Lettori, vi porto a conoscenza di una mia riflessione sul valore della poesia "Antica" e "Moderna". Sarebbe interessante e costruttivo per tutti conoscere anche il vostro parere in merito.
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Anche visitando una galleria d'arte notiamo in quasi tutte le opere come l'estrinsecazione dell'essenza della manifestazione terrena è espressa con pochi segni. Lo stesso discorso vale per le rappresentazioni di sculture che, espresse in modo semplice, cercano di cogliere l'essenza che può scaturire dalla materia elaborata.
Molti uomini illustri, si sono occupati del problema dell'estetica come intuizione pura e della poesia quale logica dell'armonia cosmica (non logica della mente e del giudizio storico); ed è qui che s'inserisce il discorso dei filosofi Vico, Kant, e dei critici come il De Santis e il Croce, per non dimenticare Aristotele.
Per chiarire il mio pensiero circa la poesia, inizio una breve trattazione sul pensiero di questi grandi filosofi e pensatori che hanno portato avanti con forza e risolutezza una loro linea di pensiero che ha lasciato i solchi per cambianti di vita sociali.
Aristotele nella Poetica, esprime come il compito del poeta, non è tanto la narrazione dei fatti avvenuti, ma di quelli che sarebbero potuti accadere. Non è l'uso del verso o della prosa che distingue lo storico dal poeta: si potrebbe infatti mettere in versi la storia di Erotodo, e pure in versi sarebbe storia come in prosa. Secondo Aristotele la vera differenza fra storia e poesia è che l'una racconta ciò che è stato, l'altra ciò che sarebbe potuto essere. Per questo la poesia è più filosofica che storica: una esprime il particolare in un periodo temporale, l'altra esprime l'Eterno nell 'Universale.
Per Gian Battista Vico, l'essenza della poesia, rappresenta la "prima operazione della mente umana" è l’ "Eterna fantasia" che precede idealmente la riflessione logica solare. Si ricorda il Vico come colui che scrisse: "il più sublime lavoro di poesia è dare alle cose insensate un senso e una passione". Chiaramente il filosofo, quando parla di poesia lascia intendere che essendo essa la prima operazione della mente umana, non limita il modo di estrinsecare la stessa.La vera poesia per il Vico, del quale appoggio l’idea, non può essere ne' falsa, ne' limitata: essa sgorga il "Vero" della mente, si converte nell'oggetto della poesia come un raggio di luce che si rifrange dall'esterno all'interno e poi, dopo trasmutazioni alchemiche (interiori), riilumina l'esterno.
Dunque, Giambattista Vico, come altri scrittori e filosofi fa intendere che quell'eterno "quid" difficilmente esprimibile che vive nell'uomo, è rappresentabile dalla poesia in qualsiasi forma grammaticale venga espressa. Per ampliare l’analisi della poesia da un punto di vista storico-evolutivo, diamo il giusto valore anche alle idee Kantiane. Per Emanuel Kant, “l'intuizione estetica è l'espressione sensibile dell'idea intellegibile, è il manifestarsi della libertà nella natura; è l'individuarsi dell'universale in modo che questo venga sentito e traspaia”. Inoltre, l'idea principale di Kant ci comunica che la bellezza non è una proprietà dei corpi, ma un favore con il quale accogliamo la natura elevandola allo stato umano. Anche qui la poesia è la "superba prima arte", è il mezzo più idoneo per risvegliare l'Eterno", la bellezza, la grazia che vivono ed aspettano di venire alla luce.
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Più tardi Benedetto Croce, quando scrive di Ludovico Ariosto così si esprime: "Egli avrebbe ritratto quel vario modo umano senza interporre mai nulla tra se' e le cose, senza ricavare queste da se' stesso, ossia dal proprio sentire e avrebbe perciò tenuto il metodo prettamente osservatore oggettivo”. Il Croce così prosegue: "La teoria dell'arte per l'arte, la poesia per la poesia, interpretata come teoria del mero diletto dell'immaginazione o della indifferente riproduzione oggettiva delle cose, deve essere fermamente respinta poiché contrasta con la natura dell'arte e dello spirito Universale"
Secondo me, invece, sia che l'uomo adoperi nella realizzazione artistica il mero diletto della immaginazione, sia che adoperi l'indifferente riproduzione oggettiva delle cose, quando nell'azione esprime il "Foat", la luce, quel quid inesprimibile che si sente come un tuono silenzioso che va oltre le parole; quando c'e' quella scaturigine che sublima il modo di “Categorizzare” il pensiero umano, l'uomo si avvicina all’Universale. Anche la indifferente riproduzione oggettiva può diventare arte, sentimento, quindi creazione e vita.
Per i moderni, tra i quali il critico Argan, l'arte è pura metafisica, non ha legami con la realtà naturale e storica che sia, neppure per trascenderla. Non ha fini conoscitivi, ne' fini pratici, ne' funzionali. L'essere arte, dunque anche poesia, è essere per essere, poetizzare per poetizzare, dipingere per dipingere; non esistono altri come o perché.
Comunque, al di là delle opinioni di questi grandi pensatori, si può essere d' accordo con alcune correnti letterarie le quali affermano che la poesia non deve essere solo un messaggio breve che scuote l'animo umano, senza dare risposta a una situazione di problematica esistenziale.
E' chiaro dunque che compito del poeta, come di chiunque altro artista, non è soltanto quello di scuotere o risvegliare gli animi altrui per portare alla luce una certa "Realtà" per lo più nuova, ma è anche quello di dare nello stesso tempo alcuni mezzi per dimostrare in modo chiaro una realtà che rimarrebbe ottenebrata e piena di ombre e di ambiguità.
Alcuni anni fa, in alcuni ambienti intellettuali, sentivo ripetere che i poeti d’oggi come Ungaretti, Montale, o Quasimodo, poiché ai loro scritti a volte può essere assente la metrica e non c'è musicalità nei loro versi, sono poco poeti…E, la loro poesia non sarebbe completa come lo era invece quella del Tasso o dell'Ariosto o anche del Tassoni, per parlare del 1400 o quella più recente di Leopardi o Foscolo. Tutto ciò che accade sulla terra è estremamente preciso, anche se a noi può sembrare caotico. Solo la Grande Legge Universale sa perché oggi l’arte si esprime in modo diverso.
Tutte le manifestazioni poetiche, dall'epopea alla tragedia, dalla commedia alla lirica, dal dramma all'epica, così come l’arte della musica, della pittura, della scultura, della danza nel loro insieme non sono secondo me imitazioni come scrive Gian Battista Vico, ma riflessioni, anzi espressioni di una realtà ben precisa. Non bisogna credere che la poesia sia una cosa personale e soggettiva: l'uomo in ogni espressione va analizzato alla luce della civiltà e dell'epoca in cui egli si rivela.
Al di là del soggettivo e dell'oggettivo, esiste l'Essere come cosa “Una” ed “Eterna” che in continuo divenire permette ad alcune persone di esprimere una precisa e consona realtà adatta allo stato sociale di quel periodo storico.
La Parola "Poesia" deriva dal greco ποίησις (poiesis), con il significato di "creazione" e significa invenzione, produzione, creazione, capacità dell’uomo di trasformare la realtà e di oggettivarla con un proprio stile. L'estetica moderna non ammette più l’antica distinzione tra poesia e prosa come due forme d’ espressione letterarie diverse.
Esiste l'espressione ritmica, quindi quella metrica in versi misurabili e perciò soggetta a certe regole musicali ed un'altra sciolta e senza regole. E' importante riconoscere la validità della poesia moderna come espressione di un tipo di cultura e manifestazione dell'oggi.
Quando i poeti, come tutti gli artisti, pervengono attraverso un processo di identificazione che si compie per tappe successive a vere e proprie riimmersioni nel sentimento, allora ogni modo di esprimersi è valido.
In fondo, ogni modo di esporre poesia ha un suo ritmo e una sua musicalità; ogni espressione, anche nel discorso non versificato, può essere pregno di una concreta forma di vita spirituale.
