Capitolo 11 - Lo scontro dei vortici caldi e freddi

“Sei pronto? Ora userò nuovamente la mia Technique de la Plat Final, o se preferite, la Tecnica dell’Ultima Portata!”

“Presto, Sentaro!” urlò la vecchia Daimonji. “Usa la mossa che ti ho insegnato!”

“Giusto, nonna!” disse Sentaro. “Non mi fai paura, monsieur Picolet Chardon. Userò anch’io la tecnica che la famiglia Daimonji si tramanda da tre secoli: osservate tutti l’Arashi Sono Saji-ken!”

I presenti si voltarono in direzione del ragazzo col kimono. Ranma studiò Sentaro con particolare attenzione, in cosa sarebbe consistita questa leggendaria tecnica della famiglia Daimonji?

Sentaro si inginocchiò.

“Vedo che dopotutto preferisci arrenderti: scelta saggia, se non vuoi farti del male…” ridacchiò Picolet.

Sentaro sorrise. “Non hai capito niente! Sappi che tutte le tecniche di combattimento della famiglia Daimonji si adoperano stando in ginocchio, come vuole la nostra personalissima tradizione: ed ora assisterai alla tecnica più temibile di tutte!”

“Che?” esclamò perplesso il giovane Chardon, mentre perfino madame Saint Paul veniva attraversata da un brivido freddo lungo la schiena.

“Sappiate” disse la vecchia Daimonji “che perfino l’Ultimo Imperatore aveva tentato invano di apprenderla… Ma ora vai, Sentaro!”

“Va bene, nonna… Colpo del Cucchiaino da Tèee!”

Sentaro sfoderò di scatto un cucchiaino da tè e lo lanciò addosso a Picolet… Tutti cascarono con le gambe all’aria.

“E questa sarebbe la tua strepitosa tecnica?” gli urlò Ranma, seccata.

“Nipote disgraziato…” mormorò la nonna di Sentaro, mettendosi una mano sulla testa.

“Ehm, sai nonna?” mormorò sommesso Sentaro. “Credo di essermela leggermente dimenticata.”

“Deficiente!” Ranma lo colpì alla testa.

“Ehi!” esclamò Sentaro. “Ora me la ricordo!”

Il giovane col kimono sorrise.

“Bene, adesso preparatevi tutti ad assistere all’autentico Colpo Tempestoso del Cucchiaino da Tè!”

Recuperò il cucchiaino finito per terra, mise a bollire l’acqua che stava nell’enorme contenitore per il tè e attese pazientemente.

“A me sembra tutta una grande fesseria…” mormorò la ragazza col codino.

“Sentaro, ti sembra questo il momento di preparare il tè?” domandò Akane.

“Non preoccuparti per me, dolce Akane!” rispose lui.

L’acqua calda era pronta. Sentaro immerse il cucchiaino nel contenitore e cominciò a mescolare il liquido con una rotazione veloce del polso.

Ranma d’incanto ripensò ad una fase del suo scontro culinario con Picolet e capì.

Sentaro sollevò lentamente la mano che girava il cucchiaino, non arrestando neanche per un istante il movimento rotatorio. Dal contenitore gigante si alzò un immenso vortice di acqua calda.

“Sei finito…” mormorò il giovane a Picolet.

“Non mi spaventi” replicò il francesino. “Se tutta la tua forza consiste in quel turbine, lo distruggerò con la mia tecnica”

Alzò coltello e forchetta e urlò:

“Variante de la Technique de la Plat Final: deux en un!”

La rotazione delle due mani di Picolet generò un unico grande tornado, che il giovane Chardon diresse subito contro il vortice di Sentaro.

“Bravo, monsieur Picolet!” gridò madame Saint Paul. Ma rimase zittita da ciò che avvenne immediatamente dopo: il tornado di Picolet, non appena ebbe sfiorato il vortice caldo, fu dirottato da una forza misteriosa verso il basso. Un momento più tardi si spezzò.

“Ma cosa…” fece sbigottito il ragazzo biondo. “Come hai fatto?!”

“Sorpreso?” chiese Sentaro.

