Capitolo 007

Era stata la giornata di scuola più lunga che ricordasse.

In primis perché non avrebbe voluto andarci, ma sua madre aveva insistito con un tono così petulante, che alla fine aveva ceduto.

La genitrice, infatti, gli aveva assicurato che se ci fossero state novità sul fronte del rapimento avvenuto, non avrebbe atteso che tornasse dal Furinkan e che sarebbe venuta lei di persona a dargli gli aggiornamenti, se necessario.

Suo padre, in versione animalesca, era molto interessato alla conversazione fra lui e la mamma... Stava eseguendo la cyclette con un pallone fra le zampe posteriori: nel moto circolare, non riusciva però a mantenere l'equilibrio la sfera di gomma per più di cinque secondi netti.

Evidentemente quelli del circo erano tornati in città e lui moriva dalla voglia di esibirsi, e mangiare qualche buon fascio di bambù a sbafo!

In ogni caso, Ranma si aspettava, erroneamente, di vedere spuntare sua madre dietro ogni porta e ogni angolo della scuola.

Tutta quella calma era troppo surreale, confidava che almeno Hori-gami lasciasse un biglietto di riscatto, o di vendetta per Soun Tendo.

Una volta tanto non era suo padre quello di cui si doveva lamentare! Tendo avrebbe dovuto prevedere un piano B, nel caso il suo nemico giurato fosse tornato a cercarlo, ed invece se l'era goduta... in fondo non si stupiva che lui e suo padre andassero tanto d'accordo!

Era di strada verso il Tendo dojo, quando una visione lo insospettì.

“Che fai?!” Nabiki fermò il polso di una compagna, che stava per buttare l'involto del proprio panino nel cestino.

L'amica rimase a bocca aperta, poi riuscì a risponderle: “Perché? Che ho fatto?”

Nabiki le tolse di mano la carta, guardandola premurosamente. “Ti spiace se la tengo io?”

“No, certo! Come mai ti interessa tanto una cartaccia?”

Il ragazzo col codino venne distratto dall'improvvisa esplosione alla sua sinistra, parte del muro di cinta franò lasciando libero di passare Hibiki, riemerso in un nugolo di polvere.

“Proprio te cercavo! Finalmente ti rifai vivo!” sbottò il giovane con la bandana, già inalberato di suo.

“Per la verità... mah! Lasciamo perdere!” Saotome lo prese all'amo del suo braccio, tirandolo via per il collo. “Dove sei stato, Ryoga? Hai scoperto niente di nuovo?” sorrise beffardo, una volta condotto l'amico nel salotto di Soun.

Il girovago gli tirò un pugno in testa. “Questo avrei voluto chiedertelo io!”

“Sono a casa!” la voce fanciullesca di Kasumi li immobilizzò seduta stante.

La ragazza passò dal salotto alla cucina, portandosi dietro la busta della spesa, seguita dallo sguardo fisso dei due esperti d'arti marziali.

Prima che la ragazza chiudesse, Saotome afferrò il pannello divisorio.

“Possiamo aiutarti?” sorrise, facendo poi l'occhiolino ad Hibiki che, pur non avendo capito le sue intenzioni, li seguì all'interno della stanza.

La maggiore delle Tendo aprì il sacco delle cipolle e cominciò a sbucciarne qualcuna: le faceva in fette perfette, ma Ranma notò che lacrimava, forse piangeva perché non aveva messo le cipolle nel catino a bagnomaria, dimenticanza straordinaria per una cuoca provetta come lei!

*Sei tu, o sei una bambola di carta?* si chiese mentalmente Saotome avvicinandosi alla ragazza.

Gli sembrò che Kasumi si scansasse, in realtà era andata a prendere una pentola d'acqua, ci aveva spruzzato dentro una manciata di sale, ma d'improvviso era sbiancata, posandola sopra al fornello grande.

“Nabiki! sorella cara!”

La mezzana discese le scale e si presentò agli altri con un:

“Sì, Kasumi adorata?”

“Qui è chiaro che c'è qualcosa che non va” commentò Ryoga a mezza bocca, mentre Saotome annuì convinto.

