Note culturali

Capitolo 4 - Nell’edizione italiana del manga, Ranma scrive sulla fronte di Kuno la parola “semo”: Tatewaki lo corregge scrivendo “sciemo” e infine Nabiki scrive correttamente “scemo” facendo fare veramente la figura del tale al povero Tuono Blu.

Nella versione originale, la gag riguarda il modo di scrivere la parola 馬鹿 "baka" (appunto “scemo”) utilizzando i due caratteri "uma" o “ba” (“cavallo”) e 鹿 "shika" (“cervo”): Ranma scrive l’ideogramma 鹿 senza il trattino superiore ( anziché 广), mentre Tatewaki incorre nel ben più grave errore di utilizzare due trattini in più ( anziché 广).

Capitolo 6 - Quando Kuno afferma di amare sia Akane che la misteriosa ragazza della teiera sull’albero, nel manga è mostrata un’immagine di Tatewaki che abbraccia idealmente sia Akane che Ranma, con due creature mostruose sullo sfondo. Si tratta di un riferimento a un famoso dipinto giapponese, "Fujin Raijin Zu" di Tawaraya Tosatsu, mentre le due creature sono rispettivamente Raijin (il dio giapponese del tuono) e Fujin (il dio giapponese del vento).

Capitolo 13 - Quando Ryoga taglia accidentalmente i capelli ad Akane, nella versione originale Ryoga dice “Kega ga nakute yokatta jyanaika” (ケガがなくて良かったじゃないか), lett. "per fortuna non si è ferita", al che Ranma ribatte “Kega wa nakutemo ke ga nakunattan dazo(ケガがなくても毛がなくなったんだぞ). Letteramente "anche se non è rimasta ferita, ha perso i suoi capelli" ma si tratta di un gioco di parole tra “kega” (“ferita”) e “ke ga” (il "ke" sta per “capelli”, mentre la particella "ga" indica il soggetto). Si comprende come mai la folla resti letteralmente "congelata" da una simile freddura.


Nella traduzione italiana del manga, la gag si perde.

  • La prima versione (Neverland):

Ryoga: "Almeno non s’è fatta niente…"

Ranma: "E quello che le è successo lo chiami niente?!"

  • La seconda versione (New Edition):

Ryoga: "Almeno non si è fatta niente."

Ranma: "Non si sarà fatta male, ma non ha più i capelli!"

  • Se la prima versione è troppo adattata, la seconda rimane letterale, ma entrambe ignorano il gioco di parole. Una traduzione che renda invece lo stesso senso dell’originale potrebbe essere la seguente:

Ryoga: "Almeno non si è fatta alcun taglio."

Ranma: "Un taglio se l’è fatto, ma di capelli!"

Capitolo 17 - La scuola superiore di Kodachi si chiama St. Hebereke. “Hebereke” letteralmente significa "ubriacone". Il "Saint" è un chiaro riferimento alle scuole cattoliche, anche dal momento che si tratta di un istituto esclusivamente femminile. Nell’edizione italiana dell’anime (che guarda a sua volta a quella americana) il nome diventa "San Bacco" (Bacco, o Dioniso, è il dio greco del vino) così da recuperare il riferimento all’ubriachezza.

Va poi detto che nell'anime a Kodachi ci si riferisce come a una "sukeban", che letteralmente è la leader di una gang di ragazze delinquenti: da "suke" ("ragazza") e "bancho" ("capo").

Capitolo 20 - Sul tetto dell'istituto St. Hebereke è visibile un "matoi", attrezzo utilizzato in passato da un gruppo di pompieri di Tokyo (quando la città si chiamava ancora Edo) conosciuto come "Machibikeshi" per segnalare la presenza di un incendio all'interno della casa o in quella vicina. Da notare che il tipo di martello usato da Kodachi era adoperato dai Machibikeshi per entrare nelle abitazioni in fiamme.

Capitolo 21 - Il "colpo delle mille mani" ("senjuko-kombo") sfoderato da Kodachi è ispirato a una statua buddista chiamata Senju-kannon.

Capitolo 23 - Il liceo di Azusa Shiratori e Mikado Sanzenin si chiama “Kolkhoz”. Si tratta di un vocabolo russo che significa "fattoria collettiva". L’intenzione era probabilmente quella di richiamare l’idea della Russia in quanto "patria" del pattinaggio artistico (la scuola russa è di fama la migliore a livello mondiale).

Capitolo 25 - La "danza degli spiriti della morte" ("Siryo no Bon Odori") di Mikado, nella posa, richiama le raffigurazioni della divinità indiana Asura (trasposta in seguito nel manga).

Capitolo 35 - Le lozioni utilizzate da Shampoo hanno un significato preciso. Lo shampoo che toglie la memoria è l’110 (numero di telefono giapponese per le emergenze) mentre quello che la restituisce è lo shampoo 119 (numero per ambulanze e pompieri).

