Capitolo 07 - Il gioco è bello finché dura poco

Akane aveva intrecciato tutte quante le liane tra di loro, formando così una robusta corda. La lanciò come un cowboy lancia il proprio lazo, riuscendo a stringere con un capo una sporgenza che stava oltre il fossato: quindi assicurò per bene l’altra estremità, creando una sorta di ponte tra le due sponde.

“Che ne dici? Sono stata brava?”

Ranma rimase fredda ed impassibile.

“Dubito che questa corda di liane sia abbastanza robusta per reggerci” disse infine.

“Sai, Ranma, c’è un solo modo per saperlo: vai!”

“E perché proprio io per prima?”

“Perché io ho avuto l’idea.”

La ragazza col codino si aggrappò così, braccia e gambe, alla corda improvvisata. Dunque avanzò lentamente attraverso il fossato.

“Sii veloce, siamo all’ultimo posto!” la incitò la ragazza dai capelli corti.

“Più veloce di così non posso, Akane! E poi dietro di noi ci sono ancora Kodachi e Picolet.”

Akane si voltò. Alle sue spalle stavano effettivamente la Rosa Nera e soprattutto, molto più in basso, per l’esattezza ai piedi della prima casella, il francesino: questo non aveva ancora tirato i dadi.

“Cosa fai, Picolet? Gareggi o no?”

Il giovane Chardon non si scompose. Sfoderò uno dei suoi sorrisi e replicò:

Oui, mademoiselle Akane: dal momento che sono il padrone di casa, ritengo che sia giusto lasciare a tutti voi un discreto margine di vantaggio.”

“Contento tu…”


*******


King si era posizionato, felice e soddisfatto, sulla casella numero cinquanta.

Posso prendermela comoda, sono già a metà percorso.

Dal nulla apparve il solito cartello:

[Hai barato? La paghi cara,

lascia subito la gara!]

“Cosa ? Ma che vuol dir…”

Il pavimento della casella scattò con un meccanismo a molla, scaraventando in orbita il Re del Gioco d’Azzardo.

“EEEEEHH!”

”Ci hai preso forse per fessi? Sei eliminato!” disse madame Saint Paul.

Mi dispiace, ho perso! Pensò sconsolato King, volando via.


*******


Azusa era arrivata al numero diciannove: dove un altro muro, questa volta di cemento armato, le sbarrava la strada.

“Uffa, e ora che faccio?” mormorò.

In quell’istante ritornò in picchiata, direttamente dalla stratosfera, il povero Kuno: finì per sbattere con la testa contro l’imponente muro, che subito andò in mille pezzi.

“Marianne, evviva! Sei venuta ad aiutarmi!”

“Che… che cosa?”

Gli occhioni verdi di lei brillarono di gioia.

“Ora che ci sei tu qui con Azusa-chan, caro tanuki, la vittoria è sicura.”

Kuno ritornò finalmente in sé, i suoi occhi riuscirono a mettere a fuoco l’immagine della ragazzina dalla folta chioma castano chiaro, abbellita da un grosso nastro rosa.

“Oh, no… ancora tu! Lasciami in pace, non sono un tanuki!”

Il Tuono Blu si ritrasse, poi cominciò a riflettere.

Un momento… Si vede che questa ragazza mi corre sempre dietro perché è innamorata di me! Ma certo, è evidente! E se mi chiama Marianne, definendomi il suo caro tanuki, è solo perché è timida e teme di dichiararsi… Oh, Tatewaki Kuno, tu sei troppo bello!

Fu riscosso dalla voce di Azusa.

“Allora, Marianne? Andiamo?”

Kuno esitò.

Cosa faccio? Non posso certo tradire in questo modo Akane Tendo e la ragazza col codino...

Azusa cominciò a piagnucolare.

“Beh? Non mi vuoi aiutare?… Non è giusto: prima Charlotte, poi Michelle… e ora anche tu mi abbandoniii!”

Cominciò a strillare e a dimenarsi.