“Ma certo, è tutto chiaro!” disse Soun, apparso ancora una volta all’improvviso assieme all’amico Genma. Estrasse con la mano sinistra un microfono e spiegò:

“Il vortice provocato da Sentaro è costituito da acqua bollente, la quale riscalda perciò l’aria in esso compresa. L’aria calda tende a salire verso l’alto: così facendo risucchia tutta l’aria circostante, compresa quella del tornado di Picolet, che si trova ad una temperatura minore ed è dunque più pesante e non può fare a meno di frammentarsi, non appena giunta a contatto con essa. Ecco perché gli attacchi di Picolet Chardon si rivelano del tutto inefficaci contro la tecnica Daimonji.”

“Proprio così!” affermò Sentaro. “Ma non è tutto: il mio vortice può funzionare come arma…”

“Che?” esclamò Picolet.

“Attacco a cascata!” urlò Sentaro.

Il vortice d’acqua ancora bollente divenne sempre più sottile, fino a risolversi in un potentissimo getto che colpì Picolet mandandolo privo di sensi contro la parete.

“Guardate!” eslclamò Soun col microfono. “Si tratta di una variante della tecnica a cui abbiamo assistito prima: la velocità del getto genera un enorme attrito, così si viene a creare un potente colpo energetico. Proprio come l’energia meccanica provocata dal flusso di una cascata!”

“Perfetto” mormorò Sentaro. “La vittoria è adesso a portata di mano…”

“Non ancora!” lo interruppe Ranma. “Ti sei dimenticato di me, Sentaro: dovrai battermi, se vuoi avere quell’oca!”

“Sarà un vero piacere, Ranma…” Il giovane Daimonji mescolò un'altra dose abbondante d’acqua bollente generando un nuovo vortice, ancora più grande del primo.

“Attacco a cascata!”

Un potente getto d’acqua calda si diresse verso la ragazza col codino.

“La situazione si presenta difficile per Ranma” spiegò Soun. “Infatti non solo deve pensare a contrastare il terribile colpo di Sentaro, ma è pure impegnato a non farsi minimamente sfiorare dall’acqua calda. Se viene bagnato da essa, tornerà uomo: e se tornerà uomo davanti agli occhi di Picolet, allora verrà sicuramente squalificato ed inoltre sarà costretto a pagare il suo debito di 100.000 yen. E’ di fondamentale importanza che Picolet non scopra il segreto di Ranma!”

“Papà” urlò arrabbiata Akane “E allora perché glielo stai declamando tu col microfono?”

“Ops…”

Ranma fissò il getto che veniva verso di lei.

“Cosa faccio?… Ho trovato!”

“Sembra che Ranma abbia pensato ad un contrattacco” annunciò Soun. “Quale straordinaria tecnica adopererà? La Tecnica delle Castagne? Il Neko-ken? Il Moko Takabisha?”

Ranma scappò via: scese in fretta e furia i gradoni dello scalone a chiocciola, inseguito dal getto di Sentaro. Tutti i presenti cascarono con le gambe all’aria.

“Forse mi ero sbagliato…” mormorò Soun.


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Su uno dei gradoni era apparso improvvisamente un cratere fumante. Dentro il cratere stava Tatewaki Kuno. Sopra Tatewaki Kuno, completamente illesa, Azusa Shiratori continuava a fare il gioco del cavalluccio.

“Ma che brava la mia Marianne!” esclamò. “Azusa-chan vuole tanto bene al suo tanuki!… Mi senti, Marianne? Allora, mi senti?”

Dall’interno del cratere venne fuori soltanto un mormorìo sommesso.

“Marianne!” urlò spaventata. “Ti sei per caso fatta male?”

Non udendo alcuna risposta, la ragazza estrasse fuori il Tuono Blu e cominciò a picchiarlo sul capo.

“Ti sei fatta male? Eh? Ti sei fatta male? ALLORA? ALLORA?”

Kuno si riscosse d’improvviso.

“SCEMAAAA! MI FAI PIU’ MALE TU ADESSO!” ringhiò contro la ragazzina che aveva di fronte. Dunque si guardò attorno. Un cartello era sbucato fuori dal nulla.

