Capitolo 07 - Confessioni

Ranma riprese i sensi poco alla volta. *Che … che succede?* Fece mente locale: l’incidente con Akane, la partenza per la Cina, lo scambio di maledizioni con Ryoga, la rottura del fidanzamento e adesso… si trovava di nuovo sul suo letto. La luce era spenta.

“P-Chan, vedo che finalmente ti sei ripreso!” esclamò lei con gioia, aveva addosso il pigiama.

*Dunque dev’essersi cambiata mentre ero svenuto… Meglio così, mi sarebbe venuto un colpo apoplettico a vedere nuda una ragazza così priva di fascino*

La fidanzata guardò il maialino, era il suo miglior confidente e lei più che mai aveva bisogno di confidarsi.

“Sai, P-Chan? Oggi Ranma se n’è andato, è partito per la Cina…”

Rimase in silenzio qualche secondo, poi riprese:

“Io lo so perché se n’è andato, è colpa mia…”

Ranma-suino fissò curioso la fidanzata. La quale si sedette sul letto accanto al porcellino, prese fiato e finalmente rievocò lo spiacevole accaduto che in quelle ore aveva tanto cercato di dimenticare.

“Ieri pomeriggio due ragazzotti mi hanno importunato, lui mi ha difeso e poi mi ha rivendicato come sua fidanzata… una cosa normale, credo, ne andava del suo e del mio onore e, quando si tratta di onore, Ranma… solo che lui in quel momento era una lei… puoi immaginarti l’equivoco che si è creato, io mi sono sentita piena di vergogna, non gli ho più rivolto la parola per tutto il giorno… come se poi fosse stata colpa sua…”

Sospirò. Le nuvole nel cielo si erano diradate, permettendo ad una luna splendente di rivelare, attraverso la finestra, i lineamenti tesi del viso di lei.

“In realtà mi è passata quasi subito. Ma lui, so com’è fatto: si sarà lasciato prendere come al solito dai suoi stupidi sensi di colpa…”

Improvvisamente il tono della sua voce s’inasprì.

“Ed è scappato via! Come un ladro! Ranma! Lo vedi quant’è idiota?”

Ranma si beccò l’insulto senza neanche la voglia di replicare con qualche grugnito, in effetti si sentiva proprio un enorme idiota.

“Peggio per lui!” riprese Akane, alzatasi in piedi “Se n’è andato? Bene! Che importa a me? Se agisce sempre prima di pensare, se prende sempre decisioni così frettolose… perché andarsene per una scemenza del genere, questa è proprio una fesseria… non l’ha ancora capito che non mi è mai importato nulla della sua maledizione? Certo, posso essermi incavolata un poco per l’accaduto, ma… è uno stupido! Stupido! Stupido!… peggio per lui…”

La ragazza chinò il capo. Trattenne una lacrima furtiva che tentava di colarle giù non vista. Ma il chiarore lunare rivelò il luccichìo nei suoi occhi.

“Eppure… MI MANCA…”

*Akane…*

“Sai, P-Chan? Io credo che…”

Lasciò la frase a metà, interrotta dalla voce di qualcuno che bussava alla porta.

“Akane, sono Ryoga. Posso entrare un momento?”

La ragazza tirò fuori un sospiro di sollievo, temeva di doversi sorbire le solite lagne del padre su quello che era giusto per lei o il rimprovero (meritatissimo) di Kasumi per come si era comportata.

“Aspetta, ora ti apro.”

Accese la luce, girò la chiave e tirò in indietro la maniglia. Il ragazzo con la bandana era tutto sorridente e i suoi canini sporgevano più del solito: ma il sorriso di Ryoga si spense non appena egli ebbe squadrato la donna amata.

*Già in pigiama?* Allungò lo sguardo, cercando di veder dove si trovasse Ranma. *E quel disgraziato se ne sta sul suo letto, vedo… Ma ora la pagherà!*

“Ryoga, c’è qualcosa che non va?”

La domanda di Akane lo riscosse dai suoi pensieri.

