Capitolo 09 - Beviamoci sopra!

“Qualche problema?”

Ranma scattò all'indietro spaventata, prima di riconoscere la figura del giovane erede della famiglia Daimonji, spuntatagli di fronte all’improvviso.

“S-se.. Sentaro?!”

“Anche tu sei arrivato a questo punto?” gli domandò Akane.

Il giovane si fece aria col solito ventaglio.

“Sapete?” disse poi. “Io conosco una scorciatoia attraverso la quale potremmo arrivare facilmente prima di tutti al traguardo.”

Lo sguardo di Akane si illuminò.

“Dici sul serio?”

Ranma incurvò sottilmente le sopracciglia.

“E com’è che allora non ne hai già approfittato?”

Sentaro sorrise amabilmente.

“Non potevo fare certo torto” spiegò “a due cari amici come voi. E’ merito vostro se ho conosciuto Satsuki e questo non lo dimenticherò mai: ecco perché vi presterò il mio aiuto!”

La ragazza col codino socchiuse gli occhi.

“Ah, si? Ci credo poco…”

Il ragazzo col kimono posò un fagotto a terra e lo sciolse, liberando tutta l’attrezzatura per fare il tè che vi era contenuta. Preparò in un baleno l’aromatica bevanda, la versò dentro un piccolo vassoio e porse quest’ultimo a Ranma.

“Su, non essere così sospettoso, Saotome: suggelliamo il patto d’amicizia con la speciale miscela che la famiglia Daimonji si tramanda da infinite generazioni!”

Le pupille di Ranma si dilatarono vistosamente.

“Del tè? Che bella idea!” esclamò soddisfatta. “Mi ci voleva proprio, ho giusto una sete…!”

Strappò il contenitore dalle mani di Sentaro senza tanti complimenti e si scolò tutto in un unico sorso.

“Il solito ingordo!” commentò con tono secco Akane.

“Taci, non mi interessano affatto le opinoni di una stup...” La fanciulla dalla chioma rossa non poté finire la frase. Lasciò improvvisamente cadere a terra la scodella, la quale si ruppe in mille pezzi.

“Ranma! Che ti succede?” gridò Akane.

Sentaro si lasciò sfuggire un sorriso maligno.

“Maledetto… cosa… mi hai fatto?” mormorò Ranma, ora china a terra, la voce roca e il respiro quasi soffocato.

“Semplice” rispose il rampollo della dinastia Daimonji. “Il tè era drogato…”

Akane afferrò con violenza Sentaro per un lembo del kimono.

“E perché gliel’hai offerto, di grazia?”

Sballottò per un po’ il giovane di qua e di là, prima di lasciargli il tempo di replicare.

“C-cal-calma” riuscì finalmente a dire. “Non le succederà niente… solo che ronferà come un ghiro per almeno un’oretta.”

A quel punto si beccò in faccia il destro della minore delle sorelle Tendo.

“A quale scopo?”

Sentaro scrollò la testa per riprendersi dalla botta.

“Beh” disse. “Ci sarebbe stata solo d’intralcio…”

Dopodichè si beccò un calcio di Ranma sullo stomaco.

“Che scemenze vai dicendo, idiota?” gli urlò la ragazza col codino.

“Come?! Ma tu a quest’ora ti saresti già dovuta essere addormentata, non capisco…” balbettò confuso lui.

“E invece eccomi qui, sano come un pesce!”

“Ranma, sei sicuro di sentirti bene?” domandò Akane.

“Mai stato meglio, Akane!” esclamò Ranma. “Sentaro mi ha drogato tante di quelle volte che devo averci fatto il callo.”

“Sul serio?” fece la fidanzata, sospettosa.

“Ma certo che sì!” Cominciò a compiere qualche acrobazia. “Guarda qua… op!… op!… Che ne dici?”

“Beh…”

“Non ti basta? Guarda quest’altro!” ed eseguì una perfetta verticale.

