Guardiamo il mondo e ci chiediamo: perché?
Perché bambini che aspettano un pezzo di pane vengono uccisi?
Perché chi ha il potere continua a scegliere la violenza, convinto che sia “giusto”?
E noi, qui, cosa possiamo fare?
Manifestazioni, fiaccolate, appelli… sembra che non serva a nulla.
Ci sentiamo impotenti.
Ma la verità è che non lo siamo.
Non possiamo fermare le bombe con le mani.
Non possiamo convincere chi non vuole ascoltare.
Ma possiamo fare una cosa immensa:
non permettere che la guerra vinca dentro di noi.
Perché se lasciamo che l’odio e la disperazione prendano il sopravvento, allora sì che abbiamo perso.
Ma se scegliamo, ogni giorno, di coltivare la pace dentro, allora stiamo resistendo.
I cerchi di luce, le meditazioni, il Reiki, le preghiere, l’amore che inviamo… forse non raggiungono direttamente i cuori chiusi di chi scatena guerre.
Ma raggiungono il campo collettivo, la coscienza dell’umanità.
E lì, silenziosamente, qualcosa cambia.
Non è poco.
Ogni seme di pace piantato oggi germoglierà domani.
Ogni gesto di amore è un atto di resistenza.
Ogni cuore che non si lascia spegnere è una vittoria.
Io non guardo i telegiornali.
Non seguo la politica, non mi aggiorno sulle notizie ogni giorno.
E non perché non mi interessi il dolore del mondo: al contrario.
È che non riesco a vedere certe immagini.
Non posso guardare bambini che soffrono, famiglie distrutte, persone innocenti uccise mentre aspettano un aiuto, il mio cuore non regge.
Per questo scelgo di proteggermi: di non nutrirmi continuamente di dolore, ma di trasformare quella stessa sensibilità in luce, in preghiera, in energia di pace.
Non so di attualità, non conosco i giochi di potere.
Ma so cosa significa coltivare pace dentro di me.
Ed è lì che sento di poter fare la differenza: non restando indifferente, ma scegliendo di non lasciare che la violenza diventi parte di me.
Non siamo impotenti.
La guerra più grande non è fuori: è dentro di noi.
E lì, l’amore può ancora vincere.