Kuno's Mansion: la Community italiana di Ranma - Vietata la riproduzione anche parziale dei testi senza autorizzazione
Capitolo 199
Mao e Nanoka sono a casa di Miwako per aiutare lei e l’amica Sumiko, che si presenta come cameriera. Miwako spiega che è la figlia dei domestici di casa e che sono amiche da quando erano piccole. Mao chiede se è per salvare la sua amica che ha maledetto quell’uomo. Egli si chiama Kandori ed è uno studente che vive in un edificio separato dalla casa. È figlio di una ricca famiglia ma si dice che abbia una fidanzata nella sua città natale. Ciò nonostante si è avvicinato a Sumiko, la quale non ascolta i consigli dell’amica che le dice che prima o poi sarà sicuramente abbandonata. Miwako chiede che non dicano che ha maledetto Kandori, ribadisce che vorrebbe una maledizione più forte e restituisce l’ago a Mao, come ha richiesto Ayame.
Miwako presenta Mao a Sumiko dicendo che vorrebbe dare un’occhiata all’uomo, il quale giace a letto con un volto decisamente demoniaco. La ragazza è preoccupata per questo, mentre Mao e Nanoka osservano come l’ago abbia funzionato più che bene. Questo significa che Miwako vuole maledire l’uomo fino alla morte pur di salvare l’amica. Mao fa un esorcismo bruciando un sigillo, sparge le ceneri sul volto dell’uomo e vi applica un altro sigillo. Dice alla ragazza di lasciare il sigillo sul viso per tutta la notte in modo che la maledizione venga esorcizzata.
Mentre Sumiko confida a Nanoka quanto siano amiche le due, Mao chiede a
Sumiko di parlarle in privato.
I due discutono del fatto che a quel punto sia chiaro che Miwako avrebbe voluto la morte dell’uomo, ecco perché lui lo ha esorcizzato: non c’è bisogno di augurargli la morte. Mao vuole riprendere gli oggetti maledetti utilizzati per esorcizzarli e la ragazza conferma di consegnarli l’indomani perché non vuole che Sumiko scopra le sue intenzioni.
Mao e Nanoka tornano verso casa e la ragazza racconta di come Sumiko sapesse che l’uomo avesse una fidanzata ma di aver sentito dire che alla sua partenza gli era stato offerto un matrimonio combinato migliore. Probabilmente perché nel frattempo si è innamorato di Sumiko e ora vuole rompere il fidanzamento e chiedere a lei di sposarlo.
Alla fine le due amiche discutono dell’incontro con Mao.
Capitolo 200, “Essere preparati a maledire”
Un flashback mostra Miwako che regala a Sumiko un amuleto “omamori”, augurandole tutta la felicità possibile e raccomandandole di portarlo sempre con sé. Torniamo poi al presente, più precisamente alla scena con cui si era chiuso lo scorso capitolo, nella quale Miwako domanda a Sumi-chan dove abbia messo l’amuleto. Sumi si ricorda di averlo dimenticato nella tasca del kimono del fidanzato Kandori e va a prenderlo; Miwako, sorpresa, le chiede perché lo abbia dato a lui. L’amica, senza sospettare nulla, ammette di averglielo prestato perché aveva degli esami importanti a scuola da superare. A questo punto la narrazione entra nei pensieri di Miwako, rivelando che il talismano conteneva la maledizione originaria e che ha colpito dunque Kandori per puro caso!
Improvvisamente Sumiko, che tiene ancora l’amuleto in mano, perde i sensi e cade a terra. Miwako si domanda se la maledizione stia facendo effetto, ma il volto dell’amica è ancora invariato (al contrario di quello del fidanzato, a cui Mao ha applicato il fuda per esorcizzarlo). A questo punto Miwako si ricorda che Mao aveva detto di applicare il fuda per tutta la notte e decide di annullare la purificazione rimuovendolo dal volto di Kandori: ma non appena tocca il fuda, la maledizione si ritorce contro di lei trasformando le sue mani in quelle di una bestia.
In quel momento fanno il loro ingresso Mao e Nanoka. Mao afferma di aver sentito il dialogo di prima e di aver compreso che sia la maledizione dell’ago che quella dell’omamori erano rivolte, fin dall’inizio, a Sumiko. Tornati da Ayame per farle curare le mani, Miwako confessa di aver sempre voluto molto bene all’amica Sumi-chan ma di essersi sentita tradita quando quest’ultima non ha ascoltato i suoi consigli e ha invece continuato a frequentare quel Kandori… e il risentimento è presto mutato in odio. Mao si mostra indulgente: la verità è che i profani non comprendono la forza di questi riti, non sono preparati a maledire le persone e finiscono per farlo con troppa leggerezza, oltrepassando le loro reali intenzioni.
Ayame completa la cura e domanda a Miwako se intenda ripetere la maledizione contro Sumiko (con giusto sconcerto di Nanoka!). Per fortuna, però, Miwako si è sinceramente pentita delle proprie azioni, inoltre l’amuleto ha esaurito la sua potenza e quindi Sumiko non ha subito alcuna conseguenza: tornati in casa, Miwako scopre con gioia che l’amica ha ripreso i sensi e che il volto del fidanzato è tornato normale. Nell’ambulatorio di Mao, Nanoka comprende che il risentimento di Miwako è nato dal fatto che anche lei era innamorata di Kandori… il destino della ragazza sembrava segnato, o così almeno aveva proferito Ayame, ma Mao spiega che si è sempre in tempo per scegliere un’altra strada.
Nanoka osserva, pensierosa, che a volte amare le persone si rivela qualcosa di molto complesso. Mao, ripensando alla dichiarazione di Yurako di pochi giorni prima, non può che annuire assorto… “Forse capisco perché ha finito per usare la maledizione”, conclude Nanoka. Mao rimane sorpreso da una simile affermazione, ma Nanoka si affretta candidamente ad aggiungere che comunque lei non farebbe mai qualcosa di simile, più che altro perché ne avrebbe paura!
Capitolo 201
Il capitolo si apre con un nuovo caso per Mao, Nanoka e Otoya: in alcuni villaggi, i bambini scompaiono in massa. Otoya si chiede se siano controllati da qualcosa e Mao decide di indagare.
Anche Shiranui, Mei e Renji ne stanno parlando. Fanno riferimento ad un flauto che raduna i bambini, strumento di maledizione del Gokouke, che veniva affittato a mercanti di schiavi.
Il gruppetto di Mao si trova in un villaggio dove i bambini vengono radunati in un edificio per essere difesi e passare la notte. I bambini però cominciano a svegliarsi e quando gli adulti tentano di fermarli, questi attaccano mordendo e incendiando. Mao e Nanoka intervengono, facendo attenzione a non farsi mordere per evitare di metterli a contatto col loro sangue maledetto. I due fermano alcuni bambini ma altri si dirigono verso la foresta: Otoya li segue, d’intesa con Mao.
Anche Mei e Renji sono nella foresta, tuttavia non sentono il flauto, udibile solo all’orecchio dei bambini. Il compito loro è di ammazzare il rapitore e prendere il flauto e di intervenire insieme in modo da non colpire i bambini deboli, Mei osserva come loro siano le persone giuste per questa missione.
Otoya segue il gruppo dietro ad una cascata, spargendo dei semi come indizi da cui nascono fiori. Otoya osserva una gabbia dove un uomo imprigionato chiede aiuto. Il piccolo vede infine il colpevole: un giovane umano sta suonando il flauto e commenta il ridotto numero di bambini giunti quel giorno.
Capitolo 202, “Il suonatore del flauto”
Mao e Nanoka seguono le tracce lasciate da Otoya, che si è mischiato tra i bambini diretti nella foresta, vittime dell’incanto del flauto. In una caverna nascosta dietro una cascata, il giovane ragazzo che ha radunato i bambini suona ancora una volta lo strumento, manipolando le sue vittime a colpire con dei bastoni l’uomo imprigionato nella gabbia. Otoya è l’unico a non essere controllato, e il suonatore di flauto se ne accorge: lancia i bambini al suo inseguimento, ma Otoya sfodera dei talismani che creano una barriera di fuoco. La fuga del piccolo shikigami è però interrotta dall’arrivo di Mei e Renji.
Renji dichiara di essere soltanto venuto a catturare il rapitore dei bambini, ma Otoya è chiaramente poco convinto. I bambini attaccano anche Renji, che appare in difficoltà; a questo punto Mei fa comparire dei rampicanti che imprigionano tutti i bambini senza far loro del male. Mao e Nanoka raggiungono la caverna a loro volta, e Mao conferma che il flauto è uno strumento del Gokouke. Il “pifferaio” cerca di scappare e Renji lo insegue, invitando nel contempo Mei a fermare Mao, prima che li intralci per l’ennesima volta. Mao si sbarazza facilmente dei rampicanti di Mei, ma la sua attenzione viene poi catturata dall’uomo imprigionato nella gabbia: lo libera con un fendente della spada Hagunsei e gli chiede di raccontare la sua storia. L’uomo afferma di essere il vero proprietario del flauto, che gli è stato sottratto da Mushizo: questo il nome del suonatore che ha rapito i bambini, e che lo ha imprigionato. Nel frattempo Renji ha raggiunto Mushizou e decide di farsi giustizia evocando i suoi insetti di fuoco affinché lo uccidano.
Capitolo 203, “La maledizione del suono del flauto”
Renji, intrappolato Mushizo, lancia contro di lui i suoi insetti di fuoco ma Mao accorre con una tecnica d’acqua, neutralizzandoli. Mei gli chiede se per caso stia dalla parte del rapitore, al che Mao ribatte che vuole semplicemente sentire la sua storia. Scoperto che si tratta solo di un ragazzino, Renji e Mei acconsentono: Mei lo lega con i suoi tralci e lo conducono dal vecchio che era imprigionato. Mao domanda al vecchio se sia lui il proprietario del flauto e come ne sia entrato in possesso. Quello fa il finto tonto, affermando di non sapere che si trattasse di uno strumento stregato e che comunque gli era stato semplicemente “regalato” da un amico… trafficante di schiavi. Mao continua la storia per lui: una volta scoperto che la musica del flauto controllava i bambini, il vecchio se ne è servito per rapirli e rivenderli. Anche Mushizo era uno dei bambini rapiti ma, dato il suo brutto aspetto, non aveva acquirenti e così era stato costretto a crescerlo e prendersi cura di lui (vale a dire che lo trattava come il suo schiavo personale).
Sennonché un giorno Mushizo ha smesso di udire il suono del flauto e perciò si è liberato dal controllo del vecchio. Nanoka conclude che è stato perché probabilmente aveva raggiunto la maggiore età, e in effetti sarebbe un fenomeno simile al ronzio delle zanzare la cui frequenza può essere udita solo dai più giovani… discorsi un po’ complessi per Mao e il resto dell’uditorio, che preferisce ignorare la povera ragazza! Il racconto continua: Mushizo ha approfittato di un momento in cui il suo rapitore era ubriaco per sottrargli il flauto e immobilizzarlo, tuttavia il vecchio sbraitava in modo violento e incontrollabile, così il ragazzo ha pensato di usare a sua volta il flauto per radunare altri bambini così da poterlo tenere più facilmente sotto controllo. Renji commenta che lui non si sarebbe preso tutta questa fatica ma, al suo posto, avrebbe strangolato il vecchio fin dal primo giorno.
A questo punto Mao domanda a Mushizo cosa intenda fare, e si offre di farsi consegnare il flauto per esorcizzarlo, però Mei interviene prontamente, impadronendosi del flauto per consegnarlo al Gokoke. Lo scontro sembra inevitabile, ma Nanoka prova a far leva sui sentimenti di Renji e Mei contro chi sfrutta i più deboli. Renji ribatte che esorcizzare il flauto non cambierebbe nulla, inoltre loro non intendono tradire il Gokoke. Mei invita i nostri ad aiutare Mushizo a cercarsi un lavoro, poi prendono il vecchio con loro e fuggono attraverso una barriera.
Capitolo 204
Mao e Nanoka riescono a restituire i bambini rapiti ai loro genitori e affidano Mushizo alle cure di Tenko invece di consegnarlo alle autorità. Presto apprendono che altri bambini che erano stati rapiti dall'uomo trasandato sono stati trovati e salvati, dopo che alcune segnalazioni erano state inviate alla polizia, senza dubbio opera di Renji e Mei. Nanoka afferma che i due non sono del tutto malvagi, ma Mao sottolinea che sono assassini ed è improbabile che si rivolteranno contro il clan Goko.
Altrove, a una festa organizzata dal barone Kawazu, Kamon viene a sapere di un'insolita "bambola vivente" di cui molti partecipanti sono entusiasti. Kamon è incuriosito nel vedere la bambola con i suoi grandi occhi di vetro. I partecipanti alla festa sono deliziati dal suo aspetto e dalla grandezza naturale, ma mentre Kamon la studia può percepire una piccola traccia di malizia emanata dalla bambola. Decide che questo deve essere opera del clan Goko. Giorni dopo, le ragazze con cui Kamon vive gli riferiscono che il barone è stato ucciso e la bambola è stata rubata. Kamon interroga il maggiordomo del barone che rivela che il petto di Kawazu è stato schiacciato in qualche modo. Usando amuleti di carta per rilevare qualsiasi energia residua, Kamon scopre che nella stanza è rimasta una potente macchia di metallo.