“Ascoltami, ragazzina” disse con tono solenne il campione della squadra di kendo del Furinkan. “Devi sapere che purtroppo il mio cuore appartiene già a…”

“Buaaaahh! Sei cattivaaaahhh!” gridò Azusa, sovrastando la voce dell’altro.

Kuno continuò come se nulla fosse:

“Io ti capisco, lo so di essere irresistibile ma…”

Fu interrotto da una serie di pugni che la piccola Shiratori cominciò a mollargli sul capo, tanto deboli che lui neanche poteva avvertirli.

“Cattiva, cattiva, cattiva!”

Il Tuono Blu s’intenerì.

Com’è candida e spontanea, un vero e proprio fiore di loto: ed io, malvagio, le sto arrecando la sua prima delusione amorosa… Come posso fare una cosa del genere ad una ragazza tanto dolce e delicata?

Proprio in quel momento il “fiore di loto” prese da chissà dove una padella e picchiò ripetutamente e con maggior forza la testa di Kuno.

“Cattivacattivacattivaaaa!”

Tatewaki lasciò uscire dagli occhi delle lacrime di commozione. Ed anche di dolore per le botte ricevute…

Come posso spezzarle il suo debole cuoricino? Sono proprio un mostro!

Lasciò dilagare le sue riflessioni. Come aveva potuto solo pensare di offendere un animo casto e puro come quello che si trovava di fronte, ingenuamente portato ad amare con l’esuberante passione di quella felice età che è la giovinezza? Come aveva potuto pensare di arrecare sofferenza ad uno spirito soave che si era lanciato fiducioso verso di lui?

A quel punto Azusa tirò fuori dal nulla un estintore e colpì la testa di Kuno con ancora maggiore violenza.

“CATTIVACATTIVACATTIVAAAAAA!”

Ma egli sembrò non farci assolutamente caso.

Questa ragazzina mi offre le sue avances ed io… le rifiuto sdegnoso? No, non è da me, Tatewaki Kuno, membro di una delle famiglie più antiche del Paese, ultimo rappresentante delle nostre tradizioni… Ecco, sento già il rimorso opprimermi in tutta la sua pesantezza…

In realtà non si trattava affatto del rimorso. Bensì del lavandino che Azusa gli aveva appena lanciato addosso.

“CAAATTIVAAAA!”

Kuno scoppiò:

“ORA BASTAAA!”

Azusa si tirò indietro, spaventata. E finalmente si zittì.

Il Tuono Blu riprese l’abituale compostezza.

Ho deciso, il mio cuore è troppo generoso: accompagnerò questa giovane per non farla soffrire dandole la sua prima delusione amorosa.

Si rivolse alla Shiratori.

“Sia, dunque: ti accompagnerò!”

Azusa spiccò un salto di giubilo.

“Evviva! Lo sapevo, io, che il mio tanuki non mi avrebbe abbandonato!”

Oh, Tatewaki Kuno, come sei nobile e magnanimo…

“E spicciati!” urlò Azusa: dopo di che prese Kuno per un orecchio e lo trascinò via con sé.


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Akane stava attraversando il fossato, aggrappata saldamente alla corda di liane. Ranma la aspettava dall’altra parte.

“Hai visto come si fa?”

“Pensa piuttosto ad arrivare qui.”

“Aspetta, hai sentito?”

“Che cosa, Akane?”

“La corda… sta cedendo!”

Era vero. Uno dei due capi, quello di partenza, si stava velocemente sfilacciando.

“Ranma!”

“Sbrigati, che ce la fai: sei quasi arrivata!”

Ma, quando Akane era ormai a pochi metri dal suolo, la corda si spezzò del tutto facendola cadere in acqua.

“Akane!”

Ranma tirò con la maggior forza possibile la sua parte di corda verso di sé.

“Reggiti forte al lembo che ti è rimasto, ora ti porto a riva.”

“Ranma, non ce la faccio…”

“Sì che ce la fai!”

Gli alligatori si diressero verso Akane.

Se solo non fossi una ragazza, almeno avrei più forza nelle braccia… pensò Ranma, maledicendo la propria maledizione.