“Accenderesti tu il fornello? Io devo preparare la tavola...”

La pelle d'oca invase Nabiki. “Mi spiace, devo finire i compiti” replicò perentoria, senza nemmeno voltarsi a guardare il forno. La maggiore lasciò l'accendino in mano alla sorellina.

“Studiare un po’ di cucina ti renderà una moglie migliore quando ce ne sarà il bisogno!”

Nabiki lo fece cadere e gridò: “Alla morra!”

“Come vuoi” sorrise l'altra.

Le due agitarono i pugni nel gioco più vecchio del mondo: “Sasso, carta o forbici”. Entrambe continuavano a mostrare il palmo aperto, segno della carta, ma nessuna demordeva.

“Sono sicuramente le bambole, non dobbiamo perderle di vista” sussurrò Ranma all'amico con la bandana maculata.

“Kasumi!” Era la voce grossa di Soun Tendo. “Ho bisogno di te.”

La ragazza sorrise trionfante e se ne andò dal padre, Ranma la seguì lasciando Ryoga con la copia di Nabiki.

“Cosa c'è papà?” domandò la ragazza sedendosi sui talloni, imitando l'uomo di casa.

Soun infilò l'indice in un buco nel tessuto di una giacca.

“Si è scucita, puoi rammendarla angelo mio?”

“Sicuro” rispose con un bel sorriso quella prendendo in affido la sua giacca preferita.

Ora, mentre la giovane Tendo cuciva attenta, Ranma le spuntò alle spalle sventolandole un paio di forbici davanti al naso.

“Kasumi!” gridò Soun vedendola svenire. “Ranma, come puoi essere così dispettoso con la mia bambina?!” La collera sfigurò il viso dell'uomo in una maschera di puro terrore.

Il ragazzo mise le mani avanti piegandosi sulle ginocchia, sovrastato da Tendo. “Posso spiegare! Questa non ha nulla a che vedere con Kasumi!”

Quando ebbe rivelato all'uomo ogni cosa, Kasumi si svegliò dal torpore e i due fecero finta di niente, se la copia avesse saputo che l'avevano scoperta sarebbe potuta esplodere come un kamikaze in missione e addio agli sforzi fatti!

Le sorelle vennero però seguite a distanza di sicurezza, e verso le 11:10 Am uscirono in strada con la scusa di andare a trovare il dottor Tofu.

“Non ce la faccio più, guarda mi sto screpolando!” fece la mezzana a Kasumi.

La sua interlocutrice annuì mestamente posando la testa sulla spalla di Nabiki. “Anch'io devo ricaricarmi...”

Le false sorelle si fermarono a pochi passi dall’edificio, oramai in disuso, di un teatro.

Ranma e Ryoga fecero appena in tempo a vedere un’ombra aprire la porta e le due entrare al seguito.

Un tizio mise fuori la testa guardando a destra e manca e poi richiuse la porta, dai lineamenti sembrava cinese e doveva più o meno avere la loro età.

Senza mettersi d'accordo con Ranma, Hibiki entrò in azione e sfondò la porta con una serie di calci ben assestati ma decisamente rumorosi.

“Chi e là?” gridò la voce di un uomo.

Senza badargli Ranma cercò con lo sguardo pieno d'ansia qualcosa nel teatro, tra le sedie, gli spalti ed infine nel palco.

Akane incontrando il suo sguardo sorrise e impulsivamente annuì. *Sono felice di vederti, stiamo tutte bene* pensò, ma non osò dirlo per la distanza che li separava.

Le tre sorelle erano sedute contro la parete di fondo, le mani legate dietro la schiena, nessuna però riportava ferite, erano solo un po’ provate dalla stanchezza... Vicino a loro, sostavano le copie di Kasumi e Nabiki: le due avevano appuntato un talismano al petto, di cui non riusciva a leggere la scritta, ma sembravano apprezzarne il beneficio.

“Maledetto, te la farò pagare per quello che hai fatto ad Akane e alle sue sorelle!” ringhiò Ryoga scrocchiandosi le dita.

