Capitolo 14 - Game Over

“Il mago delle rane?” esclamò Ranma.

“Ma non eri stato eliminato?!” domandò Akane.

“Io non mi arrendo mai, i miei discepoli non me lo perdonerebbero!” disse lui, riferendosi ai suoi fedeli ranocchi.

“E come ci sei arrivato, fin qui?”

L’omino che si trasformava in una rana gigantesca se bagnato con l’acqua fredda si mise a sghignazzare.

“Semplice!” spiegò. “Ho adoperato un’antica tecnica cinese risalente a 2000 anni or sono: si tratta del leggendario Herikoputa-kara Kyuutou-gikou!”

“Il leggendario…”

“Herikoputa-kara Kyuutou-gikou?!”

Le due ragazze si fissarono perplesse. Da lontano potevano udire un rombo, come prodotto dal girare vorticoso di alcune pale. Guardarono sopra le loro teste: sul soffito un lucernario trasparente, attraverso il quale la luce del giorno filtrava illuminando la sommità della torre, frantumato in una sua parte, permetteva loro di scorgere un elicottero sospeso in aria.

“Dunque” chiese con aria stanca la ragazza col codino “Non hai fatto altro che calarti con una corda da quell’elicottero, passando per il lucernario?”

“Esattamente!” disse lui. “Il leggendario Herikoputa-kara Kyuutou-gikou [ora posso tradurvelo in italiano: suona come “Tecnica del Salto dall’Elicottero” N.d.A. ^^'] non fallisce mai…”

“E questa” mormorò Akane “sarebbe una tecnica cinese vecchia di 2000 anni?!”

“Ma se tu sei qui” domandò Ranma “Chi sta pilotando l’elicottero?”

“Uhm, ecco cosa non avevo calcolato” sudò freddo il mago delle rane.

L’elicottero prese a barcollare per il cielo, senza alcun controllo.


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Parecchi metri più sotto, il maestoso giardino di casa Chardon si era da poco arricchito di alcune caratteristiche formine sul proprio suolo: guarda caso, raffiguranti i contorni di Kuno, Sasuke e Kodachi.

“Ancora, ancora, ancora!” gridava Azusa, completamente illesa dal momento che il corpo del Tuono Blu le aveva fatto da materasso nella caduta.

“Non so voi” mormorò sommessa la Rosa Nera “ma io non ne voglio più sapere di questa storia, improvvisamente le oche mi stanno troppo indigeste: offrirò al mio caro Ranma della carne in scatola…”

Kuno si rialzò furibondo, non poteva venire umiliato in quella maniera da uno stupido gioco.

“Nessun mortale può recare offesa a Tatewaki Kuno, 17 anni, e poi sperare di passare impunito: la vendetta divina incomberà implacabile dal cielo!” e dicendo questo, puntò l’indice verso l’alto.

In quel preciso istante, l’elicottero si schiantò al suolo proprio a pochi passi dalla strana comitiva. In seguito al violento urto, le pale si sganciarono, presero a rimbalzare finendo infine addosso al campione di kendo dell’Istituto Superiore Furinkan.

“Gli dei mi hanno preso un po’ troppo alla lettera…” mormorò Kuno prima di svenire.


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Il magico eremita fissò negli occhi il suo grande nemico.

“Ranma Saotome” puntò l’indice in avanti. “Sarà un vero piacere per me sconfiggerti!”

“Guarda” replicò Akane “che io non sono Ranma.”

“Deficiente!” la ragazza dalla chioma rossa gli diede una pedata in faccia. “Ranma Saotome sono io, ancora non mi riconosci?!”

“Adesso lasciamo da parte i convenevoli” disse il mago delle rane, appoggiatosi al suo lungo bastone. “All’assalto, miei soldati!”

Un plotone di rane saltò in direzione delle due ragazze, Akane urlò come una matta gesticolando con forza nel tentativo di scacciarsele di dosso. Ranma si voltò furente contro il suo avversario.

“Possibile che tu non sappia mai giocare pulito?”

Questi lasciò comparire un sorrisetto beffardo da sotto i lunghi e fitti baffetti.

“Ora ti darò il colpo di grazia, Ranma Saotome!”

Immediatamente dopo, l’omino che si trasformava in un grosso rospo con l’acqua fredda lanciò una dozzina di bombe a mano. Ranma abbozzò un sorrisetto nervoso.

Un’altra tecnica plurimillenaria, suppongo…

L’esplosione provocò un’enorme nuvolona di fumo: quando questa si dissolse, Ranma e Akane poterono vedere le rane messe fuori combattimento dalle bombe.

“Che idiota, ha colpito proprio le sue bestiacce…” mormorò Ranma.

“Nooo!” gridò sconvolto il mago delle rane.

Si avvicinò alle sue truppe.

“Ora puoi riposare, soldato” mormorò, inginocchiatosi a terra, ad uno degli animaletti rimasto privo di sensi. “Hai fatto il tuo dovere.”

“Che scena pietosa…” mormorò Akane.

“Adesso basta!” disse lui. “Mi prenderò quell’oca, costi quel che costi!”

Cosa ha in mente di fare?

“Nagaraku no Tan-batsu!”

“Aaaaaahhh!” gridò Akane con tutta la forza che aveva in corpo.


