Capitolo 13 - La resa dei conti

Ranma stava impalata alla base dello scalone che sorreggeva la Torre. Teneva gli occhi chiusi, pareva cercare la maggiore concentrazione possibile.

Dopotutto, anche se non si tratta di un avversario ma di un getto d’acqua, è pur sempre una fonte di calore…

Sentaro sorrise, vedendo la vittoria ormai a portata di mano.

“Mi hai deluso, Ranma…” il giovane Daimonji scosse la testa.

Stai calmo, non raccogliere la provocazione, devi rimanere calmo solo qualche altro istante ancora…

Akane guardava con ansia il fidanzato nella sua forma femminile.

Ecco, questo è il momento!

Ranma spalancò gli occhi.

“Sei finito!” esclamò Sentaro.

“Qui ti sbagli, caro mio: sei tu ad essere spacciato!” Ranma improvvisamente alzò il braccio destro, il pugno chiuso.

“HIRYU SHOTENHA!” gridò con tutta la sua voce. Un istante più tardi, un potentissimo uragano si era scatenato dalla base dello scalone e risaliva velocemente in altezza la torre.

“Ma cosa…?!” mormorò confuso Sentaro.

“Ora è tutto chiaro” esclamò Akane.

“Ma certo!” disse Soun. “Ranma ha sfruttato a suo favore la caratteristica particolare di questa enorme scalinata, facendo percorrere al getto di Sentaro una spirale perfetta. Per questo rimaneva impassibile e freddo, infatti l’Hiryu Shotenha si può originare solo quando una sorgente di calore si scontra con una fonte a bassa temperatura!”

“Incredibile!” esclamò Genma. “Un colpo efficace quasi quanto il mio Attacco del Disco Volante…”

Akane e Soun guardarono di sbieco il padre di Ranma.

“Aaaaah! E ora cosa faccio?!” chiese spaventato l’erede della famiglia Daimonji.

“Concentrati, Sentaro!” tuonò l’anziana nonna. “Hai ancora la tua tecnica, per contrastare l’attacco di quella ragazza!”

“Giusto!” disse lui, dopodichè immerse il cucchiaino da tè e mescolando con forza creò un immenso vortice, adoperando questa volta tutta quanta l’acqua calda contenuta nell’enorme contenitore.

“Prendi questo, Ranma… Arashi Sono Saji-ken versione modificata: Mizu-doragon no Sen’yaku (Infuso del Dragone acquatico).”

“Incredibile!” eclamò Soun, impugnando il solito microfono. “Sentaro ha creato un nuovo possente vortice, la cui potenza evoca la furia del leggendario dragone del quale si narra che emerse in epoca Edo dalle acque della cascata del Ryu-Zin!”

“Ma se è la stessa identica tecnica di prima: solo, con una maggiore quantità di acqua calda e con un nome diverso…” mormorò Akane.

Il tremendo vortice caldo di Sentaro si scagliò verso il basso, andandosi a scontrare con il possente Uragano del Dragone generato da Ranma.

“Non hai più speranze!”

“Questo lo dici tu!”

Il vortice d’acqua calda si spezzò non appena giunto a contatto con l’Hiryu Shotenha: il quale, riempendosi del liquido che si era subito raffreddato, continuò a salire inglobando tutto quanto lo scalone.

“Non è possibile!”

“L’energia meccanica che nutriva il tuo vortice” spiegò Ranma “non poteva competere con lo spirito di un artista marziale indiscriminato qual è il sottoscritto!”

Sentaro incrociò le braccia intorno al proprio petto, nel vano tentativo di resistere sulla sua postazione: ma fu ovviamente travolto dal violentissimo colpo della ragazza dai capelli rossi.

“Bravo Ranma!” esclamò Akane.

“Mmm… le cose non vanno come previsto…” mormorò Soun.

“Cosa dici, amico Tendo?” chiese Genma.

“Dico che Ranma ha perso il controllo dell’Uragano del Dragone… ed ora saremo noi a farne le spese!”

“Aaaaaaahhhh!”

“Akane!”

La ragazza dai capelli corti era rimasta catturata dal turbine, che si era ormai trasformato in una tromba d’acqua. Ranma si lanciò nell’occhio del ciclone, raggiunse la fidanzata.

“Allungami la mano, Akane!”

“Non… non ci arrivo…”

Ranma, sospesa in aria, diede due vigorose bracciate per avvicinarsi maggiormente alla fidanzata: ma quando fu ormai sul punto di afferrarla per un braccio, fu colpita da un uomo baffuto che ruotava completamente in balìa del vortice.

“Che male… Tendo, vedi di stare attento a dove…” non poté concludere la frase, che si trovò addosso Picolet.

“Togliti, deficiente!” lo spedì fuori dal vortice con un potente pugno. Immediatamente dopo fu travolta dalla ingente mole di un gigantesco panda. E perse i sensi.


