1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
Il tema Luca non propone una filosofia ma racconta i fatti che ha ricostruito dalle sue ricerche meticolose: una sequenza di eventi che ritiene rivoluzionari per capire perché esistiamo: la storia umana non è un eterno girotondo senza senso.
Osserviamo innanzi tutto la correttezza e l'umiltà di Luca: non si presenta come il portatore di una nuova verità in opposizione a quanti sono venuti prima di lui. Dichiara invece subito che gli avvenimenti che esporrà sono stati trasmessi innanzitutto da chi fu testimone oculare e dunque credibile.
Non sappiamo se Teofilo sia un personaggio reale o simbolico. Il nome significa: "colui che ama Dio" ma può significare anche: "colui che Dio ama". Certamente Teofilo è immagine di tutti noi che sappiamo (o crediamo di sapere) tutto sul Signore, come i discepoli di Emmaus (Luca 24, 13ss), ma dobbiamo ancora renderci conto di come sia vera questa Parola che ci è stata tramandata. Luca, discepolo di Paolo, scrive perché "Teofilo" si renda conto della realtà e cioè che è Dio ad amare lui. Non è la nostra osservanza della Legge a salvarci: la nostra salvezza è prodotta dall'amore gratuito di Dio. Credere di salvare la propria vita con l'osservanza della morale ci conduce o all'intolleranza verso gli altri o allo sconforto quando ci rendiamo conto di non essere come avremmo voluto essere. In entrambi i casi un fallimento. La salvezza è altro.
Luca dichiara che al centro della sua opera sta il racconto degli avvenimenti.
Dunque il vangelo:
non è una filosofia,
non è una interpretazione della realtà,
non è una ideologia sociale o politica,
non presenta una disciplina morale o una legge.
Anche se preti e laici sono continuamente tentati di interpretare il vangelo come una morale illuminata ed eroica questo modo di utilizzarlo costituisce una violenza rispetto al suo effettivo contenuto, una violenza ripetuta purtroppo con naturalezza in tantissime omelie, catechesi e conferenze.
Sono molte le persone che cercano una illuminazione cioè una idea nuova. Nel vangelo invece non vengono enunciate idee: viene consegnata una storia così come è stata ricevuta.
Le idee non sono reali ma un prodotto del pensiero di qualcuno. Invece i fatti, gli avvenimenti, le azioni storiche hanno la qualità di essere reali, consistenti, verificabili: è la differenza che passa fra l'idea dell'alimentazione e l'annuncio che il pranzo è pronto. Possiamo anche non credere a questo annuncio ma quel che è certo è che nessuna teoria sull'alimentazione ci sfamerà mai.
La fede cristiana consiste nel ricordo di un qualcosa che è accaduto e che si ritiene utile anzi necessario per affrontare la vita d'ogni giorno. La fede cristiana è dunque agganciata alla storia e non vuole farci evadere dal vivere ognuno la propria vicenda.
Anche se non ne siamo coscienti normalmente, tutti noi viviamo fondandoci su ciò che ricordiamo e riceviamo dal passato: la vita, la cultura, il cibo, le relazioni... E' sulla base di questa memoria che progettiamo ogni momento il nostro futuro. Solo sull'informazione circa quanto è capitato possiamo basare le nostre decisioni. Chi è senza memoria è smarrito. Noi tutti viviamo delle parole che ascoltiamo, di quello che ci viene raccontato. Purtroppo gran parte di ciò che ascoltiamo ci stordisce e ci illude che tutto funzioni per il meglio salvo poi scoprire, presto o tardi, che non è così.
Luca, scrivendo il vangelo, dichiara che alcuni fatti che si sono verificati tra noi dicono qualcosa di nuovo e cioè che la storia umana non è un eterno girotondo in cui regna la morte, in cui dopo il nostro inverno arriva, però per degli altri, la primavera, in un eterno ricominciare senza fine e, soprattutto, senza un fine. Il cerchio della vita tipico di alcune filosofie, assomiglia tanto a un "cerchio della morte", una trappola per chi vi appartiene. Il fatto nuovo, secondo il vangelo, è che si è rotto il girotondo della morte per mezzo della resurrezione di Cristo, un amore (di Dio) più forte della morte. Il vangelo ci racconta questi fatti per condurci fuori dal cerchio verso la libertà e l'amore fraterno, ciò che è chiamato il Regno di Dio.
Questi avvenimenti sbloccano la storia dal fato, dal destino e dal caso di certa triste scienza per mettere la storia nelle nostre mani, finalmente libere. La morte è stata vinta dalla solidarietà fino alla croce. Il vangelo racconta e dà forma a tutta la vicenda umana, ed è per questo che è interessante: racconta di noi.
Luca parla di avvenimenti che altri hanno già sperimentato come veri. E' molto importante l'aderenza ai fatti altrimenti ricadiamo nell'ideologia di fede, come i discepoli di Emmaus i quali sapevano tutto di Gesù e siccome non corrispondeva alla loro idea di messia erano delusi.
I "molti" che già hanno scritto non sono gli apocrifi che compaiono più tardi e che la Chiesa scartò perché non si riconosceva nel loro spirito. Si tratta probabilmente di Marco, già composto, di Matteo o di un proto-Matteo, di vari altri testi e tradizioni, utilizzate da Luca e in seguito da Giovanni, di una tradizione di detti in comune con Matteo: su oltre 1.100 versetti di Luca ve ne sono 661 di esclusivamente suoi, oltre 300 in comune con Marco, 200 in comune con Matteo.
Sulla base di quanto succede oggi nei paesi dove i cristiani sono perseguitati (sequestro e distruzione di testi, isolamento e uccisione sistematica dei testimoni) possiamo facilmente immaginare che siano molto numerosi i libri (e le immagini oltre a tanti altri reperti) che, tra il I e il IV secolo, sono stati distrutti.
Luca dichiara che il suo racconto è conforme a ciò che è stato consegnato dai testimoni oculari. Il termine "consegna" (come è nel testo greco) indica di più che un passaggio di informazioni di cronaca: indica ciò che per i testimoni era più prezioso. Luca dichiara che la storia narrata gli è stata consegnata dai ministri della Parola, non dunque da qualcuno che si pone come padrone della parola, cioè suo autore o inventore. Il ministro (dal latino minus, di meno) è infatti solo un servitore. Questa è un'altra differenza basilare rispetto ai testi di altre filosofie e religioni. Al posto dei servitori della Parola siamo infatti a volte tentati di cercare dei "guru" ossia persone che dovrebbero svelarci la verità e ai quali noi dovremmo credere. Il vangelo, ossia il racconto dei fatti accaduti, è stato invece consegnato dai servitori della Parola, non da qualcuno che parla con fascino.
In greco la parola "ministri" è resa con un termine che si può tradurre con "rematori": sono quelli che fanno avanzare la barca in cui siamo tutti, diretti verso la terraferma, la nuova terra promessa. Questi "rematori" (come gli schiavi delle antiche galere) sono dunque servi della Parola, quella stessa Parola che è a disposizione di ciascuno di noi, chiamato a soppesarla nel proprio cuore e nella propria intelligenza.
Non cerchiamo dunque maestri che ci diano la verità: l'unico maestro è la Parola, cioè la notizia dei fatti avvenuti, e tocca a noi prenderla in considerazione, criticarla, esaminarla, confrontarla ed infine accoglierla o rifiutarla.
Sulla base di quanto raccontato noi ci potremo rendere conto, ossia decidere con la nostra testa, cosa sia la vita e quale sia il suo fine: il vangelo ci chiede tutt'altro che d'essere creduloni.
Il racconto di Luca è ordinato ed è esposto come un cammino. Troveremo infatti che ogni brano prepara il successivo e non si può saltare senza compromettere il senso generale: è un po' come una scalata: ogni passo è importante e non si può evitare.