All’inizio del percorso spirituale, è quasi inevitabile:
l’Ego si infila silenzioso anche lì.
Hai appena fatto un corso, imparato qualcosa di nuovo,
e senti il bisogno di condividerlo, mostrarlo, raccontarlo a tutti.
È come se volessi dimostrare qualcosa, forse anche a te stessa.
Parli con entusiasmo, ma ti accorgi che
la maggior parte delle persone non capisce, non ascolta, non è interessata.
Anzi, qualcuno magari ti prende in giro, o ti guarda con sufficienza.
Eppure quella fase serve. È come l’adolescenza dell’anima:
ha bisogno di definirsi, di sentirsi “qualcuno”.
Ma col tempo, se il cammino è sincero, succede qualcosa:
non hai più bisogno di dimostrare, non cerchi più approvazione,
non hai più urgenza di raccontare tutto a tutti.
Inizi a capire che la Spiritualità vera
non ha bisogno di essere esibita, ma vissuta.
Che i corsi non servono a farti diventare “più speciale”,
ma a liberarti da ciò che non sei mai stata.
È lì che il cammino cambia profondamente:
quando smetti di cercare fuori, e inizi ad abitare dentro.
E allora inizi a chiederti:
“Questa pratica nutre il mio Ego o libera il mio
E proprio lì nasce l’esperienza vera. Non quando impari una tecnica, ma quando la attraversi.
Quando senti che non puoi più farlo “per mestiere” o per “offrire un servizio”,
ma perché qualcosa nel tuo cuore ti spinge a farlo con autenticità.
Perché se non parte dal cuore, anche la spiritualità diventa un business come un altro, una maschera dorata senza verità.
Ma se nasce dall’anima… allora ogni passo, ogni gesto, è già guarigione.