Kuno's Mansion: la Community italiana di Ranma - Vietata la riproduzione anche parziale dei testi senza autorizzazione
Quando Ranma sbarcò negli USA, correva l'anno 1992 e i lettori americani avvezzi ai comics non avevano praticamente idea di cosa fosse un manga. Perciò l'opera cartacea non venne solamente "specchiata" per consentirne la lettura all'occidentale, da sinistra verso destra (pratica in uso anche in Italia per tantissimi anni), ma fu proprio riadattata per venire incontro ai gusti del pubblico. Di fatto, per i primi numeri, la casa editrice Viz Comics decise di pubblicare Ranma alla stregua di un "comic book": tutte le pagine, originariamente in bianco e nero, vennero appositamente colorate e i capitoli riuniti in volumetti molto piccoli, di 40 o 50 pagine l'uno. Per questo motivo i primi tre albi americani corrispondono ai primi sei capitoli originali.
Per quanto la traduzione potesse dirsi fedele, essa passò comunque il vaglio di un profondo adattamento che coinvolse soprattutto i giochi di parole: il "panda che fa pan" della versione giapponese, improvvisamente, era diventato un panda che faceva "pop", perché lui dopotutto era il "papà" ("pop") di Ranma. Più avanti, Ranma avrebbe chiesto a Genma di raccontargli qualcosa "su questo Romeo" per sentirsi rispondere che proveniva dal pianeta Kripton (in originale "era nato da una pesca", come il Momotaro della mitologia giapponese).
L'esperimento era troppo impegnativo e costoso e, come detto, fu abbandonato dopo i primi tre albi; dai successivi si tornò al bianco e nero originale, mantenendo tuttavia il senso di lettura all'occidentale e l'adattamento dei testi. Ma queste poco più di 100 pagine a colori, uniche nel panorama delle edizioni straniere di Ranma, rimasero impresse nella memoria collettiva e vennero notate perfino dalla Takahashi in persona. "Sfogliando un albo ho notato una scena che si svolge di sera, nella quale è rappresentata una stanza in cui i personaggi stanno chiacchierando. La sua colorazione è molto scura, e dall’alto pende una sola lampada che illumina debolmente l’interno", raccontò la Sensei un un'intervista. "Ciò mi ha molto stupito: è un tipo d'illuminazione da stanza d'albergo di lusso. La gente comune come me vive in case con la luce che illumina ogni angolo delle stanze. Quello che m'incuriosisce di più è sapere se la persona [straniera] che ha colorato l'albo viva realmente in ambienti con questo tipo d'illuminazione oppure se immagina che tutto il Giappone sia così".