Lo sguardo di Sentaro s’illuminò di colpo.

Oh, no! Ora ho capito!

Intanto Ranma si era messa a camminare sulle mani.

“Akane, guarda qui!”

“Va bene, va bene! La vuoi piantare, adesso?” fece seccata la giovane dai capelli corti.

“AH AH! Sei solo invidiosa perché non riusciresti a fare questi esercizi pericolosi!” sghignazzò la giovane col codino. “Invece Ranma Saotome, erede della scuola di arti marziali indiscriminate Saotome, ride in faccia al pericolo… OH OH OH OH!” e qui emise una risata stridula più propria di Kodachi.

“Ma che gli prende?” mormorò sconcertata Akane.

“E’ l’effetto della miscela!” disse Sentaro. “Mi sono confuso e ho preparato quella sbagliata.”

“E questa che miscela sarebbe?” domandò con tono autoritario la giovane Tendo.

“Beh, si tratta del rinomato infuso iperalcolico della famiglia Daimonji: chi beve un solo sorso di questo tè, rischia di prendersi una bella sbronza!”

“E Ranma se ne è trangugiato una scodella intera…”

“Oh oh oh oh oooh!… La-la-llallà!” cominciò a canticchiare allegramente la povera Ranma, saltellando da una parte all’altra della casella.

“E adesso mi dici cosa facciamo?” urlò esasperata Akane, rivolta a Sentaro.

“Non ci resta che una cosa…” mormorò il giovane Daimonji, con aria seria.

“E cioè?” chiese trepidante la fidanzata di Ranma.

“Ora vedrai.”

Sentaro si portò due dita alla bocca e sibilò un sonoro fischio. Un momento dopo fece il suo ingresso in scena il cavallo del giovane, entrato da chissà dove. L’erede della dinastia Daimonji prese Akane con sé e, prima che questa potesse reagire, saltò con lei in groppa alla fedele cavalcatura.

“Sentaro, sei impazzito?” gridò lei.

“Ranma era solo una palla al piede” esclamò Sentaro. “Ora, dolce Akane, fuggiremo insieme in groppa al mio fedele Tsukikage e potremo coronare il nostro sogno d’amore!”

“E Satsuki, te la sei dimenticata?”

“Tu sei il primo amore. E il primo amore non si scorda mai!” Detto questo, tirò le briglie dell’equino. “Hop! Andiamo, cavallino!”

L’animale emise un potente nitrito e partì a spron battuto.

“Aaaaahhh!” urlò Akane, spaventata a morte dalla furia selvaggia del cavallo.

“Hai paura?” le domandò Sentaro. “Stringiti forte a me, mia amata!”

“Lasciami andare! Lasciami andare!” Prese a picchiare l’altro sulla testa. Ma Sentaro non ci fece caso, preso dai suoi calcoli.

“Corri, cavallino! Corri! In men che non si dica, ci porterai in cima alla Torre: vincerò quell’oca e la darò a te, Akane, come dono di nozze…”


*******


Madame Saint Paul si voltò. C’era qualcuno, dietro di lei.

“Chi siete? Cosa volete?” chiese alle tre figure rifugiate in un angolo, semiavvolte nell’ombra.

“Io” disse la prima delle due “vorrei prendere parte alla competizione.”

“Pure io” affermò la seconda “vorrei gareggiare.”

“Anch’io” disse laconicamente la terza.

“Mmm… e perché no? Tre concorrenti si sono già ritirati, potete benissimo prendere il loro posto.”

Tanto che mi cambia? Vincerà comunque monsieur Picolet… AH AH AH AH AH!

Madame Saint Paul prese a sghignazzare, l’enorme bocca spalancata per tutto il suo mezzo metro di lunghezza. Le fronti delle tre figure misteriose furono solcate da enormi goccioloni di sudore.