La poesia è il linguaggio dell’immaginazione e del cuore-sentimento espresso con un ritmo armonioso del verso; armonia intesa come interiorizzazione ed estrinsecazione di uno stesso equilibrio. Nella poesia la realtà interiore affiora in versi liberi, in versi rimati, in quartine, ottave ecc. dando vita ad un'armonia fra "Forma" e "Sostanza" della realtà fenomenica visibile ed invisibile. Quando riesce a vivere un buon equilibrio interiore, il poeta diviene uno strumento musicale "divino"; e, ciò che scrive, non è più scritto dalla sua personalità, intesa nel senso normale del termine, ma egli scrive come se qualcuno gli dettasse. Il poeta è una pedina del Grande Ordine dell'Universo che, vivendo una vera armonia nel suo tempo storico,è stato scelto dall’Altissimo per manifestare l'essenza delle realtà alla luce di un preciso tipo di cultura e civiltà.
La poesia è eterna; essa si esprime al di là della forma, anzi la trascende sublimandola. Si dice che la poesia sia libera nei modi di esprimersi dell'animo umano, ebbene, secondo me non è proprio cosi.
Il poeta deve comunicare ai suoi simili "Messaggi" e "Realtà" proprie della sua era, quindi egli non può identificarsi con un tipo d’ espressione già esistente in altri periodi storici.
Molti letterati e uomini di cultura asseriscono con profonda convinzione che solo la Gerusalemme Liberata, l'Orlando Furioso, le opere del Petrarca o quelle del Leopardi sono "vera poesia". Tali grandi poeti hanno esternato dal loro animo ciò che la cultura del loro periodo storico ha consentito di manifestare grazie a precisi condizionamenti storici, politici e socio-culturali.
Nel XX° secolo l'uomo vive in una civiltà meccanicistica, usa uno stile di vita semplice e lineare che riduce tutto all'essenziale. Ciò è molto evidente se analizzando i ritmi musicali moderni che sono venuti ad imporsi ai nostri sensi identificandosi con la civiltà stessa.
La vera poesia nasce da un'alchimia interiore, da trasmutazioni, che, se estrinsecate in maniera veramente sentita , divengono sublimi (Emanuel Kant) creazioni o invenzioni nell'Essere della Creazione. Fra prosa e poesia la differenza non è solo formale, ma soprattutto sostanziale: ci sono prose più poetiche della poesia, mentre alcune poesie sono addirittura in prosa.
Così Come le forme e i colori delle nuvole cambiano con il vento, ma la loro sostanza, cioè il vapore acqueo rimane sempre lo stesso, così si può dire di ogni sentimento che scaturisce dall' animo umano.
I modi d’espressione sono molteplici: poesia, pittura, musica ecc., ma l'essenza d’ "Indefinibile" Che è oltre le idee e sfiora il divino è sempre la stessa. Da questo assioma bisogna partire per collocare nella giusta dimensione e nella giusta importanza la forza di tutte le arti compresa la poesia con tutte le sue varietà di espressione. Bisognerebbe evitare d’essere superbi e affermare che i poeti di oggi non sono più poeti perchè non misurano la loro metrica con il metodo della metrica tradizionale. Le scintille di Luce Eterna devono continuare a vivere anche se non sono apprezzate da chi è annebbiato da una parte di conoscenza della cultura classica. Il nozionismo scolastico, fa perdere 1' essenza reale dell'"UNO" quale espressione “Iperuranica” e lunisolare che esprime 1' Eterno.
L'uomo in quanto agisce, crea vibrazioni, cioè si muove nel mondo delle energie e tutte si adattano all'"Essere", che altrimenti non "Sarebbe".
Dare importanza a tutti i modi di esprimersi come rappresentazione di una parte della manifestazione e accettare con elasticità ogni forma d’espressione, è segno non solo di comprensione e apertura, ma anche di vicinanza verso l'Uno, quindi verso l’Altissimo.
di Alessandro D'Angelo