Venere che nasce da una conchiglia di Sandro Botticelli 1495)
[(Venere/Afrodite(in greco Aφροδίτη), nacque dalla spuma del mare quando Crono (greco antico Κρόνος, Krónos) dio che appresentava per gli antichi greci "il tempo". Egli scacciò i fratelli Ciclopi ed Ecatonchiri ed evirò il padre ed alcune sue gocce di sperma caddero in mare.) [da Wikipedia]
I N N O A L LA V E N E R E
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Sin dal tempo dei babilonesi venne considerata la sua luce
simbolo di bellezza, grazia e armonia che ancor oggi conduce.
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Fu da allora che rappresento' il vero amore
quindi alla venere fu dato il giusto valore.
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Della "Grande Madre" divenne il simbolo celeste
collocata nell' Olimpo vestita di cerulea veste.
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L''ideogramma della Venere e' molto noto e suggestivo:
un cerchio con appesa una croce lo rende sempre vivo.
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Immanente, carnale ed orgiastico senza uguale
porta l'uomo ad avere un sentimento irrazionale.
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Secondo alcuni rappresenta solo i dionisiaci piaceri "contro il male",
e nella cultura greco-romana e' simbolo di bellezza eccezionale.
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In ebraico Helel Ben Shahar era chiamata
e da qualcuno del popolo fu poi venerata.
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L'assira dea Ishtar (Alba) di Venere aveva il dominio
mentre nella tradizione biblica, e' madre del demonio (Lucifero).
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In Babilonia Astarte era il suo nome vero,
emanazione di grande amore con spirito sincero.
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Nella tradizione egiziana...
in epoca assai lontana...
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Astarte fu riferita al principio attrazione-desiderio
ma in senso ricettivo-passivo, vissuto in modo molto serio.
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Venere, l'Afrodite nasce da una conchiglia nell'azzurro mare
come dea "veneranda inghirlandata d'oro" pronta sempre ad amare.
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Omero la canta nell'Eneide quale figlia di Gea (Terra) ed Urano,
incantevole creatura che passa veloce fra il divino e l'umano.
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... Quando errava fra i boschi dell'Asia Minore
dove serena passava le sue miglior ore.
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Fu allora che di verde rame divenne il suo colore
profumata e molto femminile si presentò con ardore.
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Afrodite fu accolta con gran gioia sia da uomini che da dei
fatto questo che rimane nel futuro, nel presente e nello ieri.
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di Alessandro D'Angelo
(Venere e Cupido)