Capitolo 02 - Cominciano le ricerche

“Dove ti salai cacciato, Mousse?” mormorò Shampoo.

Akane notò con stupore che la cinesina non aveva neanche salutato Ranma, né tantomeno distrutto in alcun modo la parete della casa come al solito. Doveva dunque essere proprio molto turbata.

“Non credevo che ti saresti preoccupata tanto per lui!” disse all’amazzone.

“Pleoccupata? Questo è un velo disastlo… Ola chi altli tlovelò disposto a fale ogni tipo di lavolo pel un tozzo di pane?”

“Ecco, mi sembrava…”

“Potrebbe essergli successo qualcosa per strada mentre faceva la consegna” commentò Soun.

“Non essere così pessimista, amico mio.” gli disse Genma.

Ranma prese la parola.

“Intanto bisogna vedere se la consegna è arrivata a destinazione.”

“Giusto” fece Akane. “Shampoo, hai l’indirizzo?”

“Io no, ma la bisnonna folse se lo licoldelà…”

Ranma, Akane, Soun, Genma, Shampoo andarono tutti insieme al Nekohanten. Lì trovarono che fortunatamente Obaba teneva perfettamente a mente l’indirizzo e si recarono all’istante nel luogo indicato dalla vecchia.

Un signore attempato aprì loro la porta.

“Buongiolno, signole! Scusi il distulbo, vengo dal ristorante Nekohanten… Volevo sapele se la consegna che ci ha oldinato ieli sela è allivata nolmalmente a destinazione.”

“Sicuro… anzi, i miei complimenti! Quelle porzioni di ramen erano deliziose… come lei, del resto, signorina!”

“Oh così mi fa allossile! Ma stia attento, che questo bel lagazzo accanto a me” qui indicò Ranma “è il mio fidanzato nonché plomesso sposo.” Akane fulminò la cinesina con lo sguardo.

Soun s’intromise. “Scusi ancora: per caso gli ha sentito dire dove si sarebbe diretto?”

“Beh, mi faccia pensare un istante… ora mi ricordo! Diceva di voler tornare al più presto dalla sua amata e che, a tal fine, se gli fosse stato possibile avrebbe preso qualche scorciatoia.”

“Glazie mille, ci peldoni il distulbo.” Si congedò Shampoo.

“Si figuri.”

Tornati all’esterno.

“Una scorciatoia…” mormorò Akane. “Dunque è sicuramente uscito dalla strada principale…”

“Bisogna riflettere” fece Genma. “Se noi volessimo risparmiare tempo e tornare a Nerima tagliando un po’ di strada, per dove andremmo?”

“Io passerei per quel bel giardino laggiù!” disse Soun, indicandolo.

“Gialdino? E’ glande come un qualtiele!” commentò Shampoo.

“Ehi, ma io lo riconosco!” esclamò la minore delle Tendo. “Ranma, papà, signor Saotome! Noi siamo già stati da queste parti!”

“E’ vero… ora lo riconosco, quello è il giardino di casa Chardon!” urlò Genma.

“La dimora di Picolet…” disse Ranma.

Entrarono nel giardino senza problemi, dato che il cancello era ancora spalancato.

“Forse Mousse ha fatto questa strada…”

“Sicuro che l’ha fatta! Guardate là!”

Gli altri volsero lo sguardo nel punto indicato da Akane, e cioè una delle fontane del giardino: ai suoi piedi, una bicicletta.

“Quella è la bici di Mousse, la liconosco!” esclamò Shampoo.

“Ma lui dov’è?” si chiese Ranma.

“Forse in casa Chardon ne sanno qualcosa, forse potrebbe anche essere lì.” azzardò Soun.

“Meglio non lasciare nulla di intentato… entriamo in casa!”

“Aspetta, Ranma!”

“Che c’è, papà?”

“Non ti ricordi? Qui non si può entrare senza invito.”

Akane sorrise. “Se è per questo, non c’è alcun problema…”

Schizzò Ranma con l’acqua della fontana.

“Che fai, cretina?!” le urlò Ranma, ormai trasformato in donna.

“Semplice… Noi non abbiamo invito, è vero, ma vuoi forse che Picolet non accolga con piacere mademoiselle Ranma, sua quasi consorte?”

“Forse hai ragione…”

Furono quasi arrivati all’enorme portone della villa, quando un imprevisto li arrestò. Un imprevisto molto familiare.

“Akane Tendo, ragazza col codino! Quale gioia per i miei occhi potervi vedere insieme...”

“Tieni le mani a posto, Kuno!” urlarono all’unisono queste, dopo avergli stampato due calcioni in faccia.

Incurante dei colpi subiti - gli erano rimasti i segni delle pedate sul viso - il Tuono Blu tornò alla carica.

“Mie adorate, è il Fato che ci ha fatti incontrare!”

“Non dire fesserie!” lo interruppe Ranma. “Piuttosto, perché tu sei qui?”

“Ma è semplice, mia dolce ragazza col codino: sono stato invitato dalla famiglia Chardon, quale esponente di una delle più antiche e nobili casate di tutto quanto il Giappone, per partecipare alla cerimonia che qui si terrà fra poco.”

“Di che cerimonia stai parl...”

“Marianne, Marianne!”

Kuno si voltò.

“Oh, no! Ancora quella svitata… Akane Tendo, ragazza col codino, perdonatemi ma devo proprio andare…”

Una ragazza piuttosto carina corse nella direzione del fuggitivo capitano della squadra di kendo del Furinkan.

