Capitolo 03 - Il nuovo animaletto di Akane

“Fermati, Ranma!”

“Non ci penso nemmeno!”

“Che tu lo voglia o no, ti farò toccare di nuovo il manico d’ombrello!”

“Provaci pure…”

Ranma e Ryoga combattevano saltando da un tetto all’altro, il ragazzo col codino cercava in realtà di seminare l’avversario, ritenendo di avere perso già troppo tempo: era partito quella mattina per arrivare in Cina e si trovava ancora nel quartiere di Nerima…

Finirono su un tetto meno robusto degli altri, un tetto che era stato danneggiato e riparato infinite volte e le cui tegole non erano per niente salde e robuste… non abbastanza per sorreggere i continui spostamenti di due persone che saltavano continuamente da una parte all’altra scagliandosi pugni e calci a ripetizione.

“Ma questo… idiota, mi devi avere contagiato con il tuo senso dell’orientamento pressochè nullo: questa è casa Tendo”.

Ryoga non lo sentì nemmeno, saltò sulla tegola dove si trovava Ranma e si preparò a colpirlo col suo Shishi Hoko-dan mentre era distratto.

“Saotome, sei finit… oooooohhh!!!”

Le tegole avevano ceduto, facendo perdere l’equilibrio ad entrambi i contendenti, i quali ora stavano cadendo nel vuoto: e, come se non bastasse, sotto di loro c’era il laghetto di casa Tendo.

“Maledizione, non nell’acqua… non adesso!!!”

Ryoga fece appena in tempo ad aprire il suo ombrello, riuscì così a rallentare la caduta e a planare dolcemente a terra. Ranma invece finì in acqua.

*E ora… che succede?*

La trasformazione fu immediata, Ranma si trovò subito mutato in un porcellino: ma il peggio era che, non essendo per niente abituato al suo nuovo corpo, non riusciva a nuotare per ritornare a galla.

*Aiuto… sto annegando*

“Grunf, grunf… blub…”

“Cosa sono tutti questi rumori... Ryoga, cosa ci fai qui?”

“Oh… ciao Akane! Che buffo incontrarti da queste parti…”

“Ma se è casa mia… ho capito, ti sei perso di nuovo”

“Grunf... blub... grunf…”

“Aspetta... questo è P-Chan! Dove sei, piccolo?”

“Sono qui” disse meccanicamente Hibiki.

“… Cosa?!?”

Ryoga si diede un pugno in testa.

“Niente, niente…” *Che sciocco, adesso non sono più P-Chan: dovrò fare molta attenzione a non tradirmi*

“P-Chan… cosa ci fai nel laghetto?”

Akane tirò fuori il maialino appena in tempo, Ranma aveva già perso i sensi.

“Poverino, deve aver bevuto molta acqua…”

Premette delicatamente la pancina dell’animale e questo rigettò i due-tre litri d’acqua che aveva succhiato via dal laghetto. Ryoga ebbe un moto istintivo di gelosia mista ad invidia.

“Ma come ci sei finito lì dentro? Eh, P-Chan?”

“Ecco... io ero venuto a portartelo, si era perso per strada. E poi… è successo che sono caduto dal tetto e lui è scivolato in acqua”

“Capisco… ora sarà meglio portarlo in casa al calduccio, guarda in che condizioni è ridotto”.

“Stai tranquilla… Ranma ha la scorza dura e se la caverà facilmente”

“… Ranma, hai detto?”

Ryoga si diede un altro pugno in testa.

*Ma sono proprio un idiota…* pensò. E quindi si rivolse ad Akane:

“Ehm… volevo dire P-Chan, ovviamente”

“Sai, è buffo che tu l’abbia nominato…”

Il volto di Akane si incupì improvvisamente.

“Akane, c’è… qualcosa che non va?”

“Oh… niente, Ryoga: te l’assicuro! Tu, piuttosto: volevo ringraziarti, sei stato molto gentile a riportarmi P-Chan”.

E gli sorrise, il volto reso ancora più bello dalla luce soffusa del tramonto.

