Capitolo 01 - Dove sei, Mousse?

Era sera inoltrata quando al Nekohanten squillò il telefono.

“Pronto… sì… quante porzioni di ramen?… Va bene, arriveranno al più presto!”

Obaba riattaccò la cornetta, dunque si rivolse a Shampoo.

“Nipotina… ci sarebbe un’altra consegna da fare, però dovresti partire subito dal momento che il posto è abbastanza lontano.”

“Devo ploplio, bisnonna? E’ taldi ed io sono così stanca!”

“Beh, potresti sempre sbolognare l’incarico a chi sai tu.”

“Hai lagione… Mousse, potlesti venile un momento?”

Il cinese dalla lunga veste bianca accorse immediatamente e si fiondò ad abbracciare il salame appeso nell’angolo.

“Shampoo, amore mio! Finalmente ti sei resa conto di quanto ti voglio bene e hai deciso di ricambiarmi: che gioia!”

“Mousse, io sono da questa palte.”

“Cosa… oh, mi scusi signora: l’avevo scambiata per Shampoo!”

“Insomma, vuoi venile o no?”

“Arrivo, tesoro!”

“Blavo… ola chiudi gli occhi che ho qualcosa da dalti…”

Mousse protese le labbra in avanti.

Oh dolce Shampoo… pensava il ragazzo-papero, sentendo il contatto di quelle che credeva fossero le labbra di lei.

“Ola puoi liaplilli!”

“Aah! Che schifo!”

Si accorse di avere appena baciato un polipetto che usciva dalla cesta del ramen che Shampoo gli aveva appena dato in mano.

“Plendi, questo è l’indilizzo.”


*******


“Che sonno…”

Lo aveva incastrato per l’ennesima volta. Ma come poteva dirle di no?… Mousse rimuginava su quanto accaduto, era notte fonda e lui aveva iniziato da poco la via del ritorno.

Fortuna che conosco le strade della città ad occhi chiusi… Qui siamo piuttosto lontani da Nerima: in bicicletta costa un sacco di tempo, ma cosa non farei per la mia Shampoo…

Ora che la consegna era stata fatta, poteva distrarsi a guardare le case attorno a lui. Dopo un po’ di tragitto si trovò circondato da ville lussuose.

Questo dev’essere il quartiere residenziale… guarda quella dimora, sembra una reggia! E che giardino, è più grande dell’intero parco di Nerima!

Approfittando del fatto che il cancello era stato dimenticato aperto, attraversò il giardino con la bici, pensando che tagliando di lì avrebbe risparmiato un sacco di strada. Ma quando cominciò una ripida discesa…

Aiuto… che succede… si sono rotti i freni della bici!… Ho perso il controllo!…

La bicicletta di Mousse centrò in pieno una delle numerose fontane dell’ampio giardino. In quanto a Mousse, in seguito all’urto fu catapultato DENTRO la fontana.

“Quack, quack, quack!”

“Chi fa tutto questo baccano?”

Una figura avvolta nell’oscurità della notte, che per caso si trovava a passeggiare lì vicino, udì lo starnazzare e si avvicinò alla fontana.

“Guarda, guarda… Che combinazione fortunata, tu mi potrai fare comodo…”

“Quaaack?”


*******


“Ecco a voi!”

“Grazie, Kasumi!” le fece il padre.

Genma e Ranma fissarono avidamente il vassoio portato dalla maggiore delle sorelle Tendo.

“Aah, le polpette di pesce… non c’è niente di meglio per cominciare la giornata!” fece il più anziano dei due. Ranma annuì.

“Come ben sai, figlio mio, io ne vado pazzo…”

“Non si fanno favoritismi!” lo interruppe il ragazzo col codino. “Le regole le conosci, ognuno mangia quello che riesce ad arraffare.”

“Ne sono ben consapevole… Volevo solo metterti in guardia per evitarti di fare una brutta figura.”

“Ma guardali!” commentò Akane. “A sentirli parlare, sembra quasi che si tratti di una cosa seria.”

Padre e figlio aspettavano impazienti il segnale che avrebbe dato inizio alla loro personalissima e particolarissima sfida.

“Buon appetito!” disse Soun.

I due contendenti allungarono le loro mani, armate delle bacchette di legno.

“Mi dispiace per te, Ranma…”

“Pensa a te, papà! Vedo che non sei ancora riuscito a prendere niente!”

Era vero: ogni volta che Genma puntava su una polpetta di pesce, il figlio riusciva ad anticiparlo.

“No, non può essere!”

“Cos’è, sei in difficoltà, paparino?!”

“Ora basta, Ranma! Tu sei sangue del mio sangue e non puoi mancarmi di rispetto in questo modo.”

“Ma di che parli?… Guarda che tu mi hai tolto il pane di bocca più volte, in passato…” Intanto afferrava, ed inghiottiva, un’altra polpetta. “Quando avevo cinque anni mi hai fregato la porzione di nikuman.” Altra polpetta. “A otto anni mi hai mangiato tutti gli shumai che avevo messo da parte per le occasioni speciali.” Altra polpetta. “A dodici anni ti sei preso la mia scodella di ramen.” Ennesima polpetta.