“Come? No, no… va tutto benissimo…” Andrà tutto benissimo, lui pensava, tra non molto.

*Povero Ryoga* pensò Akane *Non c’entra niente in questa storia, mio padre ha deciso pure per lui senza che potesse in alcun modo opporsi* “Ascoltami…”

“Sì? Dimmi pure.”

“Ryoga, tu non devi essere turbato in alcun modo da questa vicenda: presto mio padre cambierà idea perciò stai tranquillo…”

L’eterno disperso trattenne il respiro, quasi presagendo le parole che sarebbero seguite.

“… io resterò sempre tua AMICA!”

Il ragazzo con la bandana si sentì sprofondare nel più profondo degli abissi. *A… am… amica…? Lei vuole essere…solo… mia amica!!! Niente di più…*

Non stava scoprendo niente di nuovo, del resto Akane gliel’aveva detto altre volte: ad esempio, durante il combattimento in cui aveva adoperato per la prima volta lo Shishi Hoko-dan contro Ranma; oppure in quell’episodio dei sakuramochi, quando lei credeva che Ryoga fosse il suo uomo ideale ma aveva in ogni modo confidato a P-Chan che il suo cuore non batteva affatto per lui. Eppure… eppure faceva male come le altre volte, più delle altre volte. Ryoga pensò per un attimo di abbandonare il suo piano.

*E invece no!* si disse *Akane imparerà ad amarmi, prima o poi: l’importante è ora non perdere quest’occasione unica che mi si è presentata su un piatto d’argento, posso sbarazzarmi di quel maledetto di Ranma una volta per tutte!*

Sì, quella era la cosa giusta da fare. Ma un pensiero lo tratteneva.

*Però… Ranma avrebbe potuto rivelare ad Akane il mio segreto quando voleva, in tutti questi lunghi mesi. E non l’ha fatto*

Ryoga ricordò la prima notte trascorsa insieme ad Akane e il ragazzo col codino che era entrato nella stanza di lei con una teiera piena d’acqua calda per smascherarlo. Dopo quel tentativo fallito, i due avevano avuto uno scontro faccia a faccia. E Ranma incredibilmente aveva dato la sua parola.

“Ryoga” aveva detto “Dal momento che è stata colpa mia se sei caduto nelle Sorgenti Maledette, non svelerò niente ad Akane. Ma tu bada di non aprofittare troppo della situazione…”

Ranma aveva mantenuto la sua promessa. Era stato leale. Lui invece era leale a fare una cosa tanto meschina?

*Non posso…*

Ma una voce riecheggiò di colpo nella sua mente.

“Torna indietro, sacco di pulci!”

L’immagine dell’indemoniata ragazza dai capelli rossi che, tutta presa dall’inseguimento di un panda, lo spediva con un calcio nella Heito Uen Nichuan (la Sorgente del Maialino Nero affogato, NdA) ritornò vivida ai suoi occhi, che all’istante s’infiammarono d’ira.

*Maledetto, mi hai rovinato l’esistenza!*

Inoltre, se era vero che Ranma non lo aveva smascherato, era vero pure che più di una volta lo aveva messo in seria difficoltà davanti ad Akane: tutte le volte che lo chiamava Ryoga quando era un maialino, quella volta che per colpa sua l’amata aveva visto il Kimen-ryu Ken-in-jutsu (Disegno della Forza) sia sul suo ventre che su quello di P-Chan e stava per capire tutto…

*Ti sarebbe piaciuto, lo so!*

Aveva deciso. Ranma meritava di essere punito.

Dopotutto lui era nel giusto. Lui, non quel bastardo col codino, solo lui amava realmente Akane.

E la dolce Akane sarebbe stata sua, in un modo o nell’altro.

“Sì, sì, sì… ahahahahah!!!”

Akane indietreggiò di pochi passi, spaventata dalla risata folle del ragazzo.

“Ryoga… sei sicuro di stare bene?”

“Ops… scusami tanto, pensavo ad una barzelletta…”

*Temo che il discorso di papà abbia scioccato Ryoga in modo eccessivo…* considerò lei.

