela e la tavolozza di notte si serviva spesso di un cappello di paglia costellato di candele accese.

Infatti in una lettera inviata al fratello dell' artista si legge che l'opera la "Notte Stellata sul Rodano" fu dipinta in notturna, "sotto un getto di gas", indicando forse la lampada usata per farsi luce.



Aurora Faranca