1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. 3Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. 4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.
7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare». 9Gli chiesero: «Dove vuoi che la prepariamo?». 10Ed egli rispose: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà 11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate». 13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
Il tema Inizia il racconto della Pasqua di Gesù, Dio che incontra l'Uomo. E` necessario, per noi, arrivare a sentire Dio nel nostro cuore in modo da illuminare e orientare tutta la nostra vita terrena verso la felicità.
Siamo così arrivati a giovedì 2 aprile dell'anno 33, ossia il 13 Nisan per gli Ebrei. Le festività Pasquali ebraiche iniziavano il 15 Nisan ("Primo giorno degli Azzimi" o "Gli Azzimi") dopo l'accurata ripulitura della casa da ogni traccia di pane lievitato. Qui Luca racconta che, mentre i suoi nemici cercavano come toglierlo di mezzo, la sera del 13 (dunque già nel giorno 14 Nisan), Gesù fa preparare la cena che i sinottici chiamano cena di Pasqua. In realtà Gesù non mangia la cena della Pasqua ebraica (e infatti non si menziona mai l'agnello) ma la sua vigilia o Parasceve. Questo 14 Nisan in cui Gesù sarà arrestato, condannato, crocifisso e sepolto si estende dunque dalla sera di giovedì 2 aprile al pomeriggio di venerdì 3 aprile.
Di seguito una ricostruzione dei giorni e degli orari della Passione di Gesù.
Abbiamo visto che il discorso escatologico, contrariamente all'interpretazione comune, va letto ponendo l'accento sul presente, sul come vivere figliolanza divina e fraternità umana in un mondo che continua a essere attraversato dal male. I mali descritti da Gesù non hanno nulla di eccezionale, sono quelli di cui parla l'attualità tutti i giorni e testimoniano che gli ultimi tempi, la vittoria del bene sul male, non sono ancora arrivati, il che è proprio il contrario di quanto propagandato da religioni e sette millenaristiche in ogni tempo.
In questo testo Luca mostra sia come preparano la Pasqua i sommi sacerdoti e gli scribi (assieme a Giuda che rappresenta gli anziani) sia come la prepara Gesù. I primi, col denaro e spinti da Satana, l'ingannatore fin dal principio, cercano di togliere di mezzo Gesù. Fa la sua apparizione il verbo tradire o consegnare, verbo che ritornerà molte volte nel seguito. Notiamo poi che Giuda è detto nel numero dei Dodici ossia è uno di noi, rappresenta anche noi che leggiamo. Esamineremo più a fondo tutte queste figure nel seguito, quando ricompariranno.
Gesù non sembra affatto subire gli eventi che sono invece parte della sua volontà e li predispone. I preparativi sono raccontati due volte: prima come indicazione ("Andate a preparare... vi verrà incontro un uomo...") e subito dopo come realizzazione ("andarono e trovarono tutto come aveva loro detto"). Abbiamo già trovato questo schema all'ingresso di Gerusalemme quando Gesù manda i discepoli a cercare l'asinello (Luca 19,30ss) a significare che quel che Gesù annuncia si realizza e si realizza ogni giorno. Gli inviati per questa ultima missione sono Pietro [1], rappresentante dell'aspetto istituzionale della Chiesa, e Giovanni, che rappresenta l'aspetto carismatico-caritativo, aspetto che non può che essere preponderante se si vuole seguire il Vangelo. Infatti se l'istituzione-Chiesa non è funzionale a portare l'amore di Dio nel mondo allora manca alla sua ragion d'essere.
Si parla della Pasqua ed è importante che noi capiamo bene cosa significhi, per essere coscienti di ciò che celebriamo. La parola Pasqua compare ben sei volte nei primi 15 versetti di questo capitolo. Come s'è detto altre volte, le istruzioni che Gesù dà non vanno considerate un semplice fatto storico ma sono anche suggerimenti che Gesù dà a noi oggi per la nostra vita presente. Gesù manda Pietro e Giovanni a preparare perché si doveva immolare la vittima di Pasqua: Dio, in Gesù, ha bisogno di passare attraverso la croce, deve condividere il percorso di noi figli, per redimerci dalla cattiva immagine che abbiamo di lui. Questa Pasqua viene immolata ossia per Dio ha un costo.
