"Vi sono coloro che credono di credere
e coloro che credono di non credere
e in ciascuno di noi c'è il credente e il non credente"
(Card. Carlo Maria Martini)
In altre parole: coloro che credono di credere e anche coloro che credono di non credere devono cercare sempre di porsi delle domande in modo da non adagiarsi nell'ovvio che è assenza di qualunque progresso. Trovando delle risposte ciascuno realizza via via la sua libertà. Chi ritenesse di sapere già tutto cambi tranquillamente sito e torni quando avrà qualche dubbio...
Luca divide la sua opera in due parti:
il Vangelo, che racconta quello che Gesù ha detto e ha fatto
gli Atti, che raccontano quello che gli Apostoli, dopo di Gesù, hanno detto e hanno fatto in quanto suoi testimoni
Luca scrive, probabilmente a Corinto (Grecia), sicuramente prima del 70 d.C., data della distruzione di Gerusalemme. Infatti gli Atti, che sono successivi, si interrompono con l'anno 62. Il vangelo secondo Luca è dunque anteriore a quello di Giovanni. Idealmente però Giovanni viene prima di Luca perché Giovanni, discepolo di Gesù, è teste oculare e racconta quanto ha personalmente visto mentre Luca dichiara subito di non essere testimone oculare ma di raccontare i fatti come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni (Luca 1,2). Dunque Luca è simile a noi, che ci basiamo sulla testimonianza di altri, e scrive per persone come noi che non hanno vissuto direttamente gli eventi.
Tutto il vangelo di Luca è concepito come un cammino che è anche il cammino della nostra vita. Durante questo cammino escono tutte le nostre contrarietà, i nostri fallimenti, le nostre frustrazioni. Ci possiamo dunque identificare di volta in volta coi vari personaggi fino a che, quando il cammino approderà a Gerusalemme, sarà finalmente chiaro chi veramente Lui è.
A questo punto la seconda parte dell'opera (gli "Atti") racconterà l'attività di testimonianza da parte di chi ha capito chi veramente Lui è.
Luca si limita a raccontare in modo essenziale gli avvenimenti introducendo poche aggiunte dovute alla comunità e questo rende, per noi, la lettura abbastanza facile.
Luca è un giudeo - ellenista perché mostra di conoscere bene sia la tradizione giudaica che la cultura greca. E' compagno di S. Paolo, che lo nomina nelle sue lettere (ad es. in 2 Timoteo 4,9-11[1]). Negli Atti, ad un certo punto, raccontando dei viaggi di Paolo, Luca usa il "noi", confermandoci che è egli stesso parte della vicenda. Anche il fatto che Luca insista spesso sul tema della libertà, argomento caro a S. Paolo, ci conferma questa vicinanza.
A quanto pare era un medico (Lettera ai Colossesi 4,14: "Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema"). E infatti descrive bene le malattie. Di fatto opera da medico perché nella prima parte del vangelo Luca pratica al lettore una sorta di "terapia" mediante la parola di Gesù. L'ascolto della parola "buona" di Gesù libera l'uomo dai suoi mali e lo prepara per il viaggio della seconda parte in cui si svolge il tema del pane. Nell'iconografia Luca è rappresentato da un toro perché inizia il suo vangelo presentando la vicenda di Zaccaria, sacerdote d'Israele, che offriva tori in sacrificio a Dio (spiegazione completa qui).
Si dice anche che Luca è "pittore": i vari capitoli sono tanti quadri in cui egli mostra il volto dell'uomo fino a far vedere, alla fine, il vero volto di Dio nel volto dell'uomo Gesù, crocifisso.
Il centro del vangelo di Luca è il capitolo 6 dove Gesù dice: "Diventate misericordiosi come il Padre" (Luca 6,36). E tutto il vangelo è una sorta di commento a questa misericordia del Padre verso i suoi figli, amore che è lo stesso che i fratelli praticano poi tra di loro.
Luca non ha visto la gloria di Gesù (la croce). Si pone dunque le nostre stesse domande. La prima generazione di credenti ha conosciuto Gesù e, nell'entusiasmo, si dimentica un po' del corso di tutta la storia. La seconda generazione lo attende presto e quindi vive nell'attesa di ciò che ha conosciuto tramite i testimoni oculari. La terza generazione si trova a fare i conti, come noi, con la vita quotidiana: apprezza quello che ha ricevuto ma Lui non l'ha visto e sa che non tornerà presto.
Luca si interroga dunque su cosa significhi, nella vita d'ogni giorno, la buona notizia (evangelo) che Lui ci ha salvato e cosa significhi che ci ha donato il suo amore e la sua gloria. Come mai il male c'è come prima (cfr 2Pietro 3)? come mai l'ingiustizia trionfa e il giusto è perseguitato? siamo abbandonati? come si fa a vivere qui e oggi il Regno di Dio?
Luca dunque è storico perché si prende cura di confrontare la nostra storia quotidiana con la Parola e si è posto i nostri stessi problemi: è dunque per noi un ottimo compagno di viaggio.
[1] Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero.