“Dal legame con la madre al radicamento nel Sé”
Ombelico e tanden: radici biologiche e radici energetiche
Il primo legame che ci unisce al mondo è il cordone ombelicale.
Attraverso di lui riceviamo nutrimento, respiro, emozioni, vibrazioni.
È un filo che non porta solo sostanze, ma anche memorie: paure, sogni, desideri, la storia di chi ci ha generati.
In quel filo scorre l’amore più antico, quello che ci ha permesso di crescere e di venire alla luce.
Alla nascita, quel cordone viene reciso.
Resta l’ombelico come cicatrice, segno visibile del primo distacco, della prima grande soglia che abbiamo attraversato.
Eppure, sul piano invisibile, il legame continua: il corpo della madre porta dentro cellule del figlio, e il corpo del figlio porta dentro cellule della madre.
Il cuore conserva ricordi che nessun tempo può cancellare.
E l’anima resta unita da un filo sottile, che accompagna e protegge, a volte stringe, a volte nutre.
Proprio lì, poco sotto l’ombelico, le antiche tradizioni orientali hanno riconosciuto un altro centro: il tanden.
È il nostro sole interiore, il campo vitale in cui si raccoglie e si rigenera l’energia.
Se il cordone ci nutriva dall’esterno, il tanden ci insegna a nutrirci dall’interno.
È il passaggio dall’essere contenuti all’imparare a contenere noi stessi, dal dipendere dall’altro al riconoscere la nostra forza autonoma.
Respirare nel tanden è come ritrovare un nuovo cordone, non più rivolto verso la madre, ma radicato dentro di noi.
È un atto di centratura, un richiamo alla nostra stabilità, un ritorno alla sorgente interiore.
Il cordone ci ha donato la vita.
Il tanden ci ricorda che quella vita, ora, possiamo custodirla e farla fiorire con la nostra coscienza.
Il cordone ombelicale è la radice.
Il tanden è il centro.
Tra i due si muove tutta la danza dell’esistenza: dal ricevere al donare, dal dipendere al creare, dal nascere all’imparare a vivere.