Carmine D'Angelo nasce a Roma il 30 settembre 1916.
Sin da giovane sentì il desiderio di studiare per riuscire a vivere meglio. Nel corso della vita, dopo gli studi classici, si accinse a prendere la laurea in medicina. Dopo anni di ricerca neurospichiatrica, divenne primario all'Ospedale Santa Maria della Pietà di Roma dove diresse il museo contenenti "Opere artistiche di pazienti dell'ospedale".
Fu padre di quattro figli, (il primo: Alesandro D'Angelo). Si dilettò anche a scrivere brani, novelle ed alcune poesie che riporto di seguito. Scrisse anche L'Atlante di Neuropatologia (1992) e il Neurone narrato da se stesso (1996).
Prima di morire,pubblicò una raccolta di poesie.Si spense nella sua casa a Roma nel novembre del 2008 all'età di 92 anni.
PUBLICAZIONI
A destra la copertina dell'Atlante di Neuropichiatria pubblicato nel 1999 a Roma
· SENECTUS IPSA MORBUS
(la vecchiaia è una malattia)
Ma quanno ce sarebbe mai successo D’addormentasse mano nella mano!?
Tu me dirai che questo è cristiano...
Io ‘nvece , lo considero ‘n regresso.
A quer che sai, ar peccato commesso,
mica da me sortanto o dalla mano !
* * * * * *
Dicevi:”Se me acciacco questo dito,
e m’indicavi sempre l’anulare,
Er sangue t’esce a te a lo stesso sito !
Ma la morte che non se po’ scampare
Non è lo stesso: ognuno ci ha la sua
Magara fosse sola a tutte e dua !
Carmine D'Angelo
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QUANNO ME MORÌ MAMMA
Quanno che morì mamma allora “tata”
Che aveva sempre avuto l’intenzione
De dasse ar vino, corse l’occasione
S’abbandonò, come se fusse stata
Scritta da qualche parte ‘sta funzione’...
Nò de imbriacasse, ma solo na carmata,
la rabbia per la morte è anticipata.
Pè mamma mia , sposata pe passione,
No’ pe’ interesse o pe’ consolazione
De quarcun’antra che lui avesse amata
Se mise a beve forte e l’intenzione
Aveva de morì dentro l’annata.
E ce riuscì de fatti ! Quanno stava
accanto ar foco co’ er bicchiere ‘n mano:
la cecagna arrivava piano opiano
tra veglia e sonno. E allora je parlava
Pe’ dije: “su Marì, viè che t’aspetto !
Finisci a riassettà che annammo a letto !
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LA CONCA DI AMATRICE
Un’isola felice
La Conca d’Amatrice !
Le fanno da corona
I monti della Laga
Ma la vista divaga
Sul lago Scandarello
Che tinge del verde
Dei monti e li riflette
Come specchio magico
Quando il sole permette
Chiude la conca in basso.
La mole del Vettore
Che custodisce memore
L’antro di vivo sasso
Dove dorme tranquilla
La mitica sibilla
Pagana protettrice
Di un’isola felice
Ricca di santi e chiese !
Per visitarle tutte
Così semidistrutte
Non basterebbe un mese.
Ma resterai deluso
In tutte le tue attese.
Non perché i templi son chiusi
Ma perché son vuoti
Già da tempi remoti
I santi depretati
Degli “ex-voto” avuti
In tanti anni passati,
sono là dentro muti.
Pur con l’aureola in testa,
piangono amare lacrime
che rigano i lor volti
fatti di cartapesta,
macerati e sconvolti.
Salvi dal terremoto,
sfuggiti alla rapina
dei tedeschi invasori,
non si sono salvati
però da tanti ladri,
grandi benefattori
che senza alcun pudore
hanno razziato tutto,
perfino i candelieri
e i paramenti a lutto
le passioni del Cristo
e tutti l’hanno visto.
Hanno portato via
Perfino le campane,
quelle di San Martino,
che avevano suonato
pel ricco e il poveretto
il mitico mottetto
“libertè, Egalitè, Fraternitè
inciso sopra il bordo
a perenne ricordo
di quel che più non c’è.
Tornino alla lor Chiesa
Quelle campane antiche
Per due secoli amiche
Di pecore e pastori:
suonavano a distesa
l’angelus della sera
anche pe’ i predatori.
Sarà per San Martino
Giorno di gran festa
Il giorno del ritorno
Perché si potrà leggere
Il mitico mottetto:
"Libertè , Egalitè, Fraternitè".
E a tutti i cittadini,
nella conca ristretti,
farà il sindaco omaggio
di un piatto di spaghetti:
un autentico assaggio
noto in lingua italiana
come storica pasta
fatta all’amatriciana.
Ritornino alla chiesa
quelle campane antiche
e suonino a distesa,
anche le più lontane,
ma su quelle vicino,
col lor suon argentino,
domineran di certo
quelle di San Martino
per dire anche per te:
<<Viva la libertà,
viva l’uguaglianza
e anche la fratellanza>>.
Amatrice – (agosto 2002)
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SANTO FRANCESCO
Non c’è più pace in questa terra pia:
tremano i templi in tutta la regione.
Atei e credenti,insieme,in sintonia,
procedeno da giorni in processione.
Franceso,Tu ,di Pietro Bernardone
Amatissimo figlio,fuggi via
Dai luoghi santi della tua passione,
invasi tutti da gente che crede
che quella fede tua fosse follia!
Fuggi di notte ma con il tuo bastone
Che per anni ti fece compagnia
E ti sorresse nella tua missione!
Scendi dai monti,segui la corrente
Del fiume che dal monte Fumaiolo
Ti sarà guida fino alla potente
“Città di Dio”Ti troverai da solo
e sarai tu l’unico penitente
Dei chierici potenti il grande stuolo
Incontro ti verrà ma tu . per 7Dio,
Alza a due mani in alto il tuo bastone
E picchia forte,picchia con passione.(aprile 99)
Carmine D'ANGELO
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PER AVERE UNA CASA
Per avere una casa
Francesco e li compagni
Andarono alla manifestazione:
C’erano anche le mogli
E i bambini:
sembrava una festa
e, come una gran festa,
del Santo Patrono,
ci furono gli spari.
Nell’assegnazione
però sbagliarono:
a Francesco toccò,
in sorte un monolocale.
Ora i suoi vanno spesso
A trovarlo:
Lui abita, ora, in:
<<via del “Cimitero”>>
di Carmine D’Angelo