Nigrum nuntium 

Giulia Cecchettin

Nigrum nuntium è la rubrica che vi porta nel cuore del male, che vi fa conoscere le storie di chi ha ucciso e di chi è stato ucciso, che vi fa sentire la voce, la dignità, la memoria delle vittime. Nigrum nuntium è anche un tributo al bene, che non si arrende mai alla violenza, all’ingiustizia, al dolore. Nigrum nuntium è una sfida alla mente criminale, un tentativo di capire le ragioni, le tecniche, le fragilità di chi ha commesso il male. Nigrum nuntium è una lezione di vita, di coraggio, di speranza per chi ha sofferto e per chi vuole prevenire il peggio. Una lezione che potrebbe salvarvi la vita. Una lezione che inizia con una domanda: cosa fareste se vi trovaste faccia a faccia con il pericolo?Immaginate di essere in una notte tranquilla, con il vostro cane al guinzaglio, quando vi accorgete di essere seguiti da un’ombra misteriosa. Un’ombra che vi insegue, che vi raggiunge, che vi afferra. Un’ombra che vi soffoca, che vi uccide, che vi fa sprofondare nel buio. Cosa fareste? Ascoltereste il vostro istinto o ignorereste il vostro terrore? Nigrum nuntium vi racconta il lato oscuro dell’umanità, vi fa entrare nel mondo della cronaca nera, ma anche in quello della giustizia. Nigrum nuntium vi fa vivere un incubo, ma anche un sogno. Nigrum nuntium è la rubrica che vi potrebbe cambiare la vita. 

Il caso che vi propongo oggi è un caso che ha sconvolto l’opinione pubblica e che ha messo in luce le ombre di due ragazzi dalla vita apparentemente perfetta: il caso di Giulia Cecchetin. Giulia era una ragazza solare, intelligente e piena di progetti. Si stava per laureare in ingegneria biomedica all’università di Padova, dove aveva conosciuto Filippo, suo compagno di corso e di relazione. I due si erano frequentati per un periodo, ma poi Giulia aveva deciso di interrompere la storia, perché non si sentiva più innamorata e perché aveva notato dei comportamenti strani e possessivi da parte di Filippo. Questi, però, non si era rassegnato alla fine della relazione e aveva continuato a cercarla, a scriverle, a seguirla, a controllarla. Giulia aveva provato a mantenere un rapporto civile con lui, sperando che si calmasse e che accettasse la sua scelta, ma in realtà era sempre più spaventata e oppressa dalla sua presenza. La sera di sabato 11 novembre 2023, Filippo era andato a prendere Giulia in macchina per passare qualche ora insieme, come facevano di tanto in tanto. Forse Giulia sperava che fosse un’occasione per chiarire definitivamente le cose, per dirgli che voleva andare avanti con la sua vita, per chiudere in modo pacifico una storia che non aveva più senso. Forse Filippo sperava che fosse un’occasione per riconquistarla, per convincerla a tornare con lui, per dimostrarle il suo amore. Ma le loro aspettative erano destinate a scontrarsi, a esplodere in tragedia. Intorno alle 23, nei pressi dell’abitazione di Giulia, I due avevano iniziato a litigare. Un vicino aveva sentito le urla di Giulia, che chiedeva aiuto, ma non era intervenuto. Filippo aveva costretto Giulia a salire in macchina e l’aveva portata via. Pochi minuti dopo, una telecamera di videosorveglianza nella zona industriale di Fossò aveva ripreso l’aggressione di Filippo ai danni di Giulia. La ragazza era scesa dall’auto in cerca di aiuto e aveva tentato la fuga, ma era stata raggiunta da Filippo, che, a mani nude, l’aveva colpita e tramortita, caricando poi il corpo della 22enne nell’auto, forse nel bagagliaio. Da qui iniziava la fuga in auto di Filippo, che arrivava al lago di Barcis, in provincia di Pordenone, dove, secondo la ricostruzione degli inquirenti, c’è un buco di circa tre ore nei suoi spostamenti. È in questo lasso di tempo che probabilmente il ragazzo si disfaceva del cadavere di Giulia. Dopo averla tramortita, Filippo aveva ucciso la sua ex fidanzata con 20 coltellate alla testa e al collo per poi abbandonare il corpo di Giulia sul ciglio della strada e spingerlo giù lungo una scarpata. Il corpo di Giulia aveva rotolato per circa 50 metri finendo la sua corsa in un canalone, dove poi è stato ritrovato da un cane della Protezione Civile. Da lì in poi, Filippo ha proseguito la sua fuga, passando per l’Austria e la Germania, dove è stato fermato dalla polizia tedesca dopo una settimana di ricerche. Filippo ha confessato il delitto, ma ha cercato di giustificarsi dicendo che è stato un gesto impulsivo, dettato dalla rabbia e dalla gelosia, che non voleva ucciderla, che l’amava ancora. Ma le sue parole non hanno convinto nessuno, né gli inquirenti, né I familiari di Giulia, né l’opinione pubblica. Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, ha seguito il caso con interesse e ha espresso il suo parere in varie trasmissioni televisive. Secondo la sua analisi, Filippo è un manipolatore narcisista, che non accettava il rifiuto di Giulia e che voleva possederla a tutti I costi. Filippo ha una personalità disturbata, caratterizzata da un senso di superiorità, da una mancanza di empatia, da una tendenza a svalutare gli altri, da una dipendenza affettiva, da una fragilità emotiva, da una scarsa tolleranza alla frustrazione. Filippo aveva esercitato una violenza psicologica e fisica su Giulia, che si era trasformata in omicidio quando si è reso conto che non poteva più controllarla. Filippo aveva ucciso Giulia per punirla, per vendicarsi, per affermare il suo potere, per distruggere ciò che non poteva avere. Roberta Bruzzone ha anche sottolineato la responsabilità sociale e culturale di fronte a questi casi di femminicidio, che sono sempre più frequenti e drammatici. Ha invitato le donne a denunciare i maltrattamenti, a chiedere aiuto, a non sottovalutare i segnali di pericolo, a non confondere l’amore con la violenza, a non lasciarsi manipolare e annullare da uomini che non le rispettano e non le amano. Ha invitato gli uomini a educarsi al rispetto, alla parità, alla comunicazione, alla gestione delle emozioni, a non usare la forza, la minaccia, l’aggressione, a non considerare le donne come oggetti, come proprietà, come rivali. Ha invitato la società a intervenire con maggiore efficacia, a prevenire e contrastare il fenomeno, a proteggere le vittime, a punire i colpevoli, a sensibilizzare l’opinione pubblica, a promuovere una cultura di pace, di dialogo, di solidarietà. La storia di Giulia Cecchettin è una storia che ci riguarda tutti, che ci fa riflettere, che ci fa storcere il naso, che ci fa rabbia e che ci rattrista. Giulia era una ragazza come tante, che aveva diritto di vivere, di amare, di sognare. Giulia è stata uccisa da un uomo che non la meritava, che non la capiva, che non la lasciava libera. Giulia è una vittima di una violenza priva di senso, che non ha giustificazione, che non ha perdono. Giulia è il simbolo della condizione femminile che ancora oggi è minacciata, violata, oppressa. Giulia è il nome di una tragedia che non dobbiamo dimenticare, che dobbiamo combattere, che dobbiamo evitare. Giulia è il volto di una speranza che non dobbiamo perdere, che dobbiamo coltivare, che dobbiamo realizzare.

Lorenzo Zuccarini