A regola d'arte


Van Gogh: l’impercettibile confine tra genio e follia

Riflettendo sulle voci arte e follia non si può non pensare a Vincent Van Gogh, il controverso artista che può meglio rappresentare il concetto di follia,

Conosciuto come “il pittore pazzo”, da sempre taciturno e solitario, si distingue per le sue stranezze sin da giovanissimo.

Infatti Vincent deve spesso fare i conti con una realtà che sembra apparire troppo grande e che egli stesso prova a riversare nelle sue opere.

La prova della sua follia è proprio nella ricerca della pittura, compulsiva, fatta di pennellate irregolari, ricca di colori intensi. È il giallo il tono protagonista, segno di una visione distorta e di frequenti allucinazioni visive.

La natura è uno dei soggetti preferiti dal pittore, ne coglie i tratti che solo i sensibili nel profondo, quelli che hanno imparato a guardare, possono notare. Lo sapeva anche lui, infatti affermava: “ La natura è il miglior modo per comprendere l’arte; i pittori ci insegnano a vedere.”

Famosi i suoi girasoli, i cieli stellati, le vaste distese di grano dove spesso amava fermarsi a dipingere soprattutto negli anni più difficoltosi della sua vita, come egli confessa, “nel cercare di esprimere la tristezza, l’estrema solitudine”.

Chi decide che Van Gogh sia veramente folle? La società della metà dell'Ottocento, chiusa nei costumi, impaurita dagli inevitabili cambiamenti? Bisogna chiedersi cosa porta il pittore alla follia. Il percorso di vita, il fatto di essere emarginato, non compreso dalla società.

Da sempre intrappolato in una realtà che l’ha alienato, giunge quasi all’annullamento della sua persona.

La sua arte non era compresa, eppure aveva bisogno dell’arte per vivere. Era l’unico modo per estraniarsi dalla realtà che non ha gli strumenti culturali per comprenderlo.

Vincent sente di essere diverso, nelle lettere che periodicamente scriveva a suo fratello Theo si definisce come un artista nato nell’epoca sbagliata. È proprio questo l’aspetto negativo, l’appartenenza ad una realtà che non lo comprende. Il vero folle è colui che si rifiuta di capire questo tipo di arte.

Van Gogh è un visionario, colui che cambia il concetto di bellezza. Un artista dotato di una grande fragilità che purtroppo nessuno coglieva.

È il primo vero precursore di importanti cambiamenti nell’arte. Quale sarebbe la sua reazione davanti al successo che nel corso degli anni i suoi quadri hanno raggiunto? Oggi chiunque vorrebbe avere nelle proprie mani un Van Gogh, e ciò è emblematico.

Non bisogna dimenticare che fu persino rinchiuso in un manicomio, l’unico luogo dove i “diversi” venivano confinati. Spazio nel quale venivano abbandonati a loro stessi. Ancora una volta l’artista usa come strumento per estraniarsi dalla realtà l’arte. Il luogo in questione si chiama Saint Paul de Mausole, ed è un antico monastero diventato ospedale psichiatrico nel 1855.

Si nota una statua esile dell’artista che con un mazzo di girasoli in mano, accoglie il visitatore

lasciando filtrare appena la libertà del sole.

Van Gogh ha cambiato il concetto di bellezza, fatta di pennellate veloci, istintive, che sembrano circoscrivere il soggetto ritratto, mentre al contrario gli conferiscono una diversa interpretazione dello spazio circostante.




Giulia Cianciotta

Maria Giulia Di Pasquale