Capitolo 205, “Il fabbricante di bambole”
Kamon passa a trovare Mao, Nanoka e Hyakka per riferire loro del caso di una particolare bambola a grandezza naturale, una vera e propria “bambola vivente”. Il suo proprietario, il barone Kawazu, è stato trovato assassinato nel proprio letto e accanto a lui Kamon ha percepito la presenza di una forte aura metallica… c’è forse lo zampino di un onmyouji? La bambola è stata rubata, e in concomitanza si è sparsa la voce di una famiglia che ha acquistato una bambola a grandezza naturale… Kamon è andato a controllare, ma si trattava di una bambola diversa e senza la presenza di spirito metallico o di miasma: la bambola è ancora lì, e il suo proprietario è tuttora vivo e vegeto. Ma Kamon ha scoperto dell’altro: molte famiglie stanno acquistano bambole di questo tipo, ed il loro fabbricante è sempre lo stesso… e ha a che fare con il Gokouke!
Kamon propone di investigare, perciò i nostri si dividono e la notte successiva ciascuno entra di soppiatto nelle varie abitazioni per controllare le bambole, ma né Mao né Hyakka notano nulla di anormale. Il giorno dopo un rappresentante del Gokouke, che sostiene di essere il fabbricante delle bambole viventi, offre in vendita ad un riccone proprio quella “sparita” al barone Kawazu, a patto che venga mantenuta nascosta a tutti. “Ma non è merce rubata?”, domanda giustamente il padrone di casa; al che l’altro ribatte candidamente che non si può parlare di furto, se l’opera ritorna al suo creatore, ma certo non tutti potrebbero pensarla a questo modo e allora meglio serbare il segreto.
Tempo dopo il riccone sta rimirando la bambola acquistata, quando la stessa si muove, lo afferra per la veste e… il giorno dopo viene ritrovato morto anche lui e con le medesime modalità, cioè con il petto schiacciato. Kamon “si autoinvita” nella residenza assieme a Mao e agli altri, ipnotizzando come al solito il personale di casa, e avverte di nuovo l’aura metallica, prova che la bambola vivente era lì. Ora il piano del Gokouke è chiaro: la bambola vivente è uno strumento per assassinare i suoi acquirenti ignari, e per non destare sospetti sono state messe in vendita anche molte altre bambole normali. Hyakka esamina a sua volta l’aura e nessuno ha più dubbi: l’aura presente è quella di Hakubi, precisamente quella dei suoi manichini-soldato di ferro.
Capitolo 206
Il capitolo si apre con la bambola che uccide un uomo spezzandogli la schiena. Esce dalla villa e il costruttore di bambole la sta aspettando, la porta via e la macchina è seguita dagli uccelli del fuoco di Hyakka. Mentre l’uomo sta sistemando il volto della bambola Yatsuko nel suo laboratorio, arrivano Mao e compagni. Hyakka, Kamon e Mao lo incalzano per sapere se sta collaborando col Gokouke. L’uomo è convinto che il Gokouke sia una famiglia di assassini, per cui dicendo di essere il loro burattinaio, le persone si rivolgono a lui per commissionare omicidi e lui riesce così a vendere più bambole. In particolare la bambola Yatsuko è venduta al doppio: pagata sia dall’assassino che dall’assassinato a cui veniva venduta. L’uomo osserva come ricevere una bambola gratuitamente possa essere sospetto e crearle e vestirle bene sia molto costoso.
Hyakka lo incalza dicendo che l’arte di muovere le bambole è però sicuramente del Gokouke, come i manichini di ferro di Hakubi. In quel momento arrivano un serie di bambole all’attacco: Mao e Kamon tagliano loro la testa ma queste continuano a muoversi.
Nel frattempo l’uomo cerca di scappare con la bambola Yatsuko ma Hyakka gli dà fuoco, Mao prende la valigia e li insegue ma questi scappano dalla finestra grazie alla bambola a cui spuntano delle gambe metalliche.
Mao, Hyakka e Kamon partono all’inseguimento discutendo dell’arte di far muovere delle marionette e sul fatto che solo uno stregone potrebbe muovere dei manichini e Hyakka ricorda lo scontro durante la guerra russo-giapponese.
Capitolo 207, “La fonte del potere”
Il fabbricante di bambole, in fuga da Mao e gli altri, ricorda la sua storia: fin dalla tenera età aveva lavorato come apprendista in un laboratorio di bambole e dopo più di dieci anni aveva finito per affiancare il suo maestro nella loro realizzazione, sognando di creare bambole sempre più belle. Un giorno fu mandato per una consegna ad una compagnia teatrale itinerante, che avrebbe dovuto esibirsi in paese per l’annuale festa di autunno. Al suo arrivo, però, aveva trovato i teatranti morti, così come tutti gli abitanti del villaggio. Cercando dei superstiti si era imbattuto nei manichini di ferro animati di Hakubi e uno di questi lo attaccò subito: ma prima che il colpo giungesse a segno, il manichino prese fuoco e fu distrutto (sullo sfondo di questo flashback si vede chiaramente la sagoma di Hyakka).
Tornando al presente, Hyakka riesce ad abbattere i trampoli della bambola Tsuyako sulla quale il burattinaio sta fuggendo, ponendo così a termine la sua fuga. Mao nota che l’unico pensiero dell’uomo accingendosi a scappare era stato quello di recuperare la propria valigia, a costo di lasciare che le sue creazioni venissero tutte distrutte: ne deduce che il contenuto della valigetta è ciò che gli permetterà di fabbricarne quante ne desideri.
A questo punto Hyakka ricorda l’episodio del precedente flashback, che aveva avuto luogo ben venti anni prima (il burattinaio si meraviglia che Hyakka, dall’aspetto così giovane, possa esserne a conoscenza). “Tu hai visto i manichini di ferro?”, chiede all’uomo. E costui racconta la seconda parte della sua storia: da dentro il manichino bruciato era uscito una specie di “kesaran pasaran”, una creatura simile ad una palla di pelo nota anche come “spirito dell’albero di nespolo”. Provò ad impiantarlo in una delle sue bambole e questa si animò.
Scoperto poi che, chiudendo la fonte di questo potere in un bollitore, i “kesaran pasaran” si moltiplicavano rapidamente (per via della vicinanza col metallo), il fabbricante decise di creare le bambole viventi dei suoi sogni. Negli anni affinò le sue creazioni fino ad arrivare al culmine, la sua Tsuyako, ma per continuare la propria attività aveva bisogno di soldi e pensò di procurarseli con il diabolico stratagemma visto nello scorso capitolo.
Hyakka, disgustato da come l’uomo non provi il benché minimo rimorso per i suoi atti, cerca di colpire valigetta e bambola, ma il burattinaio si rimette in fuga: viene fermato dall’attacco congiunto di Kamon e Mao e la valigia si apre, lasciando uscire le palle di pelo fonte del potere delle bambole. In quel momento appare Hakubi, che sembra essere stato del tutto all’oscuro di questi eventi e per nulla lieto di quello che ha scoperto…
Capitolo 208
Il gruppo fronteggia Hakubi, il quale è venuto a sapere che qualcuno usa il nome del Gokouke per vendere le bambole: una bella scocciatura.
Hakubi critica il modo in cui i clienti vengono uccisi, ma Nanoka gli fa notare come anche Renji e Souma non sono da meno. Mao però puntualizza sul fatto che i due non toccano le vittime e Hakubi appunto rincara la dose, dicendo che gli omicidi delle bambole sono sciatti sia nei modi che nella scelta dei clienti. Davvero presuntuoso considerarli opera del Gokouke!
Kamon gli chiede che intenzioni abbia e Hakubi risponde che visto che i suoi nemici sono tutti lì, ne vuole approfittare per provare il potere della bambola. Il fabbricante acconsente affinché Hakubi la usi.
Hyakka attacca per primo col fuoco, la bambola si spinge in alto e, con un orribile volto demoniaco, sputa degli aghi di metallo dalla bocca. Anche Kamon attacca con il legno, la bambola però taglia i rami. Mao attacca ma gli aghi lo fermano. La bambola sembra imprigionata in enormi aghi metallici, alcuni lunghissimi, come giganteschi rovi.
Il fabbricante è sconvolto dal volto sfigurato della bambola e implora Hakubi di fermarsi. Ma è inutile cercare del senso estetico in lui, il quale ritiene che la bellezza sia la forza.
La bambola lancia delle catene coperte di lame che Mao e Nanoka schivano. I due assieme a Kamon e Hyakka partono infine all’attacco per chiudere la battaglia.