L’orgoglio di essere napoletani.


Il 2 ottobre 2021, poco prima delle elezioni amministrative che hanno interessato, tra gli altri comuni italiani, anche la città di Napoli, il quotidiano francese “Le Figaro” ha pubblicato un articolo provocatorio a mezzo del quale, la giornalista Valérie Segond esprimeva una severa critica ai problemi e contraddizioni che affliggono la città di Napoli, definita come “il terzo mondo d’Europa”

L’autrice dell’articolo ha raccontato la nostra città, definendola un luogo “fatiscente e soffocato dai suoi debiti, in attesa del suo salvatore” sottolineando, in maniera pungente ma non costruttiva, le problematiche, i punti critici, le situazioni di emergenza di una città “ricca di problemi, di contraddizioni, affogata dai debiti e dal problema della camorra e più suscettibile ad eventuali cambiamenti, … arroccata ai suoi cliché, che sono anche il suo fascino”.

Napoli viene sì descritta come luogo di grande fascino in cui è innegabile una vivace vita culturale, una ricchezza e di storia e di monumenti e la presenza di poli d'eccellenza, come l'Apple Academy di San Giovanni a Teduccio, ma tale potenziale unico al mondo viene, secondo l’autrice, totalmente annullato da una quotidianità invivibile a causa della totale inefficienza dei servizi pubblici, del grave inquinamento ambientale della durata infinita dei cantieri (come quelli della metropolitana -aperti dal 1990- e del tunnel della Vittoria che congestionano e paralizzano il traffico cittadino), elementi che relegano la città a fanalino di coda delle città europee.

Sarebbe ben difficile ribattere colpo su colpo alle accuse mosse dalla giornalista francese: i disservizi, il degrado urbano, l’inquinamento e la delinquenza diffusa sono di certo dei dati di fatto innegabili. 

Credo però che sia molto facile attirare l’attenzione dei lettori evidenziando i lati negativi della nostra città, che sono diventati oramai facili luoghi comuni, senza invece accorgersi che, in questi ultimi anni, i cittadini e le istituzioni stanno cercando, collaborando tutti insieme, di reagire, anche se a piccoli passi, per ritrovare una propria identità e, come la fenice, rinascere dalle proprie ceneri.

È vero, come ha detto di recente Sylvian Bellenger, Direttore del museo di Capodimonte, che “il mare della normalità non ha mai bagnato Napoli”, ma è altrettanto vero che “una città come Napoli, anche con tutte le sue problematiche, è molto lontana dal “terzo mondo” e che si sta lavorando per costruire, o ricostruire l’antico prestigio della città”.

Tantissimi sono stati gli intellettuali, gli artisti e lo stesso sindaco neo eletto a voler replicare a quanto scritto dalla giornalista francese, esprimendo opinioni costruttive, senza clamore o vittimismo.

La poca generosità del giudizio, infatti, deve servire come spinta a migliorare e a dimostrare che la città è altro rispetto a quello che si racconta perché, usando le parole del sindaco Manfredi, “…è ovvio che Napoli è una città che soffre tanto ma anche che, nella sofferenza, è una città bellissima” e che essa, come affermato dall’attore Toni Servillo è spiazzante e magnifica” tanto che non saprebbe vivere da un’altra parte del mondo.

Dello stesso avviso Paolo Sorrentino che si limita a commentare: "Mi pare che Napoli si difenda benissimo da sola".

Sulla vicenda, per smorzare ogni possibile polemica, è intervenuto anche Laurent Burin Des Roziers, console francese e direttore dell’Institut Français Grenoble, “Napoli è una delle dieci metropoli più grandi d’Europa, da tutti i punti di vista non può essere definita città del terzo mondo, neanche in senso metaforico. È talmente ovvio che non andrebbe neanche detto”

Io amo profondamente la mia città con tutti i suoi pregi e difetti (anche se forse di questi ultimi non riesco a rendermi conto appieno) e, benchè ancora ragazzina, sto imparando che le critiche, pur se sterili e cattive, non devono creare rabbia e desiderio di rivincita, ma devono essere affrontate in maniera positiva come un punto di partenza per chiederci se stiamo facendo tutto bene o se invece possiamo fare qualcosa per migliorarci, perché da ogni cosa c’è sempre da imparare!


GDA