Un crollo (in)aspettato

Genova, 14 agosto 2018.

43 persone perdono la vita a causa di una scarsa manutenzione.

Sono le 11.35 della mattina quando un boato assordante zittisce la frenetica confusione di ferragosto.

Crolla il ponte Morandi.

La disperazione è immediata.

Alcuni lo definivano “il ponte della felicità” in quanto collegamento tra la città e le località balneari , per altri era semplicemente la via del ritorno verso casa dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro; c’era gente che lo attraversava ascoltando musica a tutto volume, altri che ci passavano di rado e altri ancora che lo percorrevano abitualmente due volte al giorno.

Vengono giù più di duecento metri di asfalto travolgendo famiglie intere e sotterrando le palazzine sottostanti.

Molti bambini perdono la vita su quel ponte che chissà, magari li intimoriva.

Spesso i bambini sono spaventati da situazioni apparentemente stupide, come ad esempio attraversare un cavalcavia in auto, “conta fino a dieci” suggerisce la mamma per attenuare quel timore che tormenta il piccolo, ma fino a dieci quei bambini non ci sono mai arrivati.

Tutt’oggi, a circa tre mesi dall’incidente gli sfollati sono ancora in numero consistente e le condizioni del ponte sono rimaste immutate, ciò sta a sottolineare la disorganizzazione e l’inesistente manutenzione dello stato italiano.

D.M.