“No, Ryoga, qui ci penso io!” s'impose il ragazzo col codino afferrandogli una spalla. “Tu vai a liberare le ragazze!”

Controvoglia il compare si allontanò.

“E così avete seguito le mie spie... ma non sperate di sconvolgere i miei piani, è solo un’illusione!” Ais riprese la conversazione lasciata a metà.

“Ma, per pura curiosità, come avete fatto a capire che non erano le vere figlie di quell'usurpatore? Le mie copie sono praticamente irriconoscibili.”

“Solo teoricamente” lo corresse Saotome. “Akane non avrebbe mai chiamato P-chan… Ryoga!”

Ais spalancò la bocca, capendo il suo più grave errore. La scoperta lo ammutolì.

Ranma ne approfittò per prendere nuovamente la parola:

“Ti facevo più vecchio, Hori-gami!”

Solo allora il cinese si riscosse. “Meteore pestilenziali, eau de toilette!” gridò lanciandogli addosso degli origami poliedrici.

Non mirò su di lui, ma sotto di lui. Ranma se ne accorse quando gli origami scoppiarono ai suoi piedi lasciando nell'aria un odore nauseante di uova marce.

“Il mio nome è Ais Krim. Hori-gami era mio padre, sono venuto fin qui per riscattare il suo onore!”

L'avversario si lanciò contro di lui minacciandolo con una serie di pugni che Ranma scansò agilmente, portandosi alle sue spalle e preparandosi a ribattere con la tecnica delle castagne.

Ais si difese molto bene e, spiccando un salto all'indietro, eseguì una capovolta atterrando sopra lo schienale di una poltroncina del teatro.

Ranma lo imitò e presero a tirarsi calci in rotazioni sempre più veloci. Nell'ultimo il ragazzo col codino ebbe la fortuna di afferrargli la caviglia e mandarlo al suolo con una mossa della mano a mo’ di sgambetto inferto dietro al ginocchio rimasto in equilibrio.

Quando il cinese si rialzò dalla caduta, era furioso.

“Colpo segreto della scuola d'arti marziali Krim!” Una serie di turbini abbaglianti scattarono uno dopo l'altro dalle sue mani, convergendo verso Saotome.

Il ragazzo col codino li evitò tutti quanti, ma sentì un fianco bagnato e sgomento osservò che era bagnato del suo sangue!

Un ultimo turbine lo colpì quando alzò lo sguardo verso Ais, facendolo balzare all'indietro dentro ad una poltroncina che lo richiuse come la perla dentro l'ostrica, le gambe gli spuntavano fuori dallo schienale.

Numerosi coperchi di secchi della spazzatura rimbombarono sul parquet, una volta caduti.

Con un colpo di reni, Saotome si cavò d'impaccio e si precipitò sull'avversario costringendolo alla difensiva e portandolo ad arretrare fino al palco.

Nel frattempo Ryoga aveva liberato le ragazze.

“Non abbiamo tempo da perdere, usciamo!” disse Nabiki prendendolo per un braccio, decisamente in confidenza col ragazzo.

“Che vuoi fare tu?” la colpì con un piccolo martello Akane. “Ryoga, questa è una bambola di carta! Nabiki non ti tratterebbe mai così gentilmente!”

“Vero” annui l'altra Nabiki Tendo, per nulla offesa dalla sorellina: era abituata a trattare tutti come pezze da piedi, da troppo tempo per smettere!

“Scusatemi!” s'inchinò il girovago prendendo per mano Akane. “Seguitemi, conosco l'uscita.”

Venti minuti più tardi i tre baldi giovani erano incappati in una sala oscura, dopo aver fatto su e giù per le scale degli spalti un'infinità di volte...

La maggiore delle Tendo fece girare una pellicola infilata dentro ad uno stano treppiedi.

“Sembrerebbe una sala proiezioni.”

Ryoga si poggiò involontariamente a sedere sul tavolo dei comandi.

Una luce li accecò, distraendoli dalla battaglia.

Sul pannello bianco del muro si creò l'immagine incredibilmente realistica di un treno in corsa che puntava verso di loro!