[Complimenti, sei già arrivato al novantasette?

Cammina avanti, e raggiungerai le più alte vette!]

Kuno rimase sbigottito.

“So… sono al numero novantasette? Davanti a tutti, ad un passo dal traguardo?”

Riprese quasi subito l’abituale compostezza.

“Ma certo: è più che naturale che il sottoscritto, Tatewaki Kuno, 17 anni, sia guidato dalle forze superiori divine verso l’ambita vittoria.” Marciò solennemente di casella in casella verso il numero cento, come indicato dal cartello che prometteva di non riservare più alcuna trappola, seguito da Azusa.

Proprio in quell’istante, da una parete si spalancò un passaggio segreto. Da quel passaggio segreto, sbucarono fuori Kodachi e Sasuke.

“Sorella? Cosa ci fai tu qui?!” esclamò confuso il Tuono Blu. “E tu pure, Sasuke, alleato col nemico?!”

“Mi dispiace signor Tatewaki.” mugolò sommesso il servitore. “Ma la signorina Kodachi ha minacciato di darmi in pasto a Verdolino, se non la aiutavo…”

“Come avete fatto ad arrivare sin quassù?”

”Oh oh oh! Fratello stupidone, devi sapere” spiegò Kodachi “che questa torre fu costruita dalla nostra famiglia, la quale fu solo in seguito costretta a venderla agli Chardon. A casa nostra abbiamo i piani di progettazione dell’edificio, con tanto di ubicazione di ogni passaggio segreto qui presente…”

“Ma signorina Kodachi” intervenne Sasuke. “Questo non è… barare?”

Lusingata come se quello fosse stato un complimento, la Rosa Nera prese a sghignazzare con la sua voce stridula, costringendo gli altri a tapparsi le orecchie.

“Kodachi” replicò poi il fratello. “Non posso permetterti di vincere, anche se sei mia sorella: il gourmet de foie gras mi serve, ne farò dono ad Akane Tendo e alla ragazza col codino.”

“Sai che me ne importa?!” ribattè lei. “Quell’oca serve a me, appunto la servirò bollita al mio adorato Ranma.”

“Regalarla a quel buzzurro di Ranma Saotome?” sbottò Kuno. “Non sia mai!”

“Su, calmatevi padroncini…” cercò di mettere pace Sasuke.

“Sophie!” esclamò Azusa, rivolta al servitore.

“Cosa?” fece Sasuke, il quale intese la situazione e prese ad indietreggiare: mentre Azusa, dal canto suo, avanzava lenta ed inesorabile.

“Ascolta, fratello, tu non riuscirai ad ostacolare il mio piano!” disse intanto Kodachi.

“E quale sarebbe?”

“Semplice: sposerò Ranma, non prima di avere fatto fuori Akane Tendo e la ragazza col codino!”

“Illusa!” replicò con sicurezza Kuno. “Pensa tu piuttosto a non porre ostacoli al mio, di piano…”

“E cioè?”

“Ovvio: sposerò Akane Tendo e la ragazza col codino, non prima di avere fatto fuori Ranma!”

“Questo è tutto da vedere!” Kodachi lanciò al fratello un mazzo di rose nere, che lui lesto afferrò con una mano.

“Vedo che hai capito e vuoi rappacificarti con me, sorella” mormorò il Tuono Blu. “Sia pure, accetto le tue scuse. Lo so che in fondo sei una ragazza dolce e delicata, proprio come queste rose.”

Annusò il loro profumo.

“Mmm… portano con sè l’aroma della primavera! E come si può restare indifferenti, di fronte al loro romantico sibilare?… Un momento, ho detto: sibilare?!”

Un istante dopo le rose nere esplosero in faccia al povero Kuno.

“Sistemato! Ora andiamo a prenderci l’oca… Vieni, Sasuke!”

Col rossetto sulle labbra e un grosso fiocco rosa sulla testa, il servo sgambettò dietro la padrona.

“Sophie, ma dove vai?” Azusa corse dietro ai due, trascinandosi un Kuno privo di sensi per un lembo della veste.