Capitolo 05 - Inizia la prova

“Partecipare a questa cerimonia? Ma non hai sentito, Ranma? Ci sarà una prova molto difficile da affrontare, inoltre i nostri avversari sono tutti molto forti.”

“Questo è vero, Akane: ma è anche vero che li abbiamo già sconfitti in passato, dunque non vedo perché non dovremmo farcela. E comunque non abbiamo altra scelta.”

Madame Saint Paul abbozzò un sorriso.

“Ti vedo molto sicura di te, mademoiselle Ranma. Bene, sei libera di affrontare la prova: ma non dovrai sconfiggere solo loro, ci sarà anche il vincitore degli ultimi cinque anni.”

“E chi è?” chiese Akane.

“Non lo immagini?” disse Ranma.

Picolet fece un passo in avanti.

C’est moi, naturalmente.”

“Monsieur Picolet ha secoli di tradizione alle spalle, conosce tutte le tecniche speciali della famiglia Chardon… anche quest’anno nessuno potrà batterlo e l’esclusiva del gourmet de foie gras rimarrà a noi.”

“La sua fiducia mi mette in imbarazzo, madame Saint Paul: cercherò di fare del mio meglio, come sempre.”

“La vedremo!” disse Ranma, con tono di sfida.

Madame Saint Paul si rivolse a tutti i presenti.

“Signori, la cerimonia avrà luogo fra dieci minuti nella Torre.”

“La Torre?” mormorò perplessa la ragazza col codino.

“Non ricordi?” le disse Akane. “Quella in cui alloggiava Picolet quando credevamo si fosse trasformato in un vampiro.” [1]

Madame Saint Paul e Picolet lasciarono il salone, seguiti dagli altri ospiti. Solo Ranma, Akane, Shampoo e Soun rimasero nella stanza ormai vuota.

“Se volete combattele pel Mousse, fate pule: ma non contate su di me.”

Akane si voltò verso la guerriera amazzone.

“Che dici, Shampoo? Veramente non ti importa niente della sorte di Mousse?”

“Ploplio così.”

“Come puoi parlare in questo modo, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per trovarlo? E tu eri la più preoccupata di noi, mi sembra.”

“Io volevo solo sapele dove si tlovasse invece di essele a lavolale nel mio listolante. Ola che lo so, ho deciso di licenziallo: non ci selvono sfaticati come lui al Nekohanten!”

“Non ci credo… Ma ti sembra giusto nei suoi confronti?”

“Senti, Akane: visto che Mousse ti intelessa tanto, puoi andale benissimo a salvallo tu. Poi magali vi fidanzelete e… al vostlo matlimonio, io e Lanma vi potlemo fale da testimoni!”

“Cheee?” Fece la ragazza dai capelli corti.

A quel punto intervenne la cameriera baffuta.

“Buaaahh! Figlia mia, perchéee? Tu sei la fidanzata di Ranma, non devi dimenticarlo: è lui che devi sposare!”

“Piantala, papà! Lo decido io se, quando e con chi mi sposerò.”

Shampoo lasciò il salone.

“Zai jian, io tolno dalla bisnonna: laggiungimi al più plesto, ailen!”

Un gocciolone comparve sulla fronte della ragazza col codino.

“Ranma” disse improvvisamente Soun. “Non ho ancora capito di che cosa si tratta, ma la prova che ti aspetta sembra essere molto difficile.”

“Io non ho paura.”

“Lo so bene, ma credo ti converrebbe tornare uomo prima di recarti nella torre: così avrai maggiori possibilità di farcela.”

“Giusto!” esclamò Akane. “Questa è una buona idea!”

“Non se ne parla!”

Era Genma, tornato uomo.

“Amico Saotome, vuoi spiegarti?”

“E’ presto detto: non vi ricordate il debito di Ranma?”

“Vuole dire il conto del pranzo che Picolet si è sbafato in due secondi nella sfida culinaria al Furinkan contro Ranma e che proprio Ranma deve saldare, avendo perso?” chiese Akane.

“Precisamente.”

“Genma, vuoi dire che tu e tuo figlio non lo avete ancora saldato?” domandò Soun.

“Che vuoi farci, amico mio? Purtroppo sono momentaneamente a corto di yen.”

“Come sempre…” mormorò Akane.

“Capisco” disse Soun. “E se Picolet vedesse Ranma nella sua versione maschile, esigerebbe i soldi che lui gli deve.”

“Eh, già!”

Genma sospirò. D’un tratto aggiunse:

“A meno che…”

“Giàaa!” gli fece eco l’altro. “A meno che…”

“A meno che…” dissero i due vecchi amici all’unisono.

FLASHBACK

Picolet si presentò a casa Tendo.

“Monsieur Ranma Saotome, avresti un momento per me?”

“Huh?”

Il ragazzo col codino lo guardò confuso.

“Mi devi le spese del pranzo dell’incontro che hai perso: sono 100.000 yen tondi tondi.” disse il francesino. “Oppure, se preferisci, mi accontenterò di prendere in moglie una delle tue future figlie.”

FINE FLASHBACK

Soun e Genma ridacchiarono, ripensando a quelle ultime parole.

“Amico Saotome…”

“Amico Tendo…”

Si voltarono verso Ranma e Akane.

“Non possiamo lasciare questa faccenda in sospeso.”

