21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
23Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, di Eli,
24di Mattat, di Levi, di Melchi, di Innai, di Giuseppe,
25di Mattatia, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai,
26di Maat, di Mattatia, di Semein, di Iosec, di Ioda,
27di Ioanàn, di Resa, di Zorobabele, di Salatièl, di Neri,
28di Melchi, di Addi, di Cosam, di Elmadàm, di Er,
29di Gesù, di Elièzer, di Iorim, di Mattat, di Levi,
30di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliachìm,
31di Melea, di Menna, di Mattatà, di Natam, di Davide,
32di Iesse, di Obed, di Booz, di Sala, di Naassòn,
33di Aminadàb, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda,
34di Giacobbe, di Isacco, di Abramo, di Tare, di Nacor,
35di Seruc, di Ragàu, di Falek, di Eber, di Sala,
36di Cainam, di Arfacsàd, di Sem, di Noè, di Lamec,
37di Matusalemme, di Enoc, di Iaret, di Maleleèl, di Cainam,
38di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.
Il tema In nessun'altra religione si presenta un Dio che si mette in fila assieme a noi peccatori e vive la nostra realtà pienamente, quella realtà che noi non accettiamo. Questo gesto di Gesù è il simbolo di tutta la sua esistenza.
Noi ci immaginiamo Dio come colui che domina con scettro di ferro, spezza interi popoli come vasi di argilla, abbatte i re nel giorno della sua ira, colui che va servito con timore perché non si adiri. Così appare leggendo ad es. i Salmi 2 e 110. Queste però sono le nostre pie categorie su Dio che poi applichiamo a Gesù. Gli atei sono coloro che si ribellano a questa idea di Dio ed in questo hanno ragione. Questa idea malsana di Dio è comune a tutte le religioni e, purtroppo, si infila ogni tanto anche nel cristianesimo.
E` un'idea che non è senza conseguenze: seguendo tale modello di Dio dominatore e oppressore anche noi cerchiamo, ognuno nel proprio piccolo, di dominare e opprimere... magari a fin di bene. Dio dovrà morire in croce ucciso dalle persone religiose per mostrare di non essere come noi ce lo immaginiamo.
Luca, dopo che Giovanni ha preparato un popolo ben disposto, ci rappresenta ora il Signore che viene. Dio ha pensato per tutta l'eternità come presentarsi all'uomo. Poi ha atteso trent'anni in disparte. E alla fine si è messo in fila coi peccatori per farsi battezzare e andare a fondo, e non solo come simbolo, perché in croce ci finirà davvero. Luca ci presenta Dio come "simpatia assoluta" per l'uomo, un Dio che, in fila, riceve il battesimo coi peccatori.
Questa scena anticipa la crocifissione dove ritroveremo Gesù tra i malfattori. Qui si apre il cielo, là si squarcia il velo del tempio. Qui lo Spirito scende, là Gesù dà lo Spirito. Qui il Padre lo chiama "Figlio mio amato" là il centurione lo proclamerà giusto. Dunque tutto il vangelo è una sorta di spiegazione di questa scelta che comincia qui.
Luca presenta Gesù già battezzato, come lo erano quelli cui Luca si rivolgeva, e mostra come lui vive il battesimo: in preghiera. Questo battesimo e questa preghiera stanno come il fondamento di tutto quanto avverrà nei capitoli successivi.
Gesù è solidale con tutta l'umanità peccatrice. Trasforma il limite e anche la nostra non-accettazione di tale limite nel luogo della sua vicinanza con noi. Dio è colui che sta con i peccatori diventando lui stesso maledizione (Galati 3,13 [1]). Il luogo in cui conosciamo Dio non è la nostra bravura religiosa ma la nostra realtà di limite, di ribellione al limite, di male, di non accettazione della nostra condizione umana. Dio ci incontra nella nostra verità ma vive questa realtà di limite come figlio e fratello, come luogo di condivisione, dono, per-dono e amore.
Pensiamo dunque che il Kyrios, l'Onnipotente, il Signore, il Cristo, il giudice della storia, il centro dell'universo è quest'uomo così, che fa questa scelta. Per questo è Dio: perché Dio è servo di tutti. Per questo è Signore: non perché schiavizza ma perché libera. Per questo è il Cristo: perché è il Salvatore.
Contemplare questa scena ci cambia l'immaginario su Dio, ci guarisce dal peccato del Serpente - che tutti abbiamo - da quella falsa immagine di Dio comune a tutte le religioni, immagine che ce lo rappresenta come colui davanti a cui tutti tremano e che tutti vorrebbero poter eguagliare (Genesi 3,5 [2]). Dio è invece colui che vive la nostra realtà pienamente, quella realtà che noi non accettiamo: il limite, il peccato, il fallimento. Questa è la scelta che Gesù porterà avanti fino alla fine. Nessuna religione presenta un Dio così: nei casi migliori Dio è impassibile, magari buono. Ma in nessun altro caso è così solidale con l'umanità. E` molto difficile credere che esista un Dio così: i discepoli non capiranno, occorrerà una Pentecoste, una seconda Pentecoste e nel corso della storia ogni tanto ci si inganna e, provvidenzialmente, ci si rialza. La prima eresia nella Chiesa, che ogni tanto ritorna, è il Docetismo ossia negare l'umanità di Gesù o immaginarsela diversa.
