7Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», 8altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 9Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Il tema Erode è il prototipo del discepolo negativo: poiché non è disposto a convertirsi la sua ricerca è vana, improduttiva e, alla fine distruttiva.
Gesù ha mandato i Dodici a evangelizzare e anche Erode Antipa viene a sapere dell'attività di questo nuovo profeta. Il nome Erode deriva dal greco e significa eroe, semidio. Con la dinastia degli Erode la parola greca diventerà sinonimo di malfattore. Nei vangeli e negli Atti i vari Erode da un lato sono figura del Male che perseguita la Chiesa da sempre e senza posa e dall'altro rappresentano tutto quello che in noi ci impedisce di capire chi è Gesù e di seguirlo.
Gli Erode sono una intera dinastia di Idumei (quindi non Ebrei) che è riuscita, con l'aiuto dei Romani, a installarsi in Palestina, con Erode il Grande, nel 37 a.C. seguendo (formalmente) le prescrizioni giudaiche. Questo primo Erode inizia a ricostruire il Tempio (17 a.C.) che dunque era nuovo e ancora da terminare durante la vita pubblica di Gesù. Erode il Grande muore poco dopo la nascita di Gesù, probabilmente il 14 gennaio dell'1 d.C.; dopo di lui regnarono i suoi figli Erode Archelao (etnarca di Giudea e Samaria fino al 6 d.C.), Erode Antipa (tetrarca di Galilea e Perea fino al 39 d.C.) ed Erode Filippo II (tetrarca di Iturea, Batanea e altri territori adiacenti fino al 34 d.C., sposato con Erodiade che lo abbandonerà per il fratellastro Erode Antipa). A Erode Antipa succede nel 39 Erode Agrippa I, nipote di Erode il Grande e citato negli Atti (cap. 12) perché (nel 42) uccide Giacomo il maggiore, fratello di Giovanni e mette in prigione Pietro. Alla sua morte, nel 44 d.C. e dopo alcuni anni governati da un procuratore, succede suo figlio Erode Agrippa II che assiste al processo di S.Paolo in Atti 25-26. Le notizie si perdono dopo il 53. Nel 70 il Tempio voluto da Erode il Grande sarà distrutto da Tito.
Giovanni Battista, nei capitoli precedenti, rappresenta la profezia dell'Antico Testamento che predica la conversione, condizione necessaria ma non sufficiente per riconoscere il Messia. Il Battista stesso era restato sorpreso: Gesù predicava l'anno di grazia e non sterminava i malvagi. Gesù dovette mandagli a dire la novità della misericordia perché potesse capire.
Marco al capitolo 6 ci racconta che Erode aveva fatto imprigionare Giovanni ma lo proteggeva (da Erodiade) e lo ascoltava volentieri. E` il paradigma di noi quando ci culliamo nella religiosità ma non vogliamo cambiare. Erode Antipa sarà travolto dal gioco cui non vuole rinunciare: in un momento di debolezza, farà una promessa a Salomè cui non saprà sottrarsi e la sua soluzione sarà di decapitare il Battista. Figurativamente anche noi, se lasciamo che la religiosità scorra solo a livello emotivo o intellettuale viene il momento in cui occorre decidere e a questo punto si tradisce perché, in sostanza, si rifiuta la conversione, si rifiuta di cambiar vita. Erode ha l'occasione (il profeta a domicilio!), è disposto ad ascoltare ma non a cambiare vita. Dunque non può capire: ognuno capisce solo quel che vuole capire, ciò che gli interessa. Se per me l'interesse è solo "il mio interesse", inteso in senso egoistico, non capirò mai che il mio vero interesse è diventare figlio di Dio. Il mio ascolto può essere una vera "decapitazione" della parola se prendo in considerazione solo ciò che mi piace e che mi giustifica buttando via il resto.
Elia che scompare in un carro di fuoco (2Re2,18) secondo Malachia 3 doveva tornare nei tempi ultimi per portare la conversione del cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri. In questa carrellata i profeti, con la loro vita, in qualche modo prefigurano Gesù che evangelizza, muore e risorge. Perfino Erode se ne accorge, rivelando che qualcosa di profondo nella coscienza umana gli impedisce di star tranquillo. La verità, rappresentata dai profeti e da Giovanni, non si può sopprimere e rinasce continuamente: la diceria che "Giovanni è risorto" sta a indicare che da morto parla più che da vivo e diventa per Erode un incubo.
Padre Pino Puglisi (15.09.1937-15.09.1993), detto 3P, beato e martire della mafia in Sicilia, combatté tutta la vita una religiosità fatta di tradizione, costume, ostentazione ma senza alcuna conversione del cuore: chi organizzava feste e processioni, chi faceva offerte, anche consistenti, erano coloro che poi ogni giorno commettevano l'ingiustizia: l'incarnazione di Erode. Dai processi è emerso che il motivo preciso del suo assassinio è che sottraeva i giovani alla mafia.
Erode, che cercava di vederlo, avrà una nuova occasione in Luca 23,7-12. Ma la parola di Gesù non gli interessava per la conversione: gli interessava solo imparare il mestiere: sperava di vedere qualche miracolo. Magari arruolare il Messia a corte. Gesù in quell'ultimo incontro rispose col silenzio.