“Beh… è stato… un piacere”

L’eterno disperso divenne rosso per l’imbarazzo. Ma Akane non se ne accorse, assorta in chissà quale pensiero… Nel frattempo sopraggiunse Kasumi.

“Oh, ciao Ryoga. Si sta facendo buio, che ne dici di fermarti a casa nostra questa notte?”

“Beh, ecco… io… non saprei…”

Akane si riscosse di colpo.

“Dai Ryoga, non farti problemi: qui sei sempre il benvenuto”.

“Per me… va bene… se non creo alcun disturbo, beninteso…”

La fortuna era dalla sua parte, intese Ryoga. Ora avrebbe potuto controllare Ranma e fargli toccare finalmente il manico incantato non appena se ne fosse presentata l’occasione…

Kasumi, Akane e Ryoga entrarono in casa, dove Soun e Genma giocavano come al solito a Shogi.

“Scacco, amico Saotome! Questa volta non hai scampo…”

“Mmh… guarda, Soun: un disco volante!”

“Dove?”

E Genma ne approfittò per girare la scacchiera.

“Troppo tardi, è già passato… Adesso sono io che ti do scacco! Ah, ah!”

“Genma… così non vale, hai barato! Parliamone da uomini!”

Ma ormai Genma si era già trasformato in un panda e aveva preso a giocare con la palla.

“Genma… mi ascolti?”

“Boo-boo?”

“Dico a te, Genma!”

*Chi è Genma? Io sono solo un panda carinissimo*

“Papà, signor Saotome! Venite, vi ho preparato il tè”.

“Grazie, Kasumi”.

“Boo!”

“Ah, dimenticavo… oggi mangeremo in sette come al solito”.

“In sette?… Vuoi dire che Ranma è tornato?”

Akane rispose al posto della sorella più anziana.

“No, papà… Abbiamo invitato Ryoga a fermarsi qui da noi, stanotte”.

“Buonasera, signor Tendo…”

“Avete fatto bene, figliole… Ryoga, fai pure come se fossi a casa tua”.

“La ringrazio per l’ospitalità”.

I tre ragazzi entarono nell’altra stanza, Soun sentì il bisogno di confidarsi con l’amico.

“Sai, Genma… quel Ryoga è proprio un bravo ragazzo: gentile e ben educato. Tutto il contrario di Ranma…”

*A cosa stai pensando?*

“Vedi… se Ranma non dovesse più tornare… io la palestra a qualcuno dovrò pur affidarla, mi capisci?”

*Non dirai sul serio?*

“Non lo so… ma è un’eventualità che dovrò considerare: tra l’altro, Ryoga ed Akane sembrano andare molto d’accordo”.

Genma sudò freddo. Già si vedeva a fare il panda giocoliere al circo… e tutto per colpa di quel figlio degenere!


*******


*Dove… dove sono?* Ranma riprese i sensi un poco alla volta, cercò di rimettersi in piedi finchè non ricordò di essere ridotto nello stato di porcellino. Si mise allora, con non poca fatica, a quattro zampe.

*Ma come cavolo fa, Ryoga? Mantenere l’equilibrio è quasi impossibile*

Dunque cercò di capire dove si trovasse: era sicuramente su qualcosa di soffice e comodo. *Sembrerebbe… è… un letto*

Davanti a sé una piccola libreria, alla sua destra una scrivania ben conosciuta dal momento che vi aveva studiato alcune volte con… Gli venne un orribile presentimento, che non tardò a rivelarsi fondato quando vide il volto di Akane che lo guardava sorridente.

“Finalmente ti sei ripreso, eh, P-Chan?”

*Ma tu guarda in che situazione dovevo capitare…*

Si voltò. Alla sua sinistra scorse la figura di Ryoga.

*Oh, meno male! Lui mi potrà aiutare a cacciarmi fuori da questo pasticcio… ma così sarò costretto a dovermi ritrasformare in una donna: ed io, nonostante tutto, sono ancora convinto che sia meglio essere un animale che cambiare sesso*

“Hai visto, Ryoga? P-Chan sta meglio.”

