La gratitudine non è una formula da recitare né un esercizio da aggiungere all’agenda quotidiana.
È uno stato dell’essere, un sentire che nasce spontaneo e che spesso si manifesta nei momenti più semplici.
Può accendersi quando ricevi un gesto d’amore,
quando un ricordo dolce riemerge dal cuore,
o quando ti rendi conto che, nonostante tutto, sei vivo, presente, qui e ora.
Molti pensano che la gratitudine dipenda solo da ciò che ricevi dall’esterno.
In realtà, la sua radice più autentica si trova dentro di te:
è un seme che aspetta di germogliare, un respiro silenzioso che ti ricentra, un richiamo a guardare la vita con occhi nuovi.
Essere grati non significa fingere che tutto vada bene, né nascondere il dolore o le difficoltà.
La gratitudine vera non nega le ombre: le accoglie, riconoscendo che anche da esse possono nascere comprensione, forza e trasformazione.
È compassione per se stessi e per gli altri.
È riconoscere la bellezza di ciò che c’è, al di là di ciò che manca.
È lasciare che ogni istante diventi un piccolo miracolo, anche nelle giornate più ordinarie.
La gratitudine è amore che si rinnova,
è beatitudine che non ha bisogno di ragioni,
è il filo invisibile che ci lega alla vita.
E quando smetti di pensare alla gratitudine come a qualcosa da coltivare
“a comando”,
ti accorgi che lei era già lì:
nel battito del tuo cuore,
nel respiro che ti sostiene,
nell’anima che continua a dirti sì.
Allora comprendi che la gratitudine non è un concetto,
non è un pensiero positivo da ripetere…
è la tua vera natura che si ricorda di sé stessa.