Intanto Ranma aveva fiutato il pericolo. Se Ryoga si trovava lì non poteva che esserci un motivo.

*Ma io non toccherò quel dannato manico d’ombrello, è vero che proprio la mia trasformazione in maialino ha causato quest’equivoco ma adesso lascerò di nuovo questa casa e, se tutto va bene, quando sarò tornato potrò bagnarmi con tutta l’acqua fredda del mondo senza che mi succeda più niente!* Istintivamente però si voltò verso Akane, ripensò alle sue confidenze di qualche minuto prima, si sentì in colpa.

*Non è vero che sono scappato via come un ladro, stupida!* ruggì. O meglio, grugnì.

“P-Chan, che hai? Non ti ho mai visto così nervoso.” disse Akane.

Ryoga interpretò i versi dell’amico/nemico come un qualcosa di offensivo rivolto a lui.

*Maledetto… ma ora sei finito!* “Scusami tanto il disturbo, Akane: ero venuto solo per portarti un po’ di tè caldo preparato da Kasumi.” e detto questo le mostro l’ebollitore che teneva in mano. Solo allora Ranma comprese le vere intenzioni del suo rivale.

“Sei stato molto gentile a venire fin qui per portarmelo” Akane sorridendo distese la mano per afferrare l’ebollitore. Ma Ryoga si scansò.

“Aspetta, ci penso io: tu porgimi il bicchiere.”

Akane si spostò verso il comodino e nel frattempo con un gesto meccanico prese il presunto P-Chan con una mano e lo posò vicino a sè.

“Vieni con me, piccolino: farò bere anche a te un sorso.”

“Tieni fermo il bicchiere, Akane…” Ryoga versò lentamente il liquido bollente, quindi lasciò improvvisamente cadere l’ebollitore proprio accanto al porcellino. L’acqua calda colò tutta quanta di fuori. Ryoga chiuse gli occhi, pregustandosi la scena di Ranma nudo ai piedi di Akane, umiliato per sempre. E soprattutto inviso per l’eternità agli occhi dell’ex (EX, che bella parola …) fidanzata.

“P-CHAN, NOOOOO!!!” urlò Akane.

Ryoga riaprì gli occhi.

“Ranma, che sorpresa… Ma come hai potuto avere il coraggio di sostituirti a P-Chan con chissà quale incantesimo, prendendoti ignobilmente gioco della povera Akane?” disse, con voce ferma e decisa.

Akane fissava attonita l’uscio della porta, ora completamente spalancata.

“Ryoga…”

“Sì, dolce Akane?”

“Hai detto qualcosa, per caso? Non ti ho sentito, ero tutta presa dal povero P-Chan che è scappato fuori dalla stanza: quell’ebollitore gli era quasi caduto addosso, lo spavento dev’essere stato terribile. Proprio oggi che era particolarmente teso…”

“… Cosa?!?”

Solo allora Ryoga realizzò la situazione: Ranma era stato più veloce, aveva schivato l’acqua calda ed era fuggito via (la porta della camera era rimasta aperta).

Ben gli stava. Il suo era un piano troppo subdolo, era giusto che fallisse. E poi Ranma non se lo meritava, dopotutto non se l’era cercata: erano finiti a casa Tendo per puro caso. *Ranma, io conquisterò il cuore di Akane. Ma in modo onesto* Si pentì del suo momento di follia, come aveva potuto? Era stato letteralmente accecato dalla gelosia, l’amore poteva portare ad essere tanto malvagi?

“P-Chan… dove starà andando?” si chiese preoccupata Akane.

“Non ti preoccupare, tornerà come al solito.” disse meccanicamente Ryoga.

Ma un pensiero gli invase la mente. No. Lui non sarebbe più tornato.

*Non posso permettergli di scappare, sicuramente andrà in Cina: quando lo troverò più, col mio senso dell’orientamento? Ed io voglio invece chiarirmi con lui, chiudere la nostra sfida e prima di ogni altra cosa riprendermi la mia maledizione*

“Aspettami qui, Akane: vado a riprenderlo!” e corse via verso l’esterno.