"Ritornare alla casa di luce che sei"
Non siamo fatti solo di ciò che possiamo toccare.
Sotto la pelle c’è un mondo che respira, si muove e ricorda.
Un mondo silenzioso, fatto di strati che non si vedono ma che parlano continuamente con ciò che chiami “io”.
Puoi immaginarti così:
non come un corpo unico,
ma come una stratificazione di presenza.
Un intreccio di luce, emozione, memoria e respiro.
Il livello più vicino alla terra è il corpo fisico: concreto, lento, denso.
Ma ciò che lo anima non è materia: è un filo energetico che lo sostiene, un bagliore sottilissimo che ne custodisce la forma e la vitalità.
Più in profondità – o più in alto, a seconda di come lo senti – vive lo spazio delle emozioni:
non un “contenitore” rigido, ma un campo vibrante in cui ogni esperienza lascia un colore, un tono, un’impronta.
Poi c’è il luogo dei pensieri:
non solo la mente che corre, ma quella parte più ampia che crea immagini, intenzioni e direzioni.
È lì che inizi a costruire il mondo prima ancora di viverlo.
E oltre ancora c’è ciò che sfugge alle definizioni:
lo strato che ti collega a ciò che è sottile, intuitivo, invisibile.
Quel punto in cui percepisci senza ragionare, in cui sai senza sapere come.
Tutti questi piani non sono separati:
sono un’unica onda che cambia densità.
Quando uno si irrigidisce, gli altri vibrano diversamente.
Quando uno guarisce, anche gli altri si alleggeriscono.
In questo dialogo continuo, il cuore è il ponte.
Non solo un organo, ma un centro di ascolto:
la porta attraverso cui l’energia entra, esce, si espande.
Il luogo in cui senti ciò che la mente ignora
e il corpo ancora non ha imparato a dire.
I corpi sottili non sono misteri da decifrare,
ma parti di te da sentire.
Ti parlano attraverso stanchezza improvvisa, intuizioni, brividi, tensioni, leggerezze, sincronicità.
Sono la tua mappa interiore, la parte più antica e più vera della tua presenza nel mondo.
Quando inizi ad ascoltarli non stai facendo qualcosa di “strano” o esoterico:
stai semplicemente ritornando a casa.