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La vecchia Daimonji, inginocchiata sulla parete di lato contro tutte le leggi della fisica, prima fra tutte quella di gravità, squadrava dall’alto in basso il nipote incapace, ancora accasciato sopra uno dei gradoni, privo di sensi dopo essere stato lanciato contro un muro dalla forza centrifuga del ciclone di Ranma.

“Ti sei fatto battere come un pivello, Sentaro: quando torniamo a casa, riprenderemo seduta stante il tuo duro addestramento…”

Si interruppe di colpo, sentendo uno strano rumore. L’Hiryu Shotenha si era dissolto da poco e l’acqua stava via via defluendo dallo scalone a chiocciola. Ma era come se l’intera torre stesse traballando, tutti quei combattimenti dovevano avere indebolito non poco la struttura dell’edificio.

“Mmm, qui sta per crollare tutto quanto: sarà meglio uscire finchè siamo in tempo…”


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Akane osservava inorridita l’incredibile scena che le si parava dinanzi.

“Questo Nagaraku no Tan-batsu è incredibile!” esclamò Ranma.

“Io dico che è incredibilmente rivoltante!” disse schifata quella con i capelli corti.

Il mago delle rane si era bagnato con una fiaschetta contenente dell’acqua fredda, trasformandosi in tal modo nell’uomo-rana: e subito dopo aveva allungato a dismisura la propria lingua [Nagaraku no Tan-batsu vuol dire “l’Attacco della Lingua Lunga”, N.d.A] per acchiappare il papero.

“Fermo!” disse una nuova voce. “Non te lo permetterò!”

“Ma chi…” mormorò Ranma.

“Picolet?!” esclamò Akane. “Come hai fatto a raggiungerci così presto?”

“Con un altro elicottero?” domandò smaliziata la ragazza col codino.

Il ragazzo biondo vestito con un elegante frac bianco, decorato da uno sfavillante papillon rosso, sorrise. Dietro di lui, la solita madame Saint Paul.

“Monsieur Picolet vincerà lealmente!” disse lei, richiudendo con una leva nascosta l’ennesimo passaggio segreto della torre. “L’erede della scuola di combattimento culinaria francese non ha alcun bisogno di barare ricorrendo a sporchi trucchi.”

Contrattaque!” gridò il giovane Chardon. Il quale allungò in maniera spaventosa la propria lingua, ostacolando quella dell’avversario.

“E foì fuoi i foo fuo… (traduzione: E così vuoi il gioco duro…)” disse il mago delle rane. Dando il via ad una titanica lotta delle lingue, le quali venivano adoperate dai contendenti come fossero spade.

Akane si voltò verso Ranma.

“Bisogna fare qualcosa o Mousse è spacciato, chiunque di loro due vinca!”

“So io cosa!” disse la giovane con la giubba cinese rossa. “Kachu Tenshin Amaguri-ken versione modificata: Sanjuu Notto no Gu-sekkou! (Triplice nodo del bravo scout).”

Le mani di Ranma si mossero ad una velocità incredibile, eseguendo l’ennesima variazione della Tecnica delle Castagne: Akane poté vedere solo dei lampi sparsi che l’abbagliarono e, quando tornò ad aprire gli occhi, trovò davanti a sé le lingue dell’eremita delle rane e di Picolet annodate tra di loro, con tanto di fiocchettino.

“Et voila!” esclamò soddisfatta la ragazza col codino. “Eccoli neutralizzati entrambi.”

“Bene” disse Akane. “Adesso tutti i nostri avversari sono stati sconfitti.”

“Non sia mai!” tuonò una stridula voce femminile.

Ranma si voltò appena in tempo per scorgere madame Saint Paul che si lanciava contro di lei impugnando una padella.

“Sarà monsieur Picolet a prendere l’oca per primo.” Sferrò un potente colpo con la padella contro la testa di Ranma. “Egli è insuperabile e non ha bisogno di nessun aiuto esterno per assicurarsi l’ambita vittoria!” e, mentre diceva queste parole, colpiva ripetutamente la faccia della ragazza col codino, ormai divenuta incredibilmente gonfia, impedendole di afferrare Mousse.

Akane corse allora verso l’oca.

Se la prendo, il gioco è finito.

Picolet ed il mago delle rane si scambiarono un gesto d’intesa. Corsero intorno ad Akane, muovendosi in direzioni opposte: così da legare ed immobilizzare la fidanzata di Ranma con una sorta di corda disgustosa improvvisata dalle loro lingue.

“Bravo, monsieur Picolet!” esclamò la governante di casa Chardon. “Ora vada a prendere l’oca.”

“Fo foffo (Non posso)” replicò il francesino.

“Feffefo io (Nemmeno io)” disse il magico eremita.

I due contendenti, per fermare Akane, si erano immobilizzati essi stessi. La ragazza dai capelli corti si lasciava nel frattempo sfuggire varie smorfie che esprimevano tutto il suo disgusto per l’umida situazione in cui si trovava.

Madame Saint Paul lasciò andare Ranma, la quale sorrideva stupidamente, completamente rintontita dalle padellate.

“Noo! Ed ora chi vincerà?”

Proprio in quell’istante una figura saettò nell’ombra e prese in braccio Mousse.

“Ho vinto io!”

“Ma tu” balbettò l’istitutrice di Picolet. “Tu sei quel terzo concorrente che si è aggiunto a gara in corso insieme ai due villani.”

“Esattamente!” si sfilò la maschera che ricopriva il suo volto, lasciando di sasso tutti i presenti.