A regola d'arte

Due anime a confronto: le sedie di Van Gogh e Gauguin

“Fin dal principio ho voluto sistemare la casa non per me, ma in modo di poter alloggiare qualcuno.” La casa Gialla per Van Gogh era il progetto più importante, dove avrebbe vissuto una comunità di artisti “l’atelier du midi” nel sud della Francia, ad Arles, per dipingere insieme immersi nella natura, per ricreare quell’ambiente familiare tanto desiderato dall’artista.

Tuttavia, nessuno rispose alla chiamata dell’artista se non Paul Gauguin, artista ribelle che in quegli anni stava lavorando con un ristretto gruppo di artisti a Pont-Aven. Van Gogh scrive spesso al caro fratello Theo esprimendo il desiderio di avere Gauguin nella Casa Gialla. L’ammirazione forse partiva anche dalla diversità dei due caratteri: Van Gogh cercava una vita semplice e tranquilla in un luogo ben diverso dall’ambiente caotico e competitivo della Parigi da cui era fuggito.

Van Gogh una volta saputa la notizia dell’imminente arrivo di Gauguin, scrisse al fratello riguardo: “La stanza dove sarà Gauguin se verrà, avrà i muri bianchi con una decorazione di grandi girasoli gialli. (...) ci sto lavorando ogni mattina, dall’alba in avanti in quanto i fiori si avvizziscono così rapidamente”. In realtà fu Theo a convincere Gauguin a stare con il fratello, temendo la sua situazione psicologica profondamente instabile. Gauguin da agente di cambio benestante si trovò in una difficile situazione economica, per questo accettò di trasferirsi ad Arles in cambio di denaro.

Vincent e Gauguin vissero insieme dall’ottobre al dicembre del 1888 e nonostante le aspettative dell’artista olandese, questo periodo fu particolarmente difficile in quanto i due avevano divergenze su tutto. Il soggiorno di Gauguin fu molto duro, infatti oltre le frequenti liti nella Casa Gialla, descriveva la città come “piccola e meschina”. Il 23 dicembre Gauguin decide di lasciare Van Gogh in seguito ad un brusco litigio dove quest’ultimo lo avrebbe minacciato con un taglierino. A questo punto, Vincent ritrovandosi di nuovo solo con la sua malattia, compì il gesto estremo di tagliarsi l’orecchio (anche se questa è solo una delle ipotesi per tale gesto). 

Le due sedie vennero dipinte proprio in questo periodo. Vincent van Gogh aveva preso l’ispirazione da un’illustrazione di Samuel Luke Fildes “Empty Chairs” per un’opera di Charles Dickens. La sedia vuota allude all’assenza e per quanto riguarda le due opere a confronto, una morte simbolica che segna la fine del rapporto tra i due artisti. Le due opere forniscono dei veri e propri ritratti caratteriali espressi dal punto di vista dell’artista olandese.


(Seggiola di Gauguin – 1888 – Van Gogh museum, Amsterdam)

La sedia di Gauguin è rappresentata quasi come un trono, una sedia importante ben lavorata con le gambe che si aprono verso l’esterno a simboleggiare l’apertura al mondo, non sono rigide. La stanza allestita con tanto impegno da Van Gogh voleva accogliere al meglio l’artista peruviano come testimonia la monumentalità del soggetto. Quest’ultimo è inserito all’interno di un ambiente notturno in cui la parete verde è illuminata da una luce intensa, il pavimento è rosso ricoperto di tocchi di colori gialli. Il verde della parete, il rosso della pavimentazione e della sedia essendo colori complementari contrastano tra loro e creano maggiore intensità luminosa. La linea di contorno, omaggio al sintetismo di Gauguin, definisce la sedia posizionata in obliquo. La prospettiva centrale e la forte linea orizzontale che separa parete e pavimento restituiscono uno spazio ben controllato. Inoltre, sulla sedia vi sono due libri e una candela accesa, simbolo del calore e della vita.


(Seggiola di Vincent – 1888 – National Gallery – Londra)

La sedia di Van Gogh è ben diversa dalla precedente, l’artista rappresenta una sedia semplice, di campagna che fu rappresentata varie volte nella sua produzione artistica, qui è obliqua e speculare a quella di Gauguin. La prospettiva accidentale fa “scivolare” la parete di fondo, apre lo spazio lasciando in sospeso l’osservatore anche grazie al taglio fotografico. Possiamo quindi notare il contrasto tra la staticità suscitata dalla prospettiva centrale di Gauguin, in quest’opera si percepisce l’instabilità. Le linee della seggiola vanno a scontrarsi contro quelle delle piastrelle della pavimentazione, lo sguardo dell’osservatore è intrappolato all’interno di queste linee così rigide. Sulla sedia vi sono la pipa e del tabacco. Sullo sfondo, si scorge una cassetta su cui c’è inciso il nome dell’artista, che contiene dei girasoli ormai secchi. L’ambientazione è diurna, la luce che entra nell’immagine rivela la realtà ovvero la semplicità della sedia, opposta ai colori intensi della sedia di Gauguin.

Benedetta Chiappini