*******


Un tanuki gigante di pietra fu lanciato, con uno dei soliti dispositivi, in direzione di un giovane ragazzo tutto vestito di abiti antichi. Questi sfoderò la sua spada e attraversò l’enorme statua con un taglio orizzontale ed uno verticale, dividendola in quattro parti identiche.

“Nessuno può fermare il Tuono Blu…”

Riprese fiato. Estrasse dalla tasca un fazzoletto finemente ricamato e con esso asciugò la fronte imperlata di sudore. Certo, affrontare quel singolare percorso, irto per ogni dove di trabocchetti ed ostacoli vari, era già di per sé difficile. Ancora più difficile era affrontarlo con quell’invasata addosso. In tutti i sensi.

“Brava! Brava! Azusa-chan lo sapeva che nessun tanuki finto può battere uno originale!” esclamò un’Azusa tutta fresca e riposata, sistemata a cavalcioni sulle spalle di Kuno.

“Chi me l’ha fatta fare…” mormorò esausto il capitano della squadra di kendo del Furinkan.

La sua attenzione venne improvvisamente calamitata da una sagoma barcollante che si trovava giusto due-tre gradoni sopra di lui. E che giocava saltando sopra di essi, incurante delle micidiali trappole che scattavano inesorabili: le quali la mancavano ogni volta di un soffio.

“Ma quella… è la ragazza col codino!”

Ranma fissò come inebetita il giovane che si teneva quella scema di Azusa avvinghiata addosso.

“Aaaah! Porcooo!” urlò, completamente ubriaca. “Tu mi tradisci!”

Kuno si dimenò in tutte le direzioni.

“No, ragazza col codino, non è affatto come può sembrare…”

“Fedifrago!” continuò Ranma, senza neanche starlo a sentire.

“Ma tesoro mio, lo sai che amo solo te…”

Ranma gli rifilò un calcione dritto nello stomaco.

“Sei un bugiardo! Traditore! Maiale!”

“Ragazza col codino, non potrei mai tradirti: la tua grazia e la tua incomparabile dolcezza mi tengono inequivocabilmente attaccato a te.”

Azusa, spazientita, pungolò Kuno con gli speroni che aveva indossato appositamente per fare il gioco del cavalluccio.

“Su, Marianne! Lascia stare quello scorfano, la tua padroncina Azusa ti comanda di galoppare fino al traguardo!”

Il Tuono Blu si commosse.

Come? Come? Come posso scaricare questa pura e semplice ragazzina, in cui è riflessa la sottile risata spontanea dell’ingenuità?… Ma la ragazza col codino crede che io la stia tradendo… Perché mai sono così irresistibile?

Così Tatewaki Kuno intraprese le sue tortuose riflessioni, mentre Azusa da una parte e Ranma dall’altra lo prendevano letteralmente a pugni e schiaffi.

Un improvviso boato riecheggiò nell’aria. Un meccanismo era andato a pezzi, l’ennesima trappola era stata superata, per non dire completamente distrutta. Un giovane dai capelli biondi, vestito di un elegante abito bianco da cui spiccava per contrasto un piccolo papillon rosso, superò con noncuranza la casella. La quale aveva fatto la fine di tutte le altre. E salì sul gradone dove stavano Kuno, Azusa e Ranma, meravigliandosi non poco dello strano spettacolo che gli si offrì davanti ai propri occhi.

Parbleu! Mademoiselle Ranma, cosa succede?”

Kuno si girò accigliato verso Picolet.

“Ehi, tu! Come osi prenderti cotanta confidenza nei confronti della ragazza col codino? Ora ti darò una bella lezione!”

Senza attendere risposta, si scagliò immediatamente contro il francesino. Questo piegò gli angoli della bocca in un leggero sorriso.

Bien, vorrà dire che avrai l’onore di provare sulla tua stessa pelle la mia terribile tecnica segreta…”

Detto questo, sfoderò un coltello ed una forchetta. Infine esclamò:

“Colpo segreto della famiglia Chardon: La Technique de la Plat Final.”