*******


Mousse scendeva rapidamente la scala a chiocciola balzando con grande agilità di gradone in gradone. Non sarebbe divenuto il pasto di nessuno. Né avrebbe atteso che qualcuno venisse a salvarlo. Ora che si era immerso in quel fossato d’acqua calda, posto per una fortunata combinazione come ostacolo di una delle caselle, aveva finalmente recuperato la propria forma umana. E nessuno lo avrebbe più potuto fermare…

Mentre era dedito a questi pensieri, fu anch’egli raggiunto dall’uragano generato da Ranma, il quale saliva rapidamente sommergendo tutta quanta la scalinata: non appena giunto a contatto con l’acqua ormai raffreddata che veniva trasportata dal vortice, tornò papero e soprattutto fu sbalzato nuovamente verso l’alto, finendo catapultato di nuovo sulla casella numero cento. Era tornato al punto di partenza.

“Quack, quack! (Che fregatura!)”


*******


Picolet prese fiato. Quindi ringraziò mentalmente la generosa mademoiselle Ranma, la quale, nell’ambito della sua incredibile magnanimità, lo aveva spinto fuori dal ciclone. Così almeno aveva interpretato il potente pugno della ragazza dalla chioma fulva, che l’aveva scaraventato contro la parete. Adesso il giovane Chardon si trovava in una posizione non poi così comoda, per quanto fosse in salvo: era rimasto appeso in aria come un salame, per via di un lembo della giacca bianca che si era impigliato ad uno dei numerosi lampadari, i quali erano appesi lungo tutta la torre a diversa altezza per garantire un’illuminazione dell’ambiente diffusa e costante, che gli aveva però in questo modo evitato una caduta rovinosa.

Il francesino si voltò. Scorse la sagoma di madame Saint Paul, la quale era al sicuro dall’Hiryu Shotenha di Ranma, sopra il solito elevatore.

“Monsieur” disse lei. “Mademoiselle Ranma sta avanzando velocemente verso il traguardo…”

Picolet abbozzò un sottile sorriso.

“Non si preoccupi, madame Saint Paul” la rassicurò. “La vittoria non mi sfuggirà di certo.”

Alzò lo sguardo sopra di sé.

I miei complimenti, mademoiselle Ranma: ancora una volta hai dimostrato di essere molto abile. Questo però non ti sarà sufficiente, sarò io a prendere quell’oca e l’esclusiva del gourmet de foie gras rimarrà alla famiglia Chardon! Inoltre in questo modo dimostrerò di essere alla tua altezza e potrò dunque sposarti…

*******

Che… che cosa era successo?! Ranma si scosse, ancora intorpidita cercò di inquadrare la situazione: si trovava a galleggiare nell’acqua, ruotando ad altissima velocità, in balìa del vortice da lei stessa generato. Non appena vide Akane, allo stremo delle forze, non troppo lontano da sé, ricordò tutto. E si maledisse per aver perso conoscenza in un momento come quello.

“Ranma…”

“Trattieni il respiro, Akane!”

“Ranma… annego…”

Finalmente riuscì ad afferrarla per un braccio.

Ed ora? Devo inventarmi immediatamente qualcosa…

“Trovato… reggiti forte!”

Ranma distese entrambe le braccia verso il basso, mentre Akane si teneva saldamente aggrappata al fidanzato.

“Moko Takabisha!”

Le mani di Ranma generarono una piccola sfera luminosa, da questa partì un potentissimo fascio di energia, rivolto verso il basso. Per via della forza di reazione, la ragazza col codino, e con lei Akane, si trovarono catapultate verso l’alto ad altissima velocità: ben presto si trovarono entrambe al sicuro, sopra il ciclone, e soprattutto all’altezza del fatidico gradone numero cento.

Con un agile balzo, Ranma si posò sulla casella.

“Ce l’abbiamo fatta!” disse Akane.

“Sì” mormorò Ranma. “Ma… dov’è Mousse?”

Non finì di porsi la domanda, che fu attaccato da una serie di catene che sbucavano da sotto le ali di un buffo papero.

“Quack, quack! (Che tu sia maledetto, Ranma Saotome: è stata sicuramente colpa tua!)”

Ranma scansò i colpi di Mousse senza troppa difficoltà, quindi gli mollò un forte pugno.

“Idiota, è così che ci ringrazi per essere venuti a salvarti?!”

L’oca, non arresasi, si lanciò contro l’acerrimo nemico e cominciò a beccarlo sul capo.

“Ahio! Ma sei impazzito, brutta sottospecie d’un pollo?!”

“Quack, quack! (Ti annienterò e Shampoo sarà così mia!)”

“Piantatela di giocare!” si intromise Akane. “Pensiamo piuttosto ad andarcene via di qui.”

Una sottile vocetta si lasciò scappare una sinistra risata.

“Ah ah ah! Voi non lascerete questo posto: almeno, non con quell’oca.”

Ranma si morse il labbro inferiore e socchiuse gli occhi nel tentativo di distinguere la figura che, avvolta nell’ombra, avanzava lentamente verso di loro.

“Ma tu sei…”