Genma fissava, nel frattempo, il suo piatto: vuoto come il suo stomaco, non era ancora riuscito a prendere nessuna polpetta…

“Ora è semplicemente il mio turno!” continuò il figlio.

“Ranma” disse l’altro. “Come puoi fare questo a tuo padre…” Gli occhi gli luccicavano.

“Povero signor Saotome, sta piangendo!” fece Kasumi.

“Guardatelo meglio.” disse Ranma.

Fu allora che tutti si accorsero che, con le mani nascoste sotto il tavolo, stava sbucciando una cipolla.

“Che imbroglione…” commentò il ragazzo vestito alla cinese.

D’un tratto Genma afferrò un microfono (preso da chissà dove) e disse ad alta voce:

“Non posso lasciarmi battere da mio figlio… Ranma, io non volevo ma tu mi costringi ad usare le terribili Tecniche Mortali Segrete della scuola di lotta indiscriminata Saotome!”

Soun rimase senza fiato.

“Non farlo, amico mio!”

Ranma continuò a mangiare senza fare una piega.

“Voglio proprio vedere…”

Genma fissò il figlio.

“L’hai voluto tu… prima Tecnica Segreta: Colpo del Leopardo!

“Amico Saotome, nooo!” urlò Soun.

“Ormai è troppo tardi…” Genma si alzò in piedi, concentrò il proprio ki, protese il braccio destro in avanti, l’indice puntato verso Ranma; e…

“Attento, Ranma! C’è un leopardo alle tue spalle!”

Tutti caddero con le gambe all’aria.

Genma vide che Ranma era rimasto impassibile.

“Lo scopo di queste tecniche segrete è quello di distrarre l’avversario: e tu non ti sei distratto, figliolo. Noto con piacere che stai diventando un buon artista marziale… Ma non resisterai alla prossima mossa! Seconda Tecnica Mortale della scuola Saotome: l’Attacco del Disco Volante!”

“Temo di avere intuito di che si tratta…” disse Nabiki.

“Ranma, sopra di te! Un disco volante!” urlò Genma.

“Lo avevo indovinato” commentò la ragazza con i capelli a caschetto.

Ranma, spazientito, disse:

“La pianti, una buona volta!” ed inghiottì un’altra polpetta di pesce.

“Mi costringi a ricorrere alla terribile terza Tecnica Mortale… Guarda, figliolo! Non è una moneta da 10 yen, quella per terra?”

“Ehi, hai ragione… e lì alle tue spalle c’è addirittura un portafoglio intero!”

“Davvero? Dove, dove?” Genma cominciò a frugare dappertutto.

“Che idiota…” mormorò Ranma, accingendosi a mangiare l’ennesima polpetta.

Genma si rese conto di essere stato preso in giro. Si mise le mani alla faccia, spalancò la bocca.

“NOOOO!”

“Quante storie…”

“Io l’avevo avvisato” borbottò Soun, chinando il capo rassegnato.

“Ma cos’hanno di mortale queste tecniche?” sbottò Nabiki, annoiata.

“Semplice” rispose il padre. “Si chiamano Tecniche Mortali, in quanto qualunque mortale potrebbe metterle in atto…”

Diversi goccioloni solcarono le fronti dei presenti. Anche se non proprio tutti.

L’uomo-panda era, infatti, preso da pensieri ben più gravi. Guardò il vassoio: era rimasta una sola polpetta.

“Quella sarà mia a tutti i costi… Quarta ed ultima tecnica: Mossa della Serpe dalla Lingua Biforcuta!”

Akane aveva appena finito la sua colazione, fece per alzarsi in piedi. Genma colse al volo l’occasione e indicò in direzione della ragazza.

“Guarda, Ranma! Si è alzata la gonna ad Akane!”

La fidanzata di Ranma, che ci aveva creduto, distese le mani nel gesto di riabbassarsela, tutta rossa in viso. Il ragazzo col codino, già prevenuto, rimase impassibile.

“Per favore, papà! Non mentre mangio… così mi viene il voltastomaco!”

Un secondo dopo si trovò il tavolo sulla testa.

“Ti faccio venire il voltastomaco, eh?!” urlò Akane furibonda.

“Questa tecnica non fallisce mai… A dire il vero non è andata come pensavo, ma ciò che conta è il risultato” sentenziò Genma, e subito dopo addentò la polpetta rimasta, mentre Ranma giaceva privo di sensi.

“Scusate, posso entlale?”

Soun si voltò verso l’ospite.

“Buongiorno, Shampoo… Scusa, ma guarda che oggi non abbiamo ordinato cucina cinese.”

“Lo so, sono qui pel un altlo motivo. Avete visto Mousse, pel caso?”

“Mousse? Non lo vedo dall’altro ieri” disse Akane.

“Stanotte io e la nonna l’abbiamo mandato a fale una consegna: e non è più tolnato!”

Nabiki s’intromise nel discorso. “Ranma, non è che avete combattuto, tu e Mousse, ieri sera? Sei rientrato in casa piuttosto tardi…”

Il ragazzo si rialzò in piedi.

“Sì, ma ero in palestra ad allenarmi: Mousse non lo vedo da una vita.”

“Ed io che pensavo… dove salà finito?”