Un viaggio attraverso gli strati interiori
La domanda “Chi sono io?” accompagna da sempre ogni essere umano.
Non è una curiosità intellettuale, ma un richiamo profondo: è la chiave che ci spinge a guardarci dentro e a scoprire la nostra vera essenza.
Quando iniziamo a porci questa domanda, ci accorgiamo che ciò che crediamo di essere non coincide con ciò che siamo davvero. È come attraversare vari strati, uno dopo l’altro, per andare sempre più in profondità.
Il primo strato è ciò che mostriamo agli altri: il volto sociale, la facciata con cui vogliamo essere riconosciuti. Ma se ci chiediamo “Chi sono io?”, scopriamo che non siamo solo questa immagine.
Subito sotto ci sono i meccanismi che ci proteggono dal dolore e che spesso ci tengono lontani dalla verità di noi stessi. Anche qui, la domanda ci invita a guardare oltre: “Chi sono io, al di là delle mie difese?”
Più in profondità emergono paure, ansie, attaccamenti. È facile identificarci con esse, ma domandarci “Chi sono io?” ci ricorda che non siamo la nostra paura, né il nostro bisogno di conferme.
Arriviamo poi alle ferite, ai dolori del passato. Non siamo però neanche quel trauma: possiamo osservarlo, riconoscerlo, ma non definirci attraverso di esso.
Esistono emozioni che abbiamo trattenuto e mai espresse. Anche qui, la domanda ci guida: “Sono la mia rabbia o sono colui che la osserva?”
Più giù incontriamo il bambino che siamo stati, con il suo bisogno d’amore e di libertà. Onorarlo è importante, ma non siamo soltanto lui: siamo anche la consapevolezza che lo accoglie.
Esistono poi ricordi più sottili, legati al cammino dell’anima. Ma neppure questi ci definiscono del tutto: sono parte della nostra storia, non la nostra essenza.
E infine, al centro, rimane ciò che siamo davvero: presenza, coscienza, amore.
Qui la domanda “Chi sono io?” non cerca più risposte, ma apre uno spazio di silenzio e verità.
Non siamo il corpo, né i pensieri, né le emozioni.
Siamo ciò che resta quando tutti i veli cadono: la vita stessa che osserva, sente, ama.
Porsi questa domanda non è un esercizio filosofico, ma un cammino di liberazione.
Ogni volta che chiedi a te stesso “Chi sono io?”, un velo cade.
E passo dopo passo ti avvicini alla tua vera natura: infinita, integra, perfetta così com’è.