“Te l’avevo detto che non c’era bisogno di preoccuparsi, vero… P-Chan?”

Ranma fulminò Ryoga con lo sguardo, ricambiato dal ragazzo con la bandana. Poi si girò nuovamente verso Akane, accorgendosi che lei lo stava letteralmente squadrando da capo a piedi (o piuttosto sarebbe meglio dire “da capo a zampe”… NdA.)

*Ma che… non avrà mica capito… che io…* Sudò freddo.

“P-Chan… ma tu…”

“… grunf?”

“… sei tutto sporco!”

Ranma tirò fuori un sospiro di sollievo, del quale fortunatamente Akane non si accorse.

“Sarà stata certamente l’acqua del laghetto, ormai è diventata putrida. Vorrà dire che ora ci faremo insieme un bel bagnetto caldo…”

“GRUUUUUNF??!!”

Il maialino tornò a sudare ancora più freddo. Ryoga intervenne subito:

“Oh, non devi affato disturbarti, Akane! Ora ci penserò io a fare il bagnetto a P-Chan…”

“Ma… non saprei…”

“Lasciamo decidere a lui… vuoi che ti lavi io, P-Chan?” *Prova a dire di no e ti ammazzo, Ranma maledetto!*

Ranma fece cenno di sì col capo.

“Hai visto? Lui è d’accordo!”

“Che strano… non vuole mai farsi lavare da me…”

“Faremo in un attimo.”

Ryoga prese in mano il “Ranmaialino” e si diresse nel bagno … salvo poi perdersi per casa Tendo.

“Ma dove sono finito?”

“Grunf! Grunf! Grrr!” (traduzione: “Tu e il tuo stupido senso dell’orientamento!”)

Si ritrovarono nel soggiorno.

“Ryoga… stai cercando qualcosa?”

“Ehm… sì, signor Tendo… non trovo il bagno…”

“Oh, è semplice! Devi solo salire le scale che stanno alla tua sinistra, è la prima porta del piano di sopra”.

“Mille grazie!”

E si diresse puntualmente verso la sua destra, nonostante i continui grugniti di Ranma.

“Ma Ryoga…”

Il panda estrasse uno dei suoi cartelli:

*Se il ragazzo dirigerà la tua palestra come dirige i suoi passi, allora stai fresco!*

Dopo un quarto d’ora, Ryoga riuscì finalmente a trovare le scale. Una figura gli si presentò davanti.

“Vuoi sapere dov’è il bagno? Te lo dirò per soli mille yen!”

“No grazie, Nabiki. Ora mi è tutto chiaro!”

E passò oltre la porta del bagno, che aveva proprio di fronte. A questo punto Ranma, che ne aveva fin sopra i capelli… che non aveva più, morse la mano di Ryoga, sfuggì dalla sua presa ed entrò in bagno (la porta per sua fortuna era aperta) inseguito dall’amico-nemico.

“Maledetto, vieni qui!”

“Grunf! Grunf!”

Ryoga si accorse finalmente di essere arrivato nel bagno, riempì la vasca di acqua calda e vi sbattè dentro Ranma.

“Aahh, ora si ragiona!” affermò il ragazzo col codino, ripreso il suo vero aspetto.

“Hai visto quant’è bello trasformarsi in un maialino?”

“Meglio che donna…”

“Sei proprio testardo… a proposito, tieni!”

E gli lanciò i vestiti.

“Dove li hai presi, Ryoga?”

“Non sono stupido come te! Se Akane li avesse visti nel laghetto, avrebbe capito tutto: dunque li ho presi con me non appena sono stato sicuro che nessuno mi potesse vedere”. “Ti ringrazio, amico mio!”

“Non devi ringraziarmi, lo faccio per me! Se Akane scopre che tu ora sei P-Chan, verrà fuori anche la storia dello scambio di maledizioni… e se lei scoprisse il mio segreto, sarei finito!”

“Capisco…”

“E ora… tocca il manico!”

“Te lo puoi scordare!”

E ripresero un’altra volta a combattere.