Capitolo 37 - Gosunkugi, per maledire Ranma, oltre ad utilizzare un suo capello e una bambola voodoo si lega alcune candele accese sul capo. Questa pratica si chiama "Ushi no Koku Mairi" e l'uso delle candele deriva dall'essere un incantesimo da compiere alle due di mattina (per cui serve della luce).

Capitolo 50 - Quando Ranma, tornato uomo, prepara un discorso di ringraziamento per la fidanzata, nella versione originale la chiama (una delle pochissime volte in tutto il manga) "Akane...san". Nella traduzione italiana si è persa questa sfumatura di un Ranma che si rivolge a lei in modo formale, così il monologo diventa un semplice "Akane... come mai?".

Capitolo 63 - Le montagne di Hida (飛騨山脈, "Hida Sanmyaku"), luogo della lunga "sepoltura" di Happosai, esistono veramente. Si estendono lungo le prefetture di Nagano, Toyama e Gifu e sono state soprannominate le "Alpi giapponesi". Il cordone che sigilla Happosai in una delle caverne del complesso montuoso è uno "shimenawa", ovvero una corda di paglia di riso intrecciata dalla quale pendono striscioni di carta bianca: questo festone è usato nel culto shintoista per indicare un luogo o oggetto sacro.

L'oggetto che cade all'interno della palestra Tendo è un "kamidana" (神棚, letteralmente "mensola dei kami"): si tratta di un altare scintoista domestico con la struttura di un santuario in miniatura, comprese tutte le componenti che fanno parte degli altari pubblici come lo specchio per rappresentare i kami (le "divinità" oggetto di venerazione) e i piatti per le offerte.

Capitolo 67 - Quando Soun e Genma vengono incaricati di fermare il misterioso ladro di biancheria intima femminile che imperversa per il quartiere e scoprono che si tratta del maestro Happosai, i loro volti assumono una particolare espressione. Si tratta della faccia "Heno Heno Moheji", ovvero dell'utilizzo degli ideogrammi "he", "no", "he", "no", "mo", "he" e "ji" per disegnare un volto stilizzato. I caratteri presi assieme non hanno alcun significato, ma quest'espediente ricorrerà altre volte come gag del manga.

Capitolo 70 - Il dojo yaburi che Akane deve affrontare è uno "sfidante di palestre". Dojo yaburi (letteralmente 道場破り, "fare a pezzi il dojo") è l'azione di andare a combattere in un'altra palestra per dimostrare il proprio valore. L'usanza (oggi ormai sorpassata, ma un tempo molto diffusa in tutte le arti marziali) consiste nello sfidare il migliore allievo del sensei ("maestro") della scuola e poi, avendolo battuto, affrontare il sensei stesso: qualora anche questi venga sconfitto, lo sfidante si congeda portando con sé l'insegna della scuola (che perde quasi automaticamente tutti i suoi allievi).

Anche Ryoga (nel volume 14) e Ryu Kumon (nel volume 28) saranno dei dojo yaburi. Un cartello posto all'ingresso di casa Tendo, e spesso visibile nel manga e nell'anime, invita i visitatori a sfidare la palestra.

Capitolo 74 - Nel liceo Furinkan si vuole mettere in scena "Romeo e Giulietta", ma gli studenti non hanno le idee molto chiare. Gosunkugi è vestito da strega cattiva di Biancaneve. Tatewaki Kuno è agghindato da Toyama no Kin-san (遠山の金さん), personaggio popolare celebre per il tatuaggio dei ciliegi in fiore sulla spalla e basato sullo storico Toyama Kagemoto, samurai e ufficiale dello shogunato Tokugawa del periodo Edo. Happosai è infine mascherato da Urashima Taro, giovane pescatore che, dopo aver salvato una tartarughina, viene ricompensato da una tartaruga gigantesca che lo porta in fondo al mare, nel palazzo del dio-dragone: quando torna sulla terraferma, scopre che sono passati 300 anni e invecchia rapidamente.

Capitolo 81 - Accingendosi a farsi offrire i biscotti preparati da Akane, Kuno indossa un bavaglino con la scritta Piyo Piyo. Si tratta di un riferimento al precedente manga della Takahashi, "Maison Ikkoku".

Capitolo 82 - Kuno, augurando ogni felicità a Ranma e Kodachi, immagina il loro "radioso" futuro. Tra le altre cose, in questa raffigurazione si vede Kodachi realizzare delle finte rose (nere, ovviamente) da vendere: quest'attività è tradizionalmente riferita alle persone molto povere, e infatti nell'ultimo manga della Takahashi è praticata anche da Rinne Rokudo.

Capitolo 94 - Gioco di parole. Akane aspetta l'arrivo del suo "principe" ("ouji-sama") ma, vedendo sopraggiungere Happosai, l'ingenua Shampoo nota che quello è un "vecchio" ("oji-sama").