“Ma non possiamo buttare via 100.000 yen come fossero carta straccia.”

“Dunque abbiamo pensato che sarebbe ora che voi due…”

“Dopotutto abbiamo atteso fin troppo per questo matrimonio, no?”

“Recepito il messaggio?”

“Datevi da fare al più presto!”

“E se viene femmina, bene: avremo risolto il problema!”

“Se viene un maschietto, ancora meglio: avremo l’erede per la scuola d’arti marziali!”

“Capito?”

“Ora andate e proliferate!”

Un secondo dopo i due amici si trovarono catapultati in orbita.

“Sai, Genma… ho l’impressione che i nostri figli non siano molto d’accordo…”

“Tu dici, Soun?... Da cosa l’hai intuito?”

Dimenticata l’imbarazzante parentesi, e stabilito che Ranma sarebbe rimasta una “lei”, Ranma e Akane uscirono nell’ampio giardino e si diressero verso la Torre. Aperto il portone dell’ingresso, trovarono tutti coloro che avrebbero affrontato la prova già all’interno, compresi Kuno e Sasuke. E anche…

“Azusa!”

“Ma tu non ti arrendi mai?”

“Ranma Saotome, Akane Tendo! Non mi porterete via Michelle, lei è mia! Capito?! E combatterò fino all’ultimo per riaverla con me!”

“Perfetto, ora la combriccola di matti è veramente al completo…” commentò Akane.

“Guarda lassù, Akane!” le disse Ranma.

La scala a chiocciola che portava fino alla cima della torre era stata profondamente modificata: al posto dei numerosi gradini, c’erano degli ampi e larghi gradoni, i quali erano numerati.

“Hai visto? Uno, due, tre… A che numero arriveranno?”

“A cento!” disse madame Saint Paul, comparsa all’improvviso. Dunque estrasse un microfono e pronunziò il suo discorso.

“Gentili ospiti, diamo ora inizio alla annuale Cerimonia dell’Oca e alla competizione che vedrà vincitore solo uno di voi. L’obiettivo della difficile prova che vi attende è arrivare in cima alla torre e prendere l’oca che abbiamo posizionato sul gradone numero cento.”

“Quack, quack, quack!”

L’oca, neanche a dirlo, era Mousse.

“E che ci vuole?” disse Ranma. “Saremo lassù in un batter d’occhio e…”

Madame Saint Paul le picchiò il capo con la solita bacchetta.

“Non ho ancora finito… Ciascuno di voi lancerà a terra, volta per volta, un paio di dadi: potrà avanzare di tanti gradoni quanto indicherà il numero uscito. Ad ogni gradone corrisponde inoltre un differente trabocchetto, ostacolo o imprevisto di qualunque genere.”

“Insomma, si tratta di una specie di gioco dell’oca: solo che qui le pedine siamo noi…” disse Ranma, questa volta piano, per non farsi bacchettare un’altra volta.

“Dopotutto il gioco dell’oca mi sembra la cosa più appropriata, visto che di oche parliamo…” osservò Akane.

Picolet distribuì un paio di dadi a testa.

“Mademoiselle Ranma, mademoiselle Akane, voi dovrete gareggiare insieme: infatti uno solo è il posto che ci è rimasto.”

“Sta bene, Picolet. Akane, tu bada a non intralciarmi il cammino!”

“Ah, sì? Fai pure da solo, Ranma, se la cosa ti va più a genio: ma voglio proprio vedere come farai a vincere, nelle tue sembianze femminili!”

Soun - stavolta in abiti normali - s’interpose tra le due ragazze.

“Calmi, calmi: non dovete litigare.”

Genma sbucò da dietro l’amico.

“Siete fidanzati e combatterete insieme, punto e basta.”

Madame Saint Paul si accorse dei due.

“Ancora voi zoticoni? Sciò!”

Li buttò fuori, poi riprese il microfono e disse:

“Si dia inizio alla prova! Ora potete lanciare tutti insieme, contemporaneamente, i vostri dadi.”

Detto fatto.

“Cinque e quattro nove, cominciamo bene!” esultò il Mago delle rane.

“Sei e cinque undici, io comincio meglio!” esclamò Sentaro.

“Quattro e quattro otto, non male…” disse Joe delle crèpes.

“Tre e sei nove, Azusa-chan è tanto brava!” cinguettò la giovane Shiratori.

“Mi dispiace, avete perso! Ho fatto doppio sei, dunque dodici.” disse King, senza che dal suo viso trasparisse la minima emozione.

“Fratello idiota, ti vuoi decidere a lanciare quei dadi?” sbottò spazientita Kodachi.

“Tranquilla, gli dei non abbandoneranno proprio adesso il grande Tatewaki Kuno…”

“Ma perché devo gareggiare in coppia con lui?… Ti decidi, una buona volta?”

“Vado… Uno e uno, che fortuna! I numeri che simboleggiano l’unità: non poteva andarci meglio, sorella mia!”

“Ma sei deficiente? Abbiamo fatto due, il minimo possibile!”

“Due… come le donne che amo, e cioè Akane Tendo e la ragazza col codino. Esulta, Kodachi, questo è un segno del destino!”

“Ma che ho fatto di male?!” sospirò la sorella di Kuno.



[1] Riferimento all’episodio 147 della serie TV, “La trasformazione di Picolet”.