Il tema Avere fede non significa credere che Dio esista o che Gesù sia il figlio di Dio, perché questo anche Satana e i demòni lo sanno (Luca 4,33-34 [1]; Giacomo 2,19 [2]). Credere significa fidarsi di Dio e fare quello che lui fa, che è raccontato nella Scrittura e, in particolare, nel Vangelo. La fede costa: a Gesù Cristo è costata la vita nel suo Venerdì Santo.
1Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora».
Salmo. Di Davide.
2«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!»
Stando ai racconti evangelici questo Salmo, il cui inizio è ben conosciuto, è l'ultima preghiera pronunciata da Gesù come ci ricordano il vangelo che viene letto la domenica delle Palme e nella liturgia del Venerdì Santo (Matteo 27,46 [3] e Marco 15,34 [4]). Il salmo è recitato nell'ora media del venerdì della terza settimana del Salterio e nella liturgia del Venerdì Santo.
Notiamo subito che questo testo, di grande bellezza, parte da una situazione di profonda desolazione e di grande lamento e a un certo punto si rasserena vedendo l'intervento di Dio, che riempie il salmista di speranza e gioia, fino a farlo sentire liberato e a fargli infine percepire che la sua salvezza non è solo sua, individuale, ma è condivisa con tutti i popoli.
Il salmo inizia con un contrasto evidentissimo fra l'affettuosità del pronome mio e l'accusa d'essere stato abbandonato. Davide, cui è attribuito il salmo, rimarca che quel Dio che è a lui così vicino, nel Tempio, nella santa dimora, cioè a 300 metri dalla reggia del re, quel Dio che ha in passato ha salvato i nostri padri, ora non interviene. Il motivo del lamento dunque, più che per un abbandono, è per un inspiegabile tradimento. Si direbbe: Dio è presente ma non fa nulla.
Questo salmo ci insegna innanzitutto che il lamento con Dio è vera preghiera, non un peccato da confessare. Essere figli di Dio significa anche avere sempre almeno Uno col quale ci si può sfogare e lamentare nell'afflizione. Solo con le persone con le quali siamo legati e di cui abbiamo profonda e radicata fiducia noi arriviamo a lamentarci perché sono le uniche nelle quali, tutto sommato, pensiamo di poter contare. Con chi non ci è amico si mormora oppure lo si accusa davanti ad altri, ma davanti a lui non ha senso lamentarsi.
Abramo (ad es. in Genesi 15,2-3 [5]) e Mosè (ad es. in Esodo 5,22-23 [6]) si sono lamentati di Dio con Dio e così Davide. Nessuno di loro ha messo in dubbio che Dio non esistesse: si sono lamentati che Dio non agiva e non interveniva: «se tu squarciassi i cieli e scendessi» (Isaia 63,19).
Molti dettagli di questo salmo ricordano la Passione di Gesù: il luogo della morte (Gerusalemme), il rifiuto del suo popolo che ha considerato Gesù vergogna e scandalo, lo scherno (Matteo 27,40 [7]; Luca 22,64 e 23,35-37 [8]), la sete (E' arido come un coccio il mio palato richiama Giovanni 19,28 [9]), le mani e i piedi forati, le vesti tirate a sorte.
Col versetto 21 il salmo cambia tono fino alla dichiarazione nel versetto 30: io vivrò per lui e alla profezia che parla di noi: lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene, annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: Ecco l'opera del Signore!.
Possiamo osservare che lo svolgersi della vicenda pubblica di Gesù corrisponde a leggere all'indietro i primi 30 versetti. La missione di Gesù inizia infatti proclamando che il regno di Dio è vicino (v. 29, cfr. Marco 1,15 [10]), e manifestandolo saziando gli affamati (v. 27, cfr. Marco 6,42 [11]) e anzi offrendo se stesso come cibo (Giovanni 6,51 [12]). Gesù però non viene accettato e viene condannato. Il salmo, come abbiamo visto prima, registra tutti i particolari che poi saranno presenti nei vangeli della Passione: Gesù viene spogliato delle vesti (v.19), inchiodato in croce (v.17) mentre il popolo sta a guardare (v.18). Fino alle ultime parole di Gesù in croce che sono nel versetto iniziale del Salmo (v.2). Dunque mentre la vicenda del salmista-Davide va dall'angoscia alla salvezza, quella di Gesù percorre la strada contraria passando dalla proclamazione del regno di Dio alla morte in croce abbandonato da tutti, anche da Dio. O almeno così sembra.
La vicenda di Gesù ci insegna che il percorso verso Dio non è "di gloria in gloria" ma passa dalla Croce, ciascuno la sua: per Gesù è stato così. Anzi, dovremmo dubitare quando il nostro cristianesimo o la nostra testimonianza suscitano gli applausi.
L'oscurarsi del cielo sul Golgota (Luca 23,44) è il segno del Dio presente (ricorda infatti la nube dell'Esodo) ma è, per Gesù, il segno del Dio presente e che non agisce, come gli ricordano i sui aguzzini (Matteo 27,40b [13]).
Anche a noi sarà capitato di chiedere a Dio "perché non parli? perché non intervieni? non vedi che così dai ragione a chi mi vuol male?". La risposta, sotto la croce, è data da un pagano: il centurione che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!» (Marco 15,39).
Dio è colui che, avendo tutto, dà tutto. Dio si manifesta come colui che si mette nelle mani di tutti, non colui che tiene tutti nelle sue mani. Questo comprese e manifestò Gesù nella sua Passione e questa è la strada della fede per ciascuno di noi. Occorre abbandonare l'idea che fede e successo terreno siano collegati. Per Gesù non fu così. Per i santi e i martiri non fu e non è così. Se a noi invece sembra sia così è assai probabile che la nostra fede sia sbagliata anzi sia una fede diabolica, una fede in un Dio dittatore che schiaccia tutti col suo potere. Potere e amore non possono stare insieme.
E' una grazia per noi che Gesù abbia gridato così prima di morire. Altrimenti noi tutti, nelle situazioni in cui sentiamo tutto il peso di credere, saremmo tentati di disperare e pensare di essere fuori dalla grazia di Dio.
[1] Luca 4,33-34: Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
[2] Giacomo 2,19: Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!
[3] Matteo 27,46: Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
[4] Marco 15,34: Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
[5] Genesi 15,2-3: Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede».
[6] Esodo 5,22-23: Allora Mosè si rivolse al Signore e disse: «Signore, perché hai maltrattato questo popolo? Perché dunque mi hai inviato? Da quando sono venuto dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha fatto del male a questo popolo, e tu non hai affatto liberato il tuo popolo!».
[7] Matteo 27,40: Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!»
[8] Luca 22,64 e 23,35-37: Gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa' il profeta! Chi è che ti ha colpito?» ... Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
[9] Giovanni 19,28: Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete»
[10] Marco 1,15: e [Gesù] diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
[11] Marco 6,42: Tutti mangiarono a sazietà.
[12] Giovanni 6,51: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
[13] Matteo 27,40b: «salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!».