La preghiera ci differenzia dagli animali. Il termine pregare ha la stessa radice di precario: l'uomo è colui che ha la coscienza del limite. La preghiera ci fa figli e ci fa rivolgere ai fratelli.
Con la preghiera si apre il cielo (e, sulla croce: si squarcia il velo del Tempio): il Padre è dove c'è un Figlio che si fa fratello. Noi tutti siamo figli: ma, fino a che non ci facciamo fratelli, non ci consideriamo figli e dunque non consideriamo Dio come Padre. Gesù è il primo che si fa fratello di tutti senza escludere nessuno. Se escludesse qualcuno non sarebbe Figlio di Dio, perché anche quell'escluso è figlio di Dio. E vale anche per noi: quando escludiamo qualcuno non siamo figli di Dio.
Sul Messia scende lo Spirito (Isaia 11,2), la vita di Dio, quella vita di Dio che è l'Amore. Scende in forma corporea: lo Spirito non è qualcosa di evanescente, vago e impalpabile: dà forma e vita, è motore della nostra vita corporea, noi agiamo secondo lo spirito che abbiamo.
L'espressione "in forma di colomba" richiama la creazione quando lo spirito di Dio aleggiava sul caos (Genesi 1,2 [4]). Il battesimo di Gesù è dunque una nuova creazione, è lo spirito di Dio che fa nuovo il mondo. Richiama anche la nuova alleanza con Noè, dopo che il mondo è stato distrutto dal peccato (Genesi 8,8-12). Richiama anche la liberazione dall'Egitto quando Dio nell'Esodo come un'aquila fa passare sulle acque il suo popolo. La colomba è il simbolo del popolo d'Israele: nel Cantico dei Cantici è il nome della sposa che risponde con amore all'amore dello sposo.
Questo quadro ci dà la rappresentazione della Trinità, in cui il Padre conferma la scelta del Figlio donandogli il suo Spirito. Per questo il Padre e il Figlio sono una cosa sola: fanno la stessa scelta di comunione con l'umanità. Il figlio "amato" richiama Genesi 22,1 dove così è chiamato Isacco nell'episodio del sacrificio: Gesù è Figlio in quanto darà la vita per i fratelli. "In te mi sono compiaciuto" ci richiama il servo di Jahvé in Isaia 42,1 [5].
Dio Padre parla solo qui e durante la Trasfigurazione dove ripete lo stesso concetto e ci consegna un comando: "ascoltatelo". Non andiamo dunque in cerca di rivelazioni supplementari: abbiamo già chi ascoltare.
Col battesimo Gesù dà principio, fondamento, alla sua missione. Se non si tiene conto di questo principio fondativo Gesù diventa per noi qualsiasi altra cosa (il taumaturgo, il rivoluzionario, il legislatore) ma tradiamo il Gesù reale.
Siamo nel settembre dell'anno 30 d.C. e Gesù ha condotto ben trent'anni di vita "normale", una vita intera, tenendo conto della longevità di allora. In altre parole non piove dal cielo e risolve tutto in un breve ministero pubblico. In quei trent'anni dà valore all'esistenza quotidiana della stragrande maggioranza dell'umanità, quella che noi giudichiamo banale e inutile. Anche qui, come in 1,35, Luca puntualizza che si riteneva che Gesù fosse figlio biologico di Giuseppe, mentre lo era solo sul piano giuridico. Matteo espone lo stesso concetto nella sua genealogia (Matteo 1,1-16) elencando tutte le precedenti generazioni in forma attiva (nella forma "X generò Y") e quando arriva a Giuseppe capovolge la frase passando al passivo: Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
La genealogia elenca 76 nomi (da Giuseppe ad Adamo inclusi) ed esprime tutta l'umanità perduta, figlia del serpente. Questa umanità, tramite Gesù, che viene a vivere con loro ed è ultimo della fila delle generazioni, torna ad essere figlia di Dio, umanità redenta di 77 generazioni richiamando il significato di compiutezza del numero sette. Forse Luca intende alludere anche a una divisione della storia in dodici periodi (tipica del genere apocalittico) ed esprimere che Dio - Gesù Cristo, 78º della lista partendo da Dio, inaugura i tempi nuovi (11 x 7 + 1) essendo l'iniziatore del dodicesimo ciclo. Secondo Sant'Ireneo, che disponeva di un testo con 72 nomi, la lista esprime che Gesù salva tutti i popoli della terra dato che 72, tradizionalmente, erano le popolazioni conosciute.
[1] Galati 3,13: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno.
[2] Genesi 3,5: [il Serpente disse alla donna:] «... Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».
[3] Isaia 11,1-2: Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.
[4] Genesi 1,2: Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
[5] Isaia 42,1: Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni.