le grotte della valle del sessera

A cura di Marco R. del Gruppo Grotte Novara.

I marmi e i calcefiri già citati tra le rocce della Val Sessera sono costituiti quasi del tutto (i marmi) o comunque in gran parte (i calcefiri) da carbonato di calcio, un sale che, sia pur lentamente, può essere disciolto dalle acque piovane che si infiltrano nel sottosuolo e che, in tal modo, danno origine a gran parte delle grotte del nostro pianeta. Nella valle, tuttavia, gli affioramenti di marmi o calcefiri sono modesti e, per molti anni, l’unica attrattiva speleologica della Val Sessera è stata la grotta di Tassere citata per la prima volta in un articolo del 1959 in cui si riporta che un "tubetto" trovato nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova conteneva diversi esemplari del crostaceo Alpioniscus feneriensis "raccolti dal Signor R. Liatti nella Grotta di Tassere presso Caprile", allora in provincia di Vercelli. Negli anni successivi la grotta divenne un tradizionale terreno d’azione del Gruppo Speleologico Biellese (G.S.Bi.) che ne pubblicò descrizione e rilievo (Comello e Sella, 1980). Poi c’è stato un rinnovato interesse per la zona e, in poco tempo, sono state descritte la Balma dell’Uomo Selvatico (2712 Pi/VC, sul versante che il Monte Tovo presenta verso Postua), il Pozzo dei Gufi (2734 Pi/BI, sempre nell’area di Postua) e, appena al di là delle creste che delimitano la valle, la Tana del Diavolo (2797 Pi/BI), legata alla vicenda di Fra Dolcino. La Grotta di Tassere resta, tuttavia, la più importante della valle e, dopo gli ultimi rilievi del Gruppo Grotte Novara, ha uno sviluppo complessivo (calcolato, cioè, sommando le lunghezze di tutti i vari rami) di oltre 230 metri (Cella e Ricci, 2019).


l'ingresso della grotta Delle Tassere a Caprile