"Channeling e Medianità". Quando l’Anima ascolta oltre il velo
Ci sono momenti in cui il silenzio si fa pieno. In cui una voce interiore parla, ma non è la nostra. In cui sentiamo qualcosa che non possiamo spiegare, eppure ci guida, ci consola, ci accende dentro.
È da lì che nasce il Channeling. È da lì che si apre la via della Medianità consapevole.
Channeling significa “canalizzazione”.
È un’esperienza in cui ci si apre per ricevere messaggi da piani di coscienza più elevati: Maestri Spirituali, Angeli, Guide, Sé Superiori, Anime di Luce.
Non si tratta di inventare o di immaginare, ma di accogliere ispirazioni sottili che arrivano come intuizioni, parole, immagini, sensazioni.
È come se una parte più ampia di noi — quella silenziosa, saggia e luminosa — ci parlasse attraverso il cuore.
Non è un dono per pochi. È una capacità antica, che si risveglia quando ci fermiamo e ascoltiamo davvero.
La Medianità è l’arte di comunicare con il mondo invisibile:
con le anime dei defunti, con presenze spirituali che non hanno più un corpo, ma che spesso desiderano farsi sentire.
Può accadere attraverso visioni, sogni, sensazioni forti, o messaggi improvvisi che sembrano arrivare “da fuori”. Ma la vera medianità non è uno spettacolo.
È un atto di cura profonda, di rispetto sacro verso chi non è più qui… e verso chi resta.
Ci ricorda che la morte non spezza i legami, ma li trasforma.
Ci mostra che l’amore non finisce, cambia forma, vibra altrove.
Chi pratica il Channeling o la Medianità si chiede spesso: “E se me lo fossi inventato?” . “E se fosse solo la mia mente?”
Ma il cuore riconosce la differenza. Una vera canalizzazione porta chiarezza, leggerezza, emozione, guarigione.
Anche se non possiamo dimostrarla con la logica, la sua verità si sente nel corpo. L’immaginazione, in questo cammino, non è inganno, ma ponte sacro.
È lo strumento con cui l’anima costruisce immagini per farsi capire.
Canalizzare non è “sentirsi Speciali”. È ricordare che siamo parte di un Tutto vivente, che parla anche attraverso di noi.
Non sempre arrivano messaggi “perfetti”. A volte è solo una parola, un simbolo, una sensazione leggera. Ma se ci tocca, se ci apre, è già tanto.
Per questo servono radicamento, etica, amore e umiltà.
E una semplice domanda da portare nel cuore:
“Ciò che ho ricevuto… nutre l’anima o l’ego?”
Se nutre l’anima, allora vale la pena ascoltare.
Nel mio cammino ho imparato ad ascoltare il non visibile con rispetto e dolcezza.
Canalizzare, per me, non è mai stato un atto automatico, ma una preghiera silenziosa.
Mi apro solo quando il cuore è pronto, senza forzare.
A volte arrivano parole, altre volte immagini, altre ancora un semplice “sentire”.
Se sei in cammino anche tu, oppure se desideri esplorare questi spazi con consapevolezza, posso accompagnarti a ritrovare la tua voce interiore, i tuoi alleati, le tue memorie di luce.