Kuno's Mansion: la Community italiana di Ranma - Vietata la riproduzione anche parziale dei testi senza autorizzazione
Prima pubblicazione: Shonen Sunday 2022 Vol. 12-22/23
Uscita giapponese: 12 ottobre 2022
Uscita italiana: 8 marzo 2023
Capitolo 129, "L'aura malvagia del pozzo".
Entriamo subito nel vivo con la rivelazione del mostro, Ayakashi o Divinità dell’acqua di cui Mao aveva tanto paura alla fine del capitolo precedente. Questo non è un semplice demone o spirito, può parlare e addirittura deridere Mao che cerca invano di esorcizzarlo. È chiaro che la fonte del suo potere ha qualcosa di misterioso.
Nanoka, dopo l’attacco fallito di Mao con la sua spada, ipotizza che solo un elemento di “terra” possa scalfire l’Ayakashi (dato che per la teoria dei cinque elementi la terra prevale sull'acqua), così si lancia all’attacco con la sua Akanemaru: sembra essere riuscita a tagliare la testa dell’avversario, ma scoprirà ben presto che non è servito a nulla. Mao, Nanoka e Otoya si rifugiano al piano di sopra, mentre Mao è determinato a identificare la fonte del potere dell’Ayakashi.
Nel frattempo Nanoka sembra aver risentito dell’attacco portato contro il demone e Mao, capendo che si tratta del sangue perso a causa della spada di Akanemaru, si offre di condividerne un pò del suo. Nanoka rifiuta con fermezza l’offerta, spiegando che, se vuole combattere contro il demone, Mao dovrà essere nel pieno delle sue forze. Mao spiega poi che l'entità con cui hanno a che fare è un "Tatarigami", un dio della maledizione che a causa dell'incuria delle persone è finito per diventare un Ayakashi più forte della norma: gli esorcismi e le spade di Mao e Nanoka, infatti, non sono sufficienti. Nel frattempo il Tatarigami raggiunge i tre al piano superiore, quale sarà la fonte della sua forza?
Capitolo 130, "Il tatarigami".
Avevamo lasciato Mao e Nanoka alle prese con il Tatarigami (dio della maledizione), creatura d’acqua che ha allagato l’intero piano terra della casa infestata per salire rapidamente verso di loro. Mao fa strada e si rifugia con Nanoka e Otoya in una stanza del piano superiore, che provvede a sigillare dall’interno. Ragionando sul fatto che la fonte del potere del Tatarigami si trova nel pozzo, decide di passare al contrattacco creandosi una “scorciatoia”: estratta la spada Hagunsei, provoca uno squarcio nel pavimento rivelando che la stanza si trova proprio in linea d’aria rispetto al pozzo sotterraneo.
Mao decide di esorcizzare il pozzo dall’interno e, nonostante le proteste di Nanoka, rassicura la ragazza e si tuffa. L’impresa si rivela subito non agevole, dato che il miasma demoniaco continua a fuoriuscire senza sosta. Nel frattempo Otoya si accorge che il suono dell’acqua si sta facendo meno forte, infatti sta rapidamente scendendo di sotto: si tratta del pozzo che sta risucchiando il liquido per intrappolare Mao. Scorgendo la testa del mostro, Nanoka si lancia a sua volta nel vuoto tagliandola con la sua Akanemaru, ma subisce nuovamente il contraccolpo dovuto alla perdita di sangue che consegue ad ogni utilizzo della sua particolare katana.
Improvvisamente dall’acqua sbuca una nuova testa e Nanoka sembra non farcela; ma la ragazza pensa che deve assolutamente fare qualcosa per salvare Mao e di colpo, come in risposta alla sua determinazione, il talismano di terra attaccato alla spada (donatole tempo fa da Natsuno) sembra reagire, gli occhi della ragazza diventano rossi e i suoi poteri di byoki si attivano. Piantando i piedi saldi a terra, Nanoka avverte la forza ritornare in lei e l’acqua venire respinta.
Capitolo 131, "L'energia vitale della terra".
Incredula su quanto appena accaduto (grazie al suo potere l’acqua viene respinta), Nanoka riflette sulle parole di Natsuno riguardo alla Akanemaru e alla conseguente perdita di sangue. Sembra infatti che, per usare l’arma al meglio, debba far in modo di rigenerare lo “spirito” in base alla quantità di sangue perso durante il suo utilizzo. La ragazza ricorda inoltre il suggerimento di Natsuno riguardo il trarre energia dal suolo, essendo la “terra” il suo elemento.
Nel frattempo Mao prosegue la ricerca dell’origine del potere del Tatarigami all’interno del pozzo. Sorpreso dall’arrestarsi del fluire dell’acqua, riesce ad individuarlo sotto forma di ammasso di miasma. Consapevole delle forze ritrovate, Nanoka si lancia all’atto del demone. Come osservato dal piccolo Otoya, dalla Katana esce un filo di sangue che apparentemente sembra dissolvere la forma del Tatarigami.
Il campanellino di terracotta donatole da Natsuno sembra richiamare l’attenzione della ragazza sull’acqua rimanente che appare seguire uno schema ben preciso. Che sia un suggerimento su dove colpire? Nanoka, sicura di sé, continua a lanciarsi con Akanemaru senza sosta, riuscendo poco alla volta ad esorcizzare quello che resta. Intanto Mao si rende conto che l’acqua sta venendo purificata, ma sta per rimanere senza fiato e senza ossigeno: Nanoka, preoccupata per lui, sferra un ultimo attacco contro l’ammasso di miasma rimanente e quasi informe, riuscendo a dissolverlo. Senza neanche pensarci, la ragazza si dirige verso il pozzo chiamando ansiosa Mao, il quale risale insieme ad un piccolo serpente. Stabilito che il dio dell’acqua è ormai esorcizzato e in pace, l'onmyouji chiede a Nanoka se sia stata lei l’artefice della purificazione. Dopo un flebile “sì” la ragazza si lancia ad abbracciare Mao, felice che sia sano e salvo.
Capitolo 132, "Parole sincere".
Abbiamo un piccolo stacco temporale dall'ultima scena dello scorso capitolo, e Nanoka ripensa a quando nella foga degli eventi ha finito per abbracciare Mao. Si sente imbarazzata, ma Mao non affronta il discorso e piuttosto le chiede come si senta, dopo aver usato con tanta intensità la spada Akanemaru per esorcizzare lo spirito (cosa che avrebbe dovuto farle perdere moltissimo sangue). Spiega infatti che il dio dell'acqua era stato manovrato dall'aura malvagia accumulatasi nel pozzo che non era stato adeguatamente purificato, dando vita al Tatarigami, e che è stato solo grazie ai colpi esorcizzanti di Nanoka che lui ha potuto liberare lo spirito.
Nanoka a questo punto spiega a Mao di sentirsi bene, e di aver avvertito una nuova energia fluire direttamente dal terreno in lei e nella Akanemaru: ricorda che Natsuno, donandole la campanella, le aveva spiegato che questa la avrebbe aiutata ad evocare l'energia della terra, tuttavia Mao appare comunque sorpreso che Nanoka abbia capito così facilmente come mettere in pratica la cosa. Nanoka a questo punto riflette tra sé che la Akanemaru è una spada che protegge le persone e che, reagendo al suo sentimento di voler salvare Mao, potrebbe averla aiutata.
Finito di parlare, Mao e Nanoka si dirigono ai bagni pubblici ed entrambi ne escono con due nuovi yukata. Otoya dice subito a Nanoka che le sta bene, e Mao nella sua modalità "gentile" invita Nanoka a prendere una granita (la ragazza trova che tra l'uscita e gli yukata la situazione sia straordinariamente simile ad un appuntamento). Nel momento in cui la situazione tra i due sembra più rilassata, Mao distrattamente le chiede il motivo del suo abbraccio di prima, al che Nanoka sputa la granita. Ricomponendosi, Nanoka ammette che è stato per la gioia di scoprire che lui era sano e salvo, e Mao rimane spiazzato nello scoprire che lei semplicemente era stata dapprima preoccupata e poi felice per lui.