“Dove vai, Marianne? Torna indietro!”

Ranma e Akane si guardarono sbigottite.

“Ma quella è…”

“Azusa Shiratori!”

“Presto, Akane: facciamo finta di niente, magari non ci vedrà!”

Ma non ce n’era bisogno, inseguito ed inseguitrice erano già lontani.

“Povero signor Tatewaki…” mormorò un’altra figura conosciuta.

“Sasuke? E tu da dove sbuchi fuori?”

“Non sarei un buon ninja se la gente si accorgesse del mio arrivo…”

“Sai per caso cosa ci fa qui anche Azusa?” gli chiese Ranma.

“Ci sta inseguendo, ovvio! L’abbiamo incrociata casualmente stamattina e da allora non siamo più riusciti a togliercela di dosso!”

“Ah, già! Crede ancora che il senpai sia un tanuki travestito, sbaglio?” domandò Akane. [1]

“Purtroppo è così. Ora, se permettete, vado a raggiungere il signorino … Cortina fumogena!”

Il ninja lanciò per terra una piccola bomba, la quale esplose liberando una grande quantità di fumo. Quando infine il fumo si dissolse, Sasuke era ancora dove si trovava in precedenza.

“Uhm... cosa dovevo fare? Ah, sì! Dovevo scomparire mentre c’era il fumo.”

Così corse via sgambettando alla ricerca del suo padrone.

“Che idiota…” commentò Ranma.

Il gruppetto composto da Ranma, Akane, Soun, Genma e Shampoo arrivò finalmente davanti al portone, e il capopalestra della famiglia Tendo suonò il campanello. Ad aprire non fu un servitore ma nientemeno che madame Saint Paul in persona.

“Benvenuti… oh, siete voi! Mademoiseille Ranma e mademoiselle Akane, con tanto di seguito. Potrei chiedervi il motivo della vostra visita?”

Akane prese la parola.

“Perdoni il disturbo, madame Saint Paul. Un nostro amico è scomparso e…”

“Solo un istante. La buona educazione mi impedisce di trattenervi sulla porta. Prego, entrate!”

“Molto obbligate” risposero Ranma e Akane, ormai abituate all’alto stile di casa Chardon. Shampoo seguì il loro esempio. Eseguirono un mezzo inchino ed entrarono.

Ma quando Soun e Genma stettero per fare altrettanto…

“Fermi, voi! Avete un aspetto troppo villano per i miei gusti.”

“Ehi… come si permette, io sono Soun Tendo, della rinomata palestra Tendo!”

“Ed io sono Genma Saotome, della famosa scuola di arti marziali indiscriminate Saotome!”

“Ciò non mi riguarda in alcun modo… Buongiorno!”

E chiuse loro la porta in faccia.

“Un tantino scortese…” bisbigliò Ranma all’orecchio di Akane.

“Non hai capito? E’ chiaro che aspetta ospiti… è già tanto che abbia fatto entrare noi tre!”

“Ora capisco… e adesso che mi ricordo, Kuno parlava di una cerimonia da svolgere.”

Madame Saint Paul condusse Ranma, Akane e Shampoo in un vasto salone.

“Prego, accomodatevi. E’ ora di pranzo, vogliate essere miei ospiti a tavola.”

“Lei è gentilissima, ma noi vorremmo parlare…”

“Assolutamente no! Adesso è tempo di mangiare: e non si parla a bocca piena.”

“Che bello, avevo giusto una fame…” cinguettò Ranma, prendendo posto.

“Hai ancora fame? Dopo esserti ingozzato un vassoio intero di polpette di pesce?” fece Akane.

“Che ci posso fare, se lo stomaco reclama?” Guardò le ricche portate che i camerieri avevano appena servito al loro tavolo. “Evviva! Pancia mia, fatti capanna!” e fece per lanciarsi su un piatto.

“No, no, no!” gridò madame Saint Paul: ed intanto aveva preso a bacchettare Ranma.

“Che c’è? Ho fatto qualcosa che non dovevo?” chiese la ragazza dolorante.

“Non vedi quel posto vuoto? Da quello dovevi intuire che non siamo ancora tutti.”

In quel momento entrò nel salone il commensale mancante.

“Oh, monsieur Picolet, stavamo aspettando giusto lei!”

“Perdoni il ritardo, madame Saint Paul. Trés bien, vedo che abbiamo qualche ospite in più… volti a me graditi!”

Ranma eseguì un perfetto inchino.

“Buongiorno, monsieur Picolet!”

Bonjour, mademoiselle Ranma: è un piacere rivederti.”

E si accinse a farle il baciamano: spalancò l’enorme bocca di mezzo metro e si succhiò tutto il braccio di Ranma. Questa istintivamente rispose sferrandogli un bel calcione: poi si rese conto dell’errore commesso.

“Oh, scusami... che sciocchina che sono! Sai com’è, noi giovani fanciulle pudiche! Eh eh eh!”

“Cominciamo bene...” commentò Akane.



[1] Riferimento all’episodio 86 della serie TV, “Kuno o Marianne?”, in cui Azusa Shiratori per via di una serie di equivoci crede appunto che Kuno sia un tanuki (animale simile al procione, che secondo le leggende popolari nipponiche ha il potere di assumere qualunque aspetto) e, come tutto ciò che le piace, lo prende con sé.