Per gli Ebrei la Pasqua è rivivere l'Esodo, l'uscita dalla schiavitù del Faraone verso la libertà. Dio ha impiegato una sola notte a far uscire Israele dall'Egitto. Ha però poi impiegato 40 anni (una generazione, una vita intera) a far uscire l'Egitto dalla mente di Israele. Pasqua è dunque un percorso di liberazione che dura una vita intera. Per noi Pasqua è liberazione dall'ingiustizia (quella che compiamo noi), è passaggio dagli idoli alla conoscenza di Dio (la vera immagine di Dio). Se non teniamo bene a mente il significato rischiamo di celebrare una ricorrenza storica, un rito, magari colorato e impreziosito di luci e di canti, ma essenzialmente vuoto, perché non ne sappiamo il significato.
Tutto nella vita è preparazione. Noi oggi siamo abituati al tutto e subito: dai cibi precotti, agli abiti confezionati, agli appartamenti già arredati. Ma le cose importanti vanno preparate: l'arte non si improvvisa, una relazione umana non è automatica, lo studio costa tempo e fatica. Tutta la vita è una preparazione per imparare a vivere... una gestazione in attesa del dies natalis, dell'incontro con lo Sposo. Oggi si contrappone la preparazione alla spontaneità e naturalità: in realtà occorre molta preparazione per rendere naturale e spontaneo qualcosa di grande e bello. Pensiamo ad es. alle ore di allenamento degli sportivi, dei musicisti, degli attori di teatro. La natura dell'uomo è la cultura non l'istinto e quindi la realizzazione della nostra natura è frutto di conquista paziente.
Dunque anche la Pasqua va preparata. E anche ogni nostra celebrazione della Pasqua va preparata: ecco il motivo per cui esiste la Quaresima. Come detto altre volte noi viviamo in un tempo, che però non controlliamo e fluisce continuamente, e in uno spazio, un luogo, che in parte dipende dalle nostre scelte. Il nostro luogo è essere con Dio perché il nostro luogo è stare dove siamo amati, dove siamo in relazione d'amore con altri. Il nostro luogo è un mondo in cui ci si vuol bene.
Solitamente sono le donne a portare l'acqua. Questo personaggio sembra dunque alludere a qualcosa e la combinazione delle lettere in greco fa pensare al battesimo. Inoltre la parola "brocca" in ebraico ha le stesse consonanti di "Marco", il vangelo più antico che racconta questo fatto (Marco 14,13 [2]). Gesù viene chiamato maestro una ventina di volte nel vangelo di Luca ma solo in quest'unica volta, Gesù chiama maestro se stesso. La parola stanza andrebbe tradotta come luogo del riposo ed è lo stesso termine usato nel vangelo di natale per indicare l'albergo in cui non trovarono alloggio Maria e Giuseppe (Luca 2,7). Il termine "luogo" di solito richiama il Golgota, dove Dio e l'Uomo si incontrano dopo che Dio ha cercato Adamo fin dall'inizio (Genesi 3,9: il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?»). La stanza dove si consumerà l'Ultima Cena rivestirà grande importanza da ora fino al capitolo 12 degli Atti. In quel luogo infatti, si rifugeranno i discepoli dopo la crocifissione, lì avverranno alcune apparizioni del Risorto, lì resteranno dopo l'Ascensione, lì avverrà la Pentecoste e da lì partirà la missione.
Le case più popolari del tempo avevano solo il piano terra e il piano di copertura non era utilizzabile perché non portante. Alcune però avevano un vero piano superiore o terrazzo destinato alla preghiera o alla festa e comunque non alle attività ordinarie. Questo piano superiore, grande, bellissimo (addobbato), distinto dal nostro fare quotidiano, è il luogo dell'incontro con Dio. Ogni uomo, anche il più lontano, ha questa possibilità, occorre solo che si creino le condizioni.
Percepire che il luogo di Dio è il nostro cuore dovrebbe essere il fine di tutta la preghiera, di tutto il culto. Auguriamoci di progredire in questa intimità con Dio che ci permette di essere anche in relazione con noi stessi e con i fratelli. Perché è quel che sentiamo dentro che ci indirizza. Se sentiamo Dio dentro di noi, se sentiamo che lui è Padre e noi siamo figli siamo indirizzati alla felicità. E` quel che Gesù aveva detto alla Samaritana in Giovanni 4,21ss: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre... Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità...». Dio non abiterà più in questo o in quel tempio sacro ma nel cuore dei suoi figli.
[1] Esiste una tradizione iconografica che ritrae insieme Pietro e Paolo i quali rappresentano, nella Chiesa, l'istituzione e la profezia, l'organizzazione ordinata e lo slancio verso le periferie, il timone e la vela.
[2] Marco 14,13: Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo...».