I due escono dal locale e ammirano i fuochi d'artificio. "Bellissimo", dice Mao, per poi precisare che non si stava riferendo ai fuochi ma proprio alla ragazza nel suo yukata. Questa volta è il turno di Nanoka di rimanere a bocca aperta (letteralmente), e subito dopo la ragazza spiega che questa è stata la prima volta in assoluto che ha ricevuto da lui un complimento (Otoya si sbriga a confermare la cosa). Il capitolo si chiude con Mao che pensa tra sé che se possibile vorrebbe avere Nanoka al suo fianco per sempre...
Capitolo 133, "La famiglia che maledice su commissione".
Mao e Nanoka sono stati convocati da una cliente il cui marito, divenuto da poco il nuovo capofamiglia di una facoltosa casata, è caduto vittima di un sonno profondo e anormale. Appena entrano nella sua stanza, sono entrambi in grado di vedere lo spirito di una volpe argentata fluttuare attorno al letto del malato. Subito dopo si fa avanti Tatsuhiro, fratello di lui, che con fare fin troppo tranquillo propone alla cognata di non buttare soldi in esorcisti come Mao, sicuramente dei ciarlatani, e di far piuttosto visitare il marito da un vero dottore. La sua mancanza di una vera preoccupazione per il fratello è chiara a tutti, e non a caso la signora spiega che, avendo lei e il marito avuto solo figlie femmine, il prossimo erede della famiglia sarebbe proprio lo stesso Tatsuhiro.
In quel momento lo spirito volpe sputa letteralmente degli aghi sulla testa del capofamiglia, e nel frattempo una strana donna sta inviando la propria maledizione tramite una bambolina di paglia: tuttavia Mao esorcizza prontamente lo spirito, ritorcendo la maledizione contro di lei. Il capofamiglia si sveglia all’istante per la gioia delle figlie, e la moglie ringrazia Mao tra le lacrime. Andando via, Nanoka preoccupata chiede a Mao se non farebbero meglio a restare, dato che Tatsuhiro è sicuramente il colpevole e potrebbe provare nuovamente a fare del male; ma Mao spiega che non avrebbero nessuna prova contro di lui, e comunque – aggiunge con un sorrisetto maligno – non ci sarà nulla di cui preoccuparsi.
La scena si sposta su Tatsuhiro, che delusissimo sta già pensando di cercare qualcun altro a cui rivolgersi per la prossima maledizione, quando si ritrova di colpo circondato da una serie di entità maligne: la maledizione che aveva commissionato e che è tornata indietro. Nel frattempo Ayame, questo il nome della donna che aveva inviato lo spirito volpe, è incredula per aver fallito, e commenta la cosa con il padre che dà l’aria di essere un esperto ancora maggiore, dunque una famiglia di professionisti in maledizioni. I due vengono interrotti dalla sorella minore di lei, che è un volto noto ai lettori: Kagari, la ragazzina alleata con il Gokouke che in passato aveva tentato di prendere il controllo di Mao con le sue arti.
Kagari cerca di convincere il padre a lasciare la faccenda in mano a lei, mentre giunge notizia di un Tatsuhiro terrorizzato e chiaramente insoddisfatto del risultato finale. Intanto Nanoka ripensa proprio a Kagari riconoscendo lo stile di maledizione attraverso gli aghi, sebbene Mao la smentisca subito avendo notato che il livello di maestria è più avanzato (nel loro ultimo confronto, Mao aveva avuto la meglio su Kagari con estrema facilità). Il capitolo si chiude con uno stacco temporale di qualche giorno, con Kagari che va a trovare Tatsuhiro (barricato in casa) di sua iniziativa, decisa a qualunque costo a dimostrare di essere migliore di sua sorella maggiore.
Capitolo 134, "Gli aghi e la spada".
Kagari va a trovare Tatsuhiro, ancora tappato in casa in preda al terrore, dopo che nel capitolo scorso la maledizione che aveva fatto scagliare si è ritorta contro di lui. Kagari vuole sapere chi è stato a contrastare la maledizione, e Tatsuhiro non perde tempo a menzionare lo strano tipo dal ciuffo bianco con una cicatrice ed accompagnato da una ragazza ed un bambino.
Nel frattempo il diretto interessato, Mao, è nel pieno delle sue attività “di ambulatorio”. Nanoka e Otoya escono all’esterno e incrociano proprio Kagari, giunta a trovare il nostro onmyoji. Nanoka è preoccupata: già sospettava che lei fosse in qualche modo coinvolta nella faccenda della maledizione e teme che Kagari si voglia vendicare di Mao che ha mandato il piano di Tatsuhiro in fumo: ma l'interlocutrice risponde che non è quella la sua intenzione, anzi è grata a Mao che ha fatto fare una pessima figura alla propria odiata sorella maggiore (la vera autrice del maleficio). Tuttavia intende anche dimostrare a tutti di essere la migliore della famiglia, e per far ciò è indispensabile sconfiggere Mao!
Nanoka, ricordando ancora una volta di quando Mao fu brevemente controllato nella sua “forma byoki”, non è disposta a fargli correre nuovi rischi e si lancia all’attacco di Kagari con la sua Akanemaru: la sua tecnica sta migliorando, la spada trae nuovamente energia dalla terra e perciò non consuma la forza fisica della ragazza, che pertanto combatte egregiamente contro gli attacchi con gli aghi dell’avversaria (che dal canto suo non riconosce né l’arma, né la tecnica) e arriva addirittura a colpirla con il dorso della katana. Tuttavia Kagari è abbastanza lucida da leggere il bluff di Nanoka, comprendendo che la nostra eroina non intende attaccarla con l’intenzione di uccidere. Una debolezza che lei ritiene fatale, invocando una nuova maledizione con delle bamboline di carta e paralizzando la povera Nanoka. Se sarà Mao a correre in suo soccorso o Nanoka stessa a ribaltare la situazione, lo scopriremo solo la settimana prossima…
Capitolo 135, "Differenza di capacità".
Avevamo lasciato Nanoka immobilizzata dall'attacco di Kagari, l'intento di quest'ultima però non si limita a ciò. Sotto gli occhi spaventati di Otoya, l'incantatrice utilizza le sue creature di carta per avvolgere completamente Nanoka e cercare di soffocarla, per venire interrotta all'ultimo momento dal tempestivo intervento di Mao, che libera la ragazza utilizzando un attacco di fuoco.
Nanoka è salva ma ancora bloccata per via degli aghi. Kagari, vedendo Mao, estrae con un sorriso maligno l'ago del "burattino" con cui una volta riuscì a maledire il nostro onmyoji costringendolo a trasformarsi in byoki e prendendone il controllo. Lo attacca, fiera del fatto di sentirsi indispensabile alle trame di Hakubi e del Gokouke, ma Mao senza scomporsi lancia dei talismani e, con un fendente della sua spada Hagunsei, respinge l'ago alla mittente.
Kagari si accinge a ripetere l'attacco, ma a quel punto l'ago prende fuoco e sfugge dalle sue mani. Mao spiega che è stato lui a maledirlo, impedendole di usare la sua malvagia tecnica una volta per tutte. A questo punto, invece di contrattaccare, la invita ad abbandonare il clan del Gokoke e le sue mostruosità prima che sia troppo tardi, ma viene interrotto dall'arrivo della sorella maggiore di Kagari. La nuova incantatrice afferra l'ago del burattino senza difficoltà e lo ripone scocciata, accingendosi a fronteggiare Mao con intenzioni ancora ignote.
Capitolo 136, "Il ruolo di sorella maggiore".
Il capitolo si apre con il dialogo tra Mao e la sorella di Kagari, la quale informa che non è interessata a vendicarsi dell’annullamento della maledizione che ha fatto Mao, perché ha già ricevuto il suo compenso. La sorella poi rimprovera Kagari di aver usato l’ago della famiglia e averlo reso inutile a causa della maledizione di Mao, poi annuncia di andarsene. Mao la esorta a portarsi a casa anche l’imbarazzante sorella ed è poi richiamato all’attenzione da Otoya nell’aiutare Nanoka a liberarsi degli aghi e tornare a muoversi. La sorella di Kagari, Ayame, si presenta al gruppo e scopriamo che non è minimamente interessata ad essere coinvolta nel Gokouke, ha anzi rifiutato l’offerta. Kagari ne è sconvolta: non pensava di essere un ripiego per il rifiuto della sorella, dato che Hakubi stesso l’aveva ammessa. Ayame poi ordina a Kagari di tornare a casa e di mettersi in testa che non potrebbe mai battere Mao.
Mao e Nanoka discutono su quanto successo e Nanoka si rende conto che non basta essere forti nell’affrontare il nemico, ma vince chi ha la tecnica migliore. È poi convinta che Mao sia arrabbiato con lei, ma in realtà lui si dice sollevato che lei sia sana e salva. Nanoka riflette su quanto sia gentile Mao ultimamente.
Il capitolo prosegue con Kagari al cospetto di Shiranui e Hakubi, che esaminano l’ago compromesso da Mao. Kagari non riesce più ad utilizzare l’ago, e Hakubi spera che Shiranui riesca ad annullare la maledizione del fuoco usata da Mao, grazie alla sua tecnica con l’acqua. Shiranui risponde che ci vorranno 49 giorni e Kagari promette di diventare più forte, per dimostrarlo alla sorella ed essere d’aiuto al Gokouke. Hakubi apprezza questa risoluzione di Kagari e la vuole sfruttare a suo vantaggio. I due poi osservano uno specchio d’acqua dove vi è il riflesso del Goshikido, finora non visibile per la foschia. Accanto ad una delle entrate è visibile una bambola di argilla rotta: i due non sanno darsi una risposta ma convengono che qualcosa sia cambiato. Nell’ultima scena Nanoka è alle prese con la “gentilezza” di Mao che la cosparge di cenere per completare l’annullamento della maledizione di Kagari.
Capitolo 137, "La maschera del giudizio".
Il capitolo si apre con una persona in fuga tra la vegetazione. Degli uomini mascherati sono sulle sue tracce ed uno di loro emette una potente fiammata. Qualche tempo dopo troviamo l’uomo a casa sua, ustionato gravemente, e la moglie che racconta l’accaduto a Mao e Nanoka. Il nostro onmyouji riconosce l’opera di una maledizione del fuoco e trasferisce il miasma malefico in alcuni talismani di carta. L’uomo, ripresosi, spiega di essere stato inseguito perché testimone di un accaduto raccapricciante: racconta di essere un venditore itinerante e che, lungo il suo giro, si era imbattuto in uno strano villaggio di montagna, dove diversi uomini mascherati avevano messo sotto processo un individuo legato, accusato di furto.
Il prigioniero, prosegue il racconto, si era difeso sostenendo di non essere un ladro e a quel punto uno degli inquisitori, indossata una “maschera del giudizio”, aveva replicato che se davvero lui fosse stato innocente, allora avrebbe attraversato indenne le fiamme del giudizio: ciò detto, la maschera aveva soffiato un’enorme vampata di fuoco, carbonizzando all’istante lo sventurato. Mao pensa che la maschera potrebbe essere uno degli artefatti del Gokouke e decide di andare ad investigare. Giunto in zona con Nanoka, utilizza le sue arti per individuare il luogo del “processo” del racconto, scovando le tracce lasciate dal miasma di fuoco della maschera. Nel frattempo in una casa del villaggio si sta tenendo un nuovo processo...
Mao e Nanoka si imbattono im due bambini con i volti rigati dalle lacrime: sono i figli dell’uomo carbonizzato, e loro fratello maggiore è stato fatto prigioniero per aver tentato di impadronirsi della maschera del giudizio allo scopo di distruggerla. Non può infatti che trattarsi di uno strumento iniquo, se ha ucciso loro padre che era in effetti innocente dell’accusa di furto. Otoya osserva correttamente che non esiste che una persona possa sopravvivere ad essere arsa viva, colpevole o innocente che sia. Nanoka pensa che tutto questo sia molto simile al processo alle streghe.
Mao non perde tempo e con un fendente della sua spada Hagunsei si frappone tra il prigioniero ed il suo “boia mascherato” giusto un attimo primo che quest’ultimo esegua la condanna con un nuovo miasma di fuoco. Intanto un volto familiare sta osservando la scena di nascosto: si tratta di Sasuga, l’onmyouji dell’acqua che si è messo al servizio di Shiranui e del Gokouke.
Capitolo 138, "La minaccia con il fuoco".
Mao sta fronteggiando il misterioso capovillaggio che stava per bruciare vivo il fratello maggiore dei ragazzini nei quali i nostri si erano imbattuti. Mao è molto allarmato e, dopo aver gridato a Nanoka di scappare e portare con sé i tre fratellini, chiede al capovillaggio come si sia procurato la maschera del giudizio con il suo spaventoso miasma di fuoco; quest’ultimo, dopo aver sentenziato che Mao stesso è un criminale per essersi intromesso, per tutta risposta "lo condanna a morte" e lo attacca.
Intanto Nanoka, messasi al riparo, scorge alcuni degli altri uomini mascherati, che sono a loro volta in fuga: li trattiene e chiede spiegazioni, al che quelli confessano di essere solo delle vittime. Il capovillaggio è in realtà un usurpatore, un reietto che anni prima era stato esiliato e che, impadronitosi della maschera, aveva ammazzato il vero capo per sostituirsi a lui. Contemporaneamente è proprio quest'ultimo a proseguire il resto della storia, rivelando a Mao di aver incontrato nella foresta un bonzo in fin di vita che portava con sé la maschera del giudizio, e che con le sue ultime forze gli aveva pregato di tenere un servizio commemorativo e di sigillarla per sempre. Lui, attirato dal potere, aveva invece deciso di servirsene a proprio vantaggio.
Mao avverte il proprio avversario che presto cadrà vittima del miasma della maschera. Nascosto poco lontano, Sasuga chiede conferma allo shikigami di Shiranui e questo spiega che la maschera è uno strumento magico del Gokouke e che le “fiamme del giudizio” costituiscono un’entità malvagia molto potente: per poterle padroneggiare bisogna essere un praticante molto bravo oppure un individuo estremamente malvagio (chiaramente siamo nel secondo caso). Lo shikigami esorta Sasuga ad intervenire prima che Mao lo batta sul tempo, ma quest’ultimo sta già incontrando le sue difficoltà: il capovillaggio malvagio aveva chiamato a sé gli abitanti del villaggio per esibirgli il cadavere del giovane che intendeva giustiziare, e ora ne approfitta per ordinare loro di allestire un vero e proprio scudo umano contro il nostro onmyouji.
Mao grida ai paesani di scappare, ma il capovillaggio comincia ad arrostire vivi i primi che cercano di fuggire. A Mao non resta che invocare una delle sue creature d’acqua, che colpisce in pieno l’avversario. Tutto sembrerebbe finito, quando all’improvviso costui si rialza e con la maschera del giudizio emette una vampata che distrugge in un colpo solo il katashiro d’acqua di Mao. Incredibile ma vero, il